«Ignoravano le mie denunce» di Pierangelo Sapegno

«Ignoravano le mie denunce» «Ignoravano le mie denunce» II supertestimone: e ora vivo nel terrore BL DISC JOCKEY LUPO SOLITARIO LAGONEGRO (Potenza) DAL NOSTRO INVIATO Lupo Solitario appare dalla sua Croma grigia, in una stradina deserta dietro la Procura, con una camicia hawaiana bella sgargiante, tutta macchiata di sudore, i pochi capelli ondulati schiacciati dagli occhiali da sole, appoggiati dietro, sulla testa. Lupo Solitario è la Voce dello scandalo, quella che cantava da Radio Basilicata Due raccontando le storie diusura del suo paese, a Sant'Arcangelo, quello che urlava un po' folle: «Perché non mi registrate adesso, perché non andate dal magistrato?». Oggi è il suo giorno. Lui è il supertestimone che stanno aspettando su, al primo piano della Procura. E' sempre lui quello che sta tirando fuori la storia della 'ndrangheta: «Fecero una riunione con un pregiudicato, che offriva denaro per riciclare il riscatto di un sequestro. Andarono su in Aspromonte con una valigia piena». Sono le 5 di sera. La Croma scassata parcheggiata nel vicolo. Lupo solitario si chiama Filippo D'Agostino. Dice una nota d'Ansa: «Il nome del cardinale Giordano entra nell'inchiesta anche per la testimonianza di Filippo D'Agostino che avrebbe riferito di incontri tra Filippo Lemma e 10 stesso cardinale». Cominciamo da qui. E' vere? «Anche. Dice anche quell'Ansa». Vuole sottolineare che non era il solo? «Né io, né Tatalo. Non credo che siamo i soli. Ma io non voglio dire questo, anzi non lo dico proprio. Io adesso devo andare a deporre e di queste cose non parlo». Parliamo dello scandalo, allora. Quando comincia? Quando fa le prime denunce? Quando fa per la prima volta il nome del cardinale? «Qui bisogna chiarire, se no non ci capiamo. Io faccio informazione locale. Ho una piccola radio, che è tutta la mia vita, la mia famiglia, la mia passione. Io racconto notizie, le offro, le vendo, le raccolgo. La notizia è il mio pane, e il mio amore. E denuncio le ingiustizie. L'ho sempre fatto, è il mio lavoro. Anche questa volta ho fatto così, è dal '96 che denunciavo lo scandalo dell'usura nel mio paese». E come lo faceva? «Raccogliendo testimonianze. Non una, non due. Parecchie. Chiaro? E poi raccogliendo materiali, documenti». Quali? «Per esempio, titoli la cui firma si diceva essere falsa. Oppure, passaporti falsi. O ancora, cambiali firmate in un giorno in cui 11 firmatario era in Romania». Lei prendeva, portava tutte queste robe alla radio e le raccontava. E cosa succedeva? «Niente. Per un anno assolutamente niente. Non era una cosa che mi stupisse, sia chiaro». Va bene. Poi? Il cardinale quando c'entra? «Della storia del cardinale non posso parlare. Aspetta, comunque. Io denuncio un giro d'usura, non penso al cardinale, se è finito in questa faccenda non è stato certo voluto da me. Io ho sempre riferito lo scandalo del Banco di Napoli e basta». Però, questa nota dell'Ansa dice che lei è il primo a tirarlo in ballo. E lei ha appena confermato, no? «Ma perché piuttosto non si chiede come ha fatto ad avere quelle carte, l'Ansa? Parla delle registrazioni telefoniche l'Ansa?». No, perché? «Non è che per caso dice che in alcune registrazioni il cardinale diceva anche che bisognava a tutti i costi sistemare la mia radio?». Lei sa che l'ha detto? Ironico: «Nooo. Le pare? E' un sogno che ho fatto stanotte! Di quelle cose fantastiche che ti mettono paura». E perché?, lei ha paura? «Paura? Eh sì, caro mio. E ne ho tanta. E ne ho motivo, perché io sono continuamente minacciato. Ho paura delle istituzioni deviate». E cosa sono le istituzioni deviate? I servizi? «Lo sai bene cosa sono». Un lettore come fa a saperlo, se non lo dice? I politici? «Anche. Tu sai che la politica si serve delle istituzioni deviate per colpire. Io vorrei fosse chiara una cosa. Nessuno di noi all'inizio pensava che arrivasse così in alto questo scandalo. Ebbene, arriverà anche più in alto, vedrete». Da dove viene questa sensazione? «Dall'atteggiamento che alcuni hanno avuto nei miei confronti. E da altro». Minacce dirette? «Dico che sono oggetto di grosse intimidazioni. Anche da istituzioni dello Stato. Hanno cercato in tutti i modi di chiudere la mia radio. Sai quanti controlli ho avuto in 4 mesi? Sei. Sai che sono venuti dopo due giorni che avevo cominciato a parlare di questa storia con un'ordinanza in cui si diceva che io davo fastidio ad apparati della polizia?». Elei? «Io ho chiesto loro di dimostrarmelo. Non sono stati in grado e li ho cacciati fuori. Mi hanno disattivato una frequenza che era in regola per spegnermi. Mi sono rivolto al Tar del Lazio e mi hanno dato ragione. Hanno detto che non si capiva perché l'avessero fatto, che non c'era motivo». E queste minacce sono continuate? «Sì. Tutta la mia famiglia si sente continuamente minacciata. Ho chiesto aiuto. Mi prendono in giro. Eppure ce ne sono di cose strane, in questa storia». Tipo? «Mali, non lo so. Mi ha telefonato uno dell'"Espresso". Mi ha chiesto di Palumbo, l'amministratore delle Opere Pie della Curia di Napoli. Di Palumbo io non so niente. So solo che è stato sentito anche lui dal procuratore, da Russo. E mi hanno raccontato che 20 giorni dopo è andato a Roma, dallo Ior. E una mattina l'hanno trovato morto. Hanno diagnosticato infarto cardiaco». Ma che c'è di strano, scusi? «Niente, lo so. A parte i tempi. Però, io se resto senza radio resto senza vita». Senta, ma lei che idea s'è fatta di questa storia? «Non so che dire. Io non ce l'ho con il cardinale. Sono un cattolico, ho studiato dai salesiani, pensa: non riesco ad addormentarmi senza aver fatto il segno della croce...». Però? «Niente. Avevo anche un buon rapporto con il cardinale. Ho qui una lettera che gli scrissi ncll'89. Gli chiedevo di aiutare il suo paese. Mi ha risposto: farò tutto quello che posso fare». E cosa ha fatto? «Bene. Vuol saperla una cosa? Qui c'è ancora la chiesa del paese che è tutta malridotta, lesionata. Anche il cardinale non ha mai fatto niente per la sua chiesa. E' ancora inagibile adesso. In compenso le tre case, una del cardinale, una di suo fratello e l'altra di suo nipote, sono state ristrutturate con la legge 219 del dopoterremoto. E sa chi era il progettista? Mario Lucio Giordano». C'è un'indagine su questo? «Non lo so, informati. Ho denunciato anche un'altra cosa, io. Mario Lucio Giordano deve pagare un debito di 800 milioni di lire al Comune. E il Comune non ha mai fatto niente per averli quei soldi. Non ne ha bisogno? Ecco, com'è il mio paese». Che maggioranza c'è? «An e un ccd. FI è fuori». Lei è di Forza Italia? «Ero. Me ne sono allontanato a febbraio, quando parlo dell'inchiesta sul cardinale e viene uno a dirmi che devo stare un po' calmino, perché si trattava pur sempre di un cardinale. E la verità non conta mai?». Con l'arcivescovo non ci ha mai parlato? «E perché avrei dovuto? Io sono un povero cristo, io sono un umile, non conto niente. In paese sono un emarginato, la gente abbassa la testa, non mi saluta. Nei bar fanno finta di non sentirmi, se c'è qualche amico o parente del cardinale. Che volete che faccia io? Offro solo notizie, è il mio lavoro. Le urlo, per farmi ascoltare». Pierangelo Sapegno «E' dal '96 che dalla mia radio raccolgo prove sullo scandalo dell'usura» A fianco, il cardinale Michele Giordano. A destra, una fase della perquisizione nella curia di Napoli. In basso, l'Istituto delle Opere di Religione

Persone citate: Di Palumbo, Filippo D'agostino, Filippo Lemma, Lupo Solitario, Mario Lucio Giordano, Michele Giordano, Russo