«Colleghi giudici, partale meno»

«Colleghi giudici, partale meno» «Colleghi giudici, partale meno» Bruti Liberati: il Parlamento è troppo lento LE INTESE POSSIBILI CREDO sia giusto richiamare la necessità di una collaborazione tra magistrati e legislatore. Ma non è un "fattore nuovo". La collaborazione c'è già stata su moltissimi punti; però, le riforme non si sbloccano lo stesso». Edmondo Bruti Liberati, sostituto procuratore generale nel capoluogo lombardo, già leader milanese di Magistratura democratica e ex segretario dell'Anni, concorda con l'editoriale di Edmondo Berselli, pubblicato ieri dalla «Stampa»: «Mi sembra molto opportuna la premessa da cui Berselli parte: il fatto che - al di là delle grandi riforme costituzionali, sulle quali le opinioni sono fortemente divise - è necessario occuparsi con maggiore attenzione delle riforme più piccole ma di incidenza immediata; col risultato che sarebbe più a portata di mano tutelare i diritti dei cittadini e far funzionare meglio la Giustizia». Dottor Liberati, Berselli sostiene che finora pm e giudici si sono distinti nel bocciare le riforme. Come risponde? «La collaborazione dell'Anm è già un dato di fatto su moltissimi punti. Ad esempio, molte delle rifoime organizzative previste (il cosiddetto "pacchetto Flick") hanno avuto l'assenso pieno e il sostegno dei magistrati, compreso il progetto sulle cosiddette "pagelle ai magistrati" che introdurrebbe un più rigoroso controllo sulla professionalità. Il guaio è che le riforme sono rimaste bloccate dalla Bicamerale; e che la ripresa dell'attività legislativa, dopo le sue conclusioni, è lentissima». Anche in merito al caso del cardinale Giordano, sono in molti a chiedere una spersonalizzazione delle azioni giudiziarie. Concorda sul fatto che molte inchieste non dovrebbero avere nome e cognome? «Mi pare molto difficile che una vicenda così clamorosa possa rimanere segreta. Anche perché vi sono esigenze altrettanto importanti di informazione dell'opinione pubblica, che di per sé rappresenta un controllo sull'operato della magistratura... Certo, c'è un punto dove le critiche possono avere un fondamento: l'eccessiva spettacolarizzazione dell'indagine. Ma bisogna fare attenzione a attribuire le responsabilità al solo magistrato. Egli risponde di quello che fa personalmente; ma sul numero di uo- mini impegnati e sull'uso di divise o armi è il comando di polizia giudiziaria delegato che dispone». Nemmeno in questo caso, però, il circuito della spettacolarizzazione è stato evitato. «Data la particolarità della vicenda, maggiore discrezione sarebbe stata opportuna...». Per quanto riguarda indagati o indagatori? «Quando si tratta di persone di rilievo pubblico, il segreto sulla notizia è prossoché impossibile. Ma si può costruire un costume di maggiore attenzione alla presunzione di innocenza. E' dovere dell'informazione dare una certa notizia; aiutando però l'opinione pubblica a distinguere bene tra inizio indagine e affermazione di responsabilità». Che dice sulla sovraesposizione degli inquirenti? «Se me lo chiede in relazione al caso di Napoli, le rispondo che nello specifico, c'è poco da spersonalizzare. Alla procura di Lagonegro c'è un procuratore e un sostituto; due persone in tutto! Tuttavia, sul piano generale, mi sembra sacrosanto ricordare che i magistrati debbono adottare una linea di maggiore riserbo. Il magistrato che si trova al centro dell'attenzione pubblica deve riuscire, con qualche sforzo, a sottrarsi alle domande. Non sempre questo avviene, ma nemmeno possiamo dire che sia sufficiente». In che senso? «In Francia, Van Ruymbeke è stato il magistrato che ha inquisito pri¬ ma i socialisti e poi la destra in merito ai finanziamenti illeciti ai partiti. Non è mai apparsa una fotografia. Ma, nonostante un riserbo al limite dell'eccesso, la vicenda ha tenuto banco sui giornali per tre anni, al di là della volontà effettiva del magistrato. No, non credo all'efficacia di norme rigide, che impediscano la pubblicazione dei nomi; sembra un toccasana, in realtà potrebbe produrre effetti controproducenti». Scusi, ho capito male, oppure lei poco fa ha detto che i magistrati italiani parlano troppo? «Semplicemente, io dico ai miei colleghi: resistete alle suggestioni del mondo dell'informazione. Non è facile, ma occorre farlo. Bisogna osservare rigorosamente il dovere di informare sugli aspetti generali delle indagini; per il resto, credo si debba osservare il più assoluto riserbo. Anche al di là dei limiti di segreto legalmente stabiliti». Però, alcune critiche ai magistrati di Lagonegro sembrano giustificate... O no? «No. Mi sembrano alquanto affrettate. Dalle notizie di stampa sembra di capire che vi era una esigenza di chiarimento su rilevanti movimenti bancari tra l'inquisito principale e suo fratello. Chiarimento doveroso per la pubblica accusa. Anche se questo non deve consentire a nessuno di trarre conclusioni altrettanto affrettate su tali movimenti che, al momento, devono essere esaminati. C'è da augurarsi che vicende che vedono sotto indagine personaggi di grande rilievo pubblico diventino occasione per far capire all'opinione pubblica che da parte dei magistrati ci sono alcuni atti dovuti, ma che questo non significa affatto una anticipata affermazione di colpevolezza». Mario Tortello «Non è vero che l'Anm boicotta le riforme; diciamo sì anche alle pagelle per i magistrati» «Non serve vietare la diffusione dei nomi di indagati e inquirenti Può avere effetti dannosi» Il sostituto procuratore generale di Milano: dobbiamo resistere alle suggestioni dei mass media Accanto Edmondo Bruti Liberati a destra il diessino Cesare Salvi e il leader del Polo Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Francia, Lagonegro, Milano, Napoli