Agguato nazista a un italiano di Emanuele Novazio

Agguato nazista a un italiano Un operaio di 29 anni nel Brandeburgo: l'hanno ferito al capo durante una festa. Due arresti Agguato nazista a un italiano Nell'ex Germania dell'Est: è grave BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Aggressione xenofoba nel Brandeburgo ai danni di un operano italiano, Luca Vaccher, 29 anni, di Pordenone: un gruppo di giovani, verosimilmente naziskin, lo hanno ferito gravemente alla testa nello scorso fine settimana. Da sabato sera Vaccher è ricoverato in ospedale a Eberwalde, non lontano da Berlino, dove è stato operato: le sue condizioni restano gravi, anche se i medici lo hanno dichiarato fuori pericolo. In seguito all'aggressione, un ragazzo tedesco di diciannove anni è stato fermato e incriminato per tentato omicidio: da tempo il giovane è noto «per i suoi sentimenti ostili nei confronti degli stranieri», un'espressione usata d'abitudine dalle autorità di polizia per indicare xenofobia conclamata. Un diciassettenne è stato fermato, con l'accusa di aver partecipato all'aggressione. In serata il ministro della Giustizia del Brandeburgo, Otto Braeutigam, ha condannato la «brutale e inumana aggressione» contro un cittadino straniero. Vaccher lavora con altri colleghi italiani della ditta «Fabiano Petozzi» all'installazione di piastrelle in una scuola di Prenzlau, in Brandeburgo, nell'ambito di un progetto finanziato dall'Unione Europea. L'aggressione è avvenuta sabato sera durante una festa a Dedelow, un paese poco lontano: il titolare dell'azienda ha raccontato alla polizia di aver visto Vaccher allontanarsi da solo. Non vedendolo tornare, è andato a cercarlo e lo ha trovato ferito al capo e privo di conoscenza. L'imprenditore italiano ha riferito di essere stato minacciato da un gruppo di giovani «vestiti alla maniera dei naziskin», tutti sui vent'anni, mentre cercava di avvertire la pohzia. Non è la prima volta che lavoratori italiani vengono aggrediti e feriti anche gravemente nelle regioni orientali della Germania, la ex Ddr, dove particolarmente diffusa è la violenza xenofoba. Uno degli ultimi e più gravi episodi risale all'ottobre del '96, quando un muratore siciliano di 55 anni, Orazio Gianbianco, residente da una trentina d'anni in Germania, è stato ferito alla testa a colpi di mazza da baseball ed è costretto, da allora, alla sedia a rotelle. Anche quell'aggressione era avvenuta in una piccola località del Brandeburgo, a Trettin: una decina di giovani «con la testa rapata e vestiti alla maniera dei naziskin» aveva circondato tre italiani all'uscita da una discoteca. Se a Giambianco era andata peggio, a mi altro muratore, Giovanni Andreozzi, 50 anni, di Agrignano di Aversa, era stato spezzato il setto nasale. Un terzo, Giuliano De Luca di Torre del Greco, era riuscito invece a mettersi in salvo dopo essere stato colpito da qualche bastonata. Nonostante le perplessità espresse allora dalla polizia, episodi analoghi avevano subito dato credito alla matrice razzista. Poco prima dell'aggressione agli italiani, tre operai inglesi occupati in un altro cantiere erano stati attaccati - nella stessa zona - da una banda di giovani neonazisti. E tre anni fa, tre lavoratori italiani erano stati picchiati e feriti in mia cittadina sassone, Wurzel, a pochi chilometri da Lipsia. Anche in quell'occasione gli italiani stavano tornando a casa dopo una serata trascorsa in discoteca, quando ima decina di giovani li avevano circondati: alle minacce erano seguiti gli spintoni, i calci, i colpi di mazza da baseball, tradizionale arma delle bande neonaziste. Soltanto quando i tre erano a terra sanguinanti, la banda si era allontanata. L'indomani la polizia aveva fermato cinque giovani: nei loro appartamenti c'erano mazze da baseball e materiale di pro¬ paganda neonazista. Sarebbe sbagliato tuttavia parlare dell'apertura di un «fronte italiano», all'interno della criminalità giovanile di estrema destra: è toccato anche a francesi, inglesi, svedesi, americani, tedeschi. Aggressioni come quelle di Dedelow e di Trebbin nascono in un ambiente sociale diffìcile che le ferite dell'unificazione hanno reso più esposto a una violenza diffusa, spesso ansiosa di cercare ima «giustificazione» ideologica nel riferimento al passato tedesco più buio. Emanuele Novazio Una parata neonazista Ancora una volta gli italiani sono nel mirino Minacciato il datore di lavoro mentre avvertiva la polizia Immediata condanna del ministro della Giustizia

Persone citate: Giovanni Andreozzi, Giuliano De Luca, Luca Vaccher, Orazio Gianbianco, Vaccher