bomba, troppe sigle di Lodovico Poletto

bomba, troppe sigle Dopo i «Lupi grigi» ecco i «Gruppi di iniziativa rivoluzionaria» bomba, troppe sigle Volantino e scritte sulla sede dei comunisti E il palagiustizia è presidiato giorno e notte Prima la sigla «Lupi grigi» per .rivendicare la bomba al presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giuliano Pisapia. ieri un'altra sigla: «Gir», gruppo di iniziativa rivoluzionaria che, con un manifesto affisso davanti alla sede di Rifondazione, plaude ai pacchi bomba spediti in questo mese. Non si tratta di una rivendicazione vera e propria (il manifesto è stato attaccato nella notte tra sabato e domenica, prima, cioè, del ritrovamento della sesta bomba), ma il volantino fa pensare a collegamenti tra i gruppi del dissenso antagonista che operano jh Italia. «Gir», infatti, è sigla già nota a Milano e ha firmato due azioni. La prima a febbraio: due persone fecero irruzione nella sede del pds lanciando fumogeni e abbandonando volantini: «Il pds è il nemico»; la seconda una settimana fa, affiggendo in via Volturno manifesti simili a quelli torinesi. Ma che c'entra il «Gir» con le book-bomb? Leggendo il loro «manifesto programmatico» vien da dire nulla. I «Gir» sono contro quei centri sociali che si sono dissociati dagli ordigni, contro il Ds «responsabile della repressione di qualsiasi forma di opposizione al Governo» e contro Rifondazione: «connivente e partecipe al progetto Ds». Unico riferimento all'inchiesta Laudi e agli arresti di marzo a Torino la frase finale del manifesto: «Libertà per Silvano PeUssero». Intanto le indagini sulla sesta book-bomb, che per un difetto di costruzione non poteva esplodere, vanno avanti. «C'è stato un banale errore in fase di montaggio. Come dire: un refuso commesso da chi stava preparando l'ordigno...», dice il procuratore aggiunto Marcello Maddalena parlando dell'ordigno inviato al direttore sanitario delle Vallette, Remo Urani. Nel plico c'erano tre libri. Tra l'ultimo e il penultimo avrebbero dovuto esserci due linguette metalliche che avrebbero fatto chiudere il circuito e innescato l'esplosione. Ma una delle linguette era stata incollata sul lato sbagliato della copertina. Sfilando il primo libro, quindi, il circuito non si sarebbe chiuso. Un errore voluto? Il magistrato dice di no. Se chi ha costruito la bomba ha sbagliato, non ha però sbagliato la mira chi aveva individuato Remo Urani come uno dei nemici «da colpire». Lo conferma anche Maddalena che dice: «Questa bomba era destinata ad un altro personaggio in qualche modo coinvolto nella vicenda umana e processuale di Edoardo Massari». Ma né lui, né gli organi di polizia, oggi, indicano chiaramente la matrice. E il comandante della Digos, Antonio De Santis, spiega: «Possiamo individuare l'area di provenienza del gruppuscolo che è quella dell'antagonismo politico. Ma essere più precisi non si può». E per «antagonismo» De Santis intende tutto: non solo e non principalmente squatter o anarchici insurrezionalisti. Forse anche ex terroristi, oggi poco meno che cinquantenni, mai completamente dissociati, che per qualche ragione potrebbero essersi dati da fare per strumentalizzare alcuni personaggi e cavalcare la protesta e la vicenda raccontata dall'inchiesta Laudi. L'unica certezza è che i pacchi bomba sono stati ideati e poi realizzati da un gruppo ristretto di persone, quattro o cinque, che hanno certamente agganci e collegamenti con molte città: da Milano a Roma, da Torino a Venezia. E la spedizione dei pacchi avvenuta dalla capitale? Un fatto casuale: il timbro di Roma-Fiumicino corrisponde solo al centro meccanizzato delle Poste romane. I plichi potrebbero essere stati imbucati in qualunque punto della città. Intanto si va avanti con gli accertamenti di routine sull'ordi¬ gno. Campioni di esplosivo sono stati inviati al Cis, il centro di investigazioni scientifiche dei carabinieri, e al gabinetto scientifico della Polizia. I primi responsi entro fine settembre, quando saranno consegnate anche le analisi sull'esplosivo contenuto negli altri book-bomb. Ma intanto il livello di attenzione sugli «obbiettivi sensibili» si è alzato. Più controlli al tribunale, in procura, nelle sedi di Comune, Provincia e Regione. E da qualche settimana davanti al nuovo Palagiustizia, bersagliato dagli squatter durante la manifestazione dei 5 mila, ci sono posti di sorveglianza fissi dell'Arma e della Polizia. Lodovico Poletto A destra, il nuovo palazzo di giustizia presidiato 24 ore su 24 A sinistra, il volantino affisso sulla facciata della sede di Rifondazione comunista e le scritte tracciate dai «Gir»

Persone citate: Antonio De Santis, De Santis, Edoardo Massari, Giuliano Pisapia, Lupi, Marcello Maddalena, Remo Urani

Luoghi citati: Cis, Italia, Milano, Roma, Torino, Venezia