«Forse in banca conti di ebrei deportati»

«Forse in banca conti di ebrei deportati» «Forse in banca conti di ebrei deportati» Appello a Prodi: istituisca una commissione ad hoc ROMA. La comunità ebraica di Roma chiede al governo Prodi di contribuire a far luce su due buchi neri nella storia degli ebrei in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale: la sorte dei depositi bancari intestati ai deportati che non tornarono dai campi di sterminio nazisti; la scomparsa degli oltre 7 mila volumi pregiati della biblioteca della comunità capitolina sottratti durante l'occupazione. E' stato Sandro Di Castro, presidente della più antica comunità ebraica della Diaspora europea, a porre la duplice questione intervenendo ieri al programma del Tgl Unomattìna. «All'indomani dell'accordo con le banche svizzere afferma Di Castro - speriamo che giunga anche dall'Italia un segnale di solidarietà morale con le vittime dell'Olocausto. Chiediamo al ministero del Tesoro ed alle banche italiane di istituire una commissione ad hoc per verificare l'esistenza di depositi giacenti intestati ad ebrei scomparsi nei campi di sterminio perché quei soldi vanno restituiti agli scampati o ai loro eredi». Di Castro chiede di «verificare» se fra i 6885 morti nei lager vi siano dei titolari di conti giacenti presso banche italiane e soprattutto romane visto che fu la capitale la città più razziata dai nazifascisti con 1727 deportati. «Non credo si tratterà di grandi cifre perché quella di Roma non era una comunità ricca - osserva Di Castro - ma gli ebrei romani, dopo essere stati per 300 anni rinchiusi nel Ghetto pontificio, non avevano certo l'abitudine di portare i soldi in Svizzera e quindi i piccoli depositi potrebbero essere ancora rintracciabili in città». Il passo ufficiale della comunità ebraica di Roma assume un valore particolare perché dal 1945 ad oggi non è mai stato fatto in Italia un complessivo studio sui beni ebraici distrutti, depredati o razziati durante la guerra. La seconda richiesta degli ebrei romani è indirizzata «alla presiI denza del Consiglio ed al ministero dei Beni Culturali» e riguarda il furto da parte dei nazisti dell'antica biblioteca della comunità di Lungotevere Cenci. «I soldati tedeschi arrivarono - racconta Di Castro - guidati da un docente di lingua e letteratura ebraica che controllò nei particolari l'accurato furto di 7 mila volumi: si tratta di un patrimonio inestimabile con incunaboli, manoscritti e testi preziosi, alcuni risalenti al XIII secolo, copie uniche di trattati cabalistici, esoterici e filosofici, libri di Avicenna, Maimomde e Nahmanide. E sicuramente non sono andati distrutti perché i nazisti erano notoriamente appassionati d'arte e di opere preziose». «Chiediamo aiuto perché questo tesoro di studio e di cultura venga rintracciato - sottolinea Di Castro - come lo fu la biblioteca del Collegio rabbinico, ritrovata dopo la guerra in Germania». Toccherà ora al governo dare le risposte. Fonti informate fanno sapere che «sui depositi bancari la riflessione è in stato avanzato». [m. mo.] La comunità israelitica chiede di far luce sulla sorte dei depositi di 7000 sterminati

Persone citate: Di Castro, Prodi, Sandro Di Castro

Luoghi citati: Germania, Italia, Roma, Svizzera