« Ma non chiamatela fobia » di E. Min.
« Ma non chiamatela fobia » « Ma non chiamatela fobia » Lo psichiatra: colpa dei luoghi poco colorati e mal segnalati Quali sono le ragioni più profonde che inducono gli automobilisti torinesi a snobbare i parcheggi sotterranei? Perché, pur di fronte a un certo risparmio, la gente continua a preferire la sosta incustodita a quella interrata? Lo abbiamo chiesto al neuropsichiatra Anselmo Zanalda che ha a lungo studiato l'argomento. A suo parere le motivazioni sono almeno tre. «La prima riguarda il fatto che l'automobile è vissuta come una sorta di corazza dalla quale non è facile spogliarsi in un ambiente che non sia il massimo dell'accoglienza e della affidabilità. Scendere dall'auto è un po' come denudarsi. E' evidente che questa operazione diventa più difficile se effettuata in luoghi ostili. Ma questo accade a Torino come a Roma o a Parigi. Diverso è invece - e siamo alla seconda motivazione - la questione della segnaletica inadeguata. Sotto la Mole sembra che i gestori dei parcheggi abbiano paura di spiegare in modo chiaro e soprattutto visibile agli utenti che la loro struttura sotterranea è sicura, sorvegliata e comoda. Pare temano di diventare comici spiegando, nero su bianco, che se capita qualcosa all'interno del parcheggio la po¬ lizia arriva immediatamente, c'è pure il controllo delle telecamere a circuito chiuso e via dicendo. In tutto il mondo questo servizio viene venduto meglio. E' indubbio: la gente ha paura di ciò che non conosce. E allora perché lesinare in informazioni e cartellonistica che rendano più appetibile una qualsivoglia area sotterranea?». Siamo alla terza ragione: i colori. «Potrà sembrare strano, ma hanno una funzione estremamente rassicurante - sostiene il neuropsichiatra -. Il soffitto deve essere di una tinta diversa rispetto alle pareti, una nuance allegra, calda molto diversa dal bianco e dal grigio che solitamente dominano nei parcheggi torinesi. Le tinte incidono molto sullo stato d'animo». Continua: «Queste sono le tre principali motivazioni, ma non bisogna neppure dimenticare il fatto che scendere sotto terra è una metafora della morte e che molti libri gialli o thriller sono ambientati nei sotterranei dei parcheggi. Questo resta nel nostro subconscio. Ma sono certo che hanno più peso sulla scelta degli automobilisti subalpini le prime tre ragioni». [e. min.]
Persone citate: Anselmo Zanalda, Pare
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