Ma soltanto sulla carità la Chiesa non fa errori di Franco Garelli

Ma soltanto sulla carità la Chiesa non fa errori discussione. Gli italiani e il cattolicesimo: la replica di Vattimo al sociologo Garelli Galileo Galilei: dopo alcuni secoli la Chiesa ha dovuto ammettere di aver sbagliato a condannare le sue teorie L~ E osservazioni di Franco Garelli sul mio articolo di mercoledì 19 agosto {La Stampa 22 agosto scorso), prima ancora che una risposta, meritano un'attenta riflessione. Una riflessione in gran parte concorde: sono convinto anch'io che l'esperienza religiosa non può lasciare da parte i grandi problemi del senso della vita e della morte per risolversi in un'attività caritativa che rischia di ridurre la Chiesa a una «impresa di servizi sociali»; e che la rinascita di sensibilità religiosa a cui assistiamo nella società di oggi rivela proprio una domanda di contenuti «spirituali» nel senso più ampio del termine: vogliamo che la Chiesa ci parli di Dio e della vita eterna, non solo dell'elemosina e dell'assistenza ai bisognosi. Benissimo. Ma proprio prendendo per buono ciò che Garelli dice, e che in molti osserviamo, circa la domanda di spiritualità diffusa nella società, bisognerebbe spiegarsi come mai sono così alte le percentuali di coloro che trovano inaccettabile, sbagliato, comunque inessenziale al punto da non tenerne conto, la predicazione ufficiale della Chiesa circa la morale sessuale, i rapporti famigliari, la stessa nozione della famiglia. Non si potrà certo dire che si tratta di un altro settore del «campione» intervistato dal sondaggio dell'«Espresso» a cui mi riferivo, poiché questo campione era proprio (e Garelli non lo contesta) di cattolici praticanti. Eccoci dunque di fronte a un altro paradosso (come quello da cui muovevano le mie riflessioni: massiccia scelta per l'8 per mille alla Chiesa, e massiccio rifiuto dei suoi precetti in materia Papa Pio IX: in silenzio la Chiesa ha abbandonato la sua dottrina sociale abbracciando il liberalismo e le idee democratiche cità, ricordate?) e da ultimo esposti al rischio mortale dell'Aids vietando l'uso, e anche solo il parlare, del preservativo? Ha ben ragione Garelli, dunque, quando dice che ciò che la gente si aspetta dalla Chiesa sono «parole di vita eterna» e non solo esortazioni alla solidarietà e all'assistenza. Ma tener presente che l'essenziale del messaggio cristiano è la carità e non una certa concezione del sistema solare, della donna, della famiglia, della società, della sessualità aiuterebbe la Chiesa a evitare errori e brutte figure su tutti questi temi. Certo la Chiesa non deve tacere su tutte queste questioni; ma potrebbe e dovrebbe parlarne ascoltando caritatevolmente l'esperienza storica dei fedeli (cioè, di coloro che sono la Chiesa) e non opporvi la rigida adesione a una pretesa «natura» che è sempre soltanto un'immagine storica, preferita magari perché proviene da epoche di particolare rigoglio della Chiesa-istituzione (il Medio Evo, anzitutto). Se si prova ad applicare il (solo essenziale) comandamento della carità a problemi come quelli elencati - famiglia, forme della sessualità, dignità della donna, libertà della scienza - invece che pretendere di regolarli alla luce (si fa per dire) di una pretesa conoscenza delle immutabili essenze naturali, si può forse immaginare che cosa potrebbe essere una Chiesa che non si limiti a riscuotere e distribuire in assistenza l'8 per mille, e annunci invece quelle parole di vita eterna che tanti vorrebbero finalmente sentire. Gianni Vattimo Ma soltanto sulla carità la Chiesa non fa errori di morale privata): stavolta c'è da un lato il diffuso e innegabile bisogno di spiritualità, di «parole di vita eterna», e dall'altro ancora una volta il (meditato, consapevole) rifiuto di quella morale. Non sembra esagerato trarre da questo paradosso la conclusione che coloro che sentono e vivono intensamente l'esigenza di ascoltare parole di vita eterna sono anche inclini, meditatamente, a non accettare la morale sessuale della Chiesa. Mentre invece risulta che si fidano della Chiesa quando si presenta come predicatrice di carità e solidarietà. Vuol dire che isolano arbitrariamente una parte, quella meno impegnativa, del messaggio cristiano? O non significa piuttosto che, anche e soprattutto alla luce del loro bisogno di spiritualità, considerano essenziale il messaggio della ca- Se sulla scienza o sulla morale sessuale si lega a credenze arcaiche e le fa parti essenziali della propria dottrina finisce per allontanare dalla fede coloro che non vogliono rinunciare a ragionare come persone del proprio tempo rità e poco più che una superstizione infantile la morale sessuale su cui la Chiesa tanto insiste? Se questo è il senso della loro scelta, la Chiesa (la gerarchia ecclesiastica) farebbe bene a rifletterci seriamente. Quando diciamo che questa scelta riflette la verità evangelica per la quale l'essenziale è la carità e il resto è il campo della libertà e anche della contingenza storica purché illuminate dalla carità (Sant'Agostino: «Dilige, et quod vis fac»), esprimiamo solo in altra forma ciò che tanti, credenti e no, hanno rimproverato alla Chiesa gerarchica in tutta la sua storia. La condanna di Galileo, recentemente ritrattata, è solo un esempio clamoroso di questo errore: la Chiesa che si lega alle credenze di un'epoca considerandole parti essenziali della propria dottrina, con il risultato di «scandalizzare», allontanando dalla fede, coloro che non vogliono rinunciare a ragionare come persone del proprio tempo. Non verrà un momento in cui, come nel caso di Galileo, e in quello più clamoroso e recente della scomunica del liberalismo e delle idee democratiche (che ora ha abbracciato silenziosamente, ma Pio IX è solo dell'altro ieri), il Papa chiederà scusa alle donne per averle così a lungo escluse dal sacerdozio, agli omosessuali per averli così a lungo stigmatizzati come «peccatori contro lo Spirito Santo» degni dei roghi medioevali, ai divorziati di averli scomunicati, ai giovani e meno giovani che praticano il sesso fuori dal matrimonio di averli terrorizzati (la masturbazione causa la ce¬

Persone citate: Galileo Galilei, Garelli, Gianni Vattimo, Pio Ix, Vattimo