«Una gioventù schiacciata dal pianeta dei vecchi»

«Una gioventù schiacciata dal pianeta dei vecchi» Cinque profili di un disagio, l'economista Brunetta: «Le delusioni li spingono all'apatia» «Una gioventù schiacciata dal pianeta dei vecchi» UN pianeta di teste bianche. Con i giovani implacabilmente espulsi, dal potere, dalla cultura, dai consumi, dalla società. E' l'Italia che Mario Deaglio ha descritto ieri su «La Stampa», quella dei «ragazzi dal futuro negato», pesciolini impazziti che nuotano in un mare avvelenato, poveri lemuri che per farsi sentire si mettono a gridare a squarciagola l'insensato appello all'introvabile «Valeriooo!». Come lo Scarpantibus di «Alto gradimento», ognuno lo immagina secondo un sogno o un incubo, il doppio multiforme di identità cangianti, maltrattate da adulti egoisti. Identità che 5 studiosi e intellettuali interpretano secondo altrettanti modelli di disagio: l'intrappolato, il piagnone, il cristallizzato, il sequestrato, il nascsntc IL GIOVANE I STRAPPO IATO. «Nel mercato del lavoro si entra sempre più tardi, a 25-30 anni e oltre. E finché manca il lavoro, manca la cittadinanza nella sua pienezza: non si ha un ruolo sociale e non si è forza economica, ma solo di consumo, rispetto a un reddito derivato, famigliare», dice Renato Brunetta, economista. «E' facile per chi si trova in questa condizione stufarsi e si capiscono comportamenti di rifiuto che stanno diventando di massa: dei valori, della politica, dell'impegno civile e dello Stato, garante di regole non più appetibili. Molti giovani si sentono prigionieri di una trappola beffarda: a 30 anni sei ancora un giovane e allo stesso tempo le strutture che regolano carriere, concorsi, tirocini, ordini professionali ti considerano già vecchio. Resta la valvola di sfogo della famiglia, che però si rivela una trappola peggiore: ti rifugi da papà e mamma, non sei più incentivato, finisci per banalizzarti culturalmente e psicologicamente e ci si ritrova definitivamente ai margini». IL GIOVANE PIAGNONE. «Vorrebbero che si risolva il loro disagio, ma il disagio appartiene a qualsiasi età. Chiedono aiuto alle mamme, che invece dovrebbero essere eliminate dopo il parto. Ci vogliono più orfani! E chi non lo è si meriterebbe tanti calci in culo», si scatena Olivero Toscani, fotografo e pubblicitario. «Il giovane italiano è imbranato cronico, vittima di genitori che spesso si spezzano la schiena per far vivere i figli come ricchi: è la mentalità corrente, che, invece, dovrebbe essere più spartana e insegnare ad affrontare i problemi da soli. Vivere la vita a 30 anni è già troppo tardi. Per lo meno gli squatters hanno dimostrato di sapersi arrangiare». IL GIOVANE CRISTALLIZZATO. «Il problema delle nuove generazioni sta nell'assenza dell'immaginario. Rinunciano a controllare la realtà senza avere voglia di sostituire questo vuoto con la fantasia. Il loro mondo è come congelato, stanno alla fine stra», osserva Isabella Santacroce, scrittrice ventottenne, autrice di «Luminal». «Il fatto è che il sogno viene sempre punito per un volere d'ordine degli adulti. Così molti de cidono di non fare e quelli che fanno (i giovani li divido in queste due categorie) vengono attaccati fero cernente, perfino chi fa letteratura, come me. Sento la società ostile. I vecchi hanno paura di perdere po tere e reagiscono: è questo il gioco e funziona così». IL GIOVANE SEQUESTRATO. «E' il retag gio cattolico intriso di patriarcato e nepotismo ad aver creato una ge nerazione negativa e disperata», commenta Klaus Davi, studioso di mass media. «E' come se la presenza dei giovani si contraesse ovun que, perfino nella pubblicità: nei messaggi si sta imponendo il ricor so ad anziani e pensionati oppure a marginali, come barboni e transex, e i ragazzi e le ragazze di tv e poster sono sempre più la proiezione surreale di adulti che inorridiscono di fronte alla decadenza fisica. Sono presi dall'archetipo del "kouros" classico e fanno di tutto per impadronirsene, con la forza del consumo, abbandonando alla deriva i giovani veri». IL GIOVANE NASCENTE. «Cominciamo con il dire che le opportunità di consumo e divertimento sono così estese, dal Viagra a Mozart, che i valori perdono di senso. Ma è anche vero che dietro questa perdita c'è il travaglio di un processo unico, che accade ogni 500-1000 anni, e che stiamo vivendo proprio ora: il trapasso da una civiltà a un'altra», aggiunge Sabino Acquaviva, sociologo. «Anche nel V secolo ci si lamentava della fine degli antichi dei, poi ne arrivarono di nuovi. Succederà di nuovo. "Dobbiamo aspettare che i giovani diventino adulti, perché vengono al mondo a braccetto di idee vecchie", diceva Croce e io li vedo a metà del guado: hanno lasciato il passato e non hanno ancora scoperto il domani. Secondo Benjamin, il futuro si vede nella sobrietà del mattino. Ci stiamo agitando in quel mattino». Gabriele Beccaria il caso i RAGAZZI DAL FUTURO NEGATO / il mondo Mi giovani S Fonte: ISTAT QUANTI SONO Da.15 a. 19.anni 3.37^ | Dq.20 q.2.4qnn; 4^ '•■--^ Da 25 a 29 anni 4.632 ÒÒÒ Da 30 a 34 anni 4.711.000 QUANTI LAVORANO c:==^ Da 15 a 24 anni 2.058.000 Da 25 a 34 anni 5.796.000 QUANDO SI SPOSANO Età media al primo matrimonio dei maschi 29,6 Età media al primo matrimonio delle femmine 26/9 QUANDO HANNO UN FIGLIO Num. medio per donna Num. medio per donna prima dei 30 anni Età media dei parto 1,18 0,62 29,8 Toscani: sono vittime del mammismo, che impedisce loro di vivere la vita Acquaviva: mancano di valori perché sperimentano un cambio di civiltà

Persone citate: Acquaviva, Brunetta, Gabriele Beccaria, Isabella Santacroce, Klaus Davi, Mario Deaglio, Mozart, Olivero Toscani, Renato Brunetta, Sabino Acquaviva

Luoghi citati: Italia