Washington tende la mano all'Islam di Franco Pantarelli
Washington tende la mano all'Islam Dopo il raid gli Usa cercano di evitare la rottura. L'Onu non decide sulle accuse sudanesi Washington tende la mano all'Islam Sì alla richiesta di spostare in Olanda il processo perLockerbie NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Si è conclusa con un nulla di fatto la riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Orni richiesta dal Sudan. Il presidente di turno, lo sloveno Danilo Turk, ha detto che «si è concordato che ci vuole più tempo per riflettere». Il Sudan aveva chiesto che venisse creata una commissione di esperti da mandare a Khartoum (suggerendo che ne facesse parte «una persona rispettabile come Jimmy Carter», l'ex Presidente americano) per ispezionare la fabbrica bombardata giovedì dagli americani e accertare se produceva armi chimiche, come sostiene Washington, o soltanto prodotti farmaceutici come sostengono i sudanesi. «Gli Stati Uniti - aveva detto il loro rappresentante hanno il dovere di fronte al loro popolo e alla comunità internazionale di provare le accuse che formulano», ed aveva ottenuto l'appoggio di tutti i Paesi arabi (che invece non hanno preso nessuna iniziativa in «difesa» dell'Afghanistan). In mancanza di Bill Richardson, il «titolare» della rappresentanza americana all'Onu destinato ormai ad altri incarichi, ha parlato il suo vice, Peter Burleigh. «Non vedo a cosa gli ispettori debbano servire», ha detto. «Il governo americano non ha dubbi sulla credibilità delle prove che ha raccolto». Ma questa affermazione un po' singolare (in pratica indicava Washington come l'unica sede in cui stabilire se qualcosa è credibile o no) è stata subito corretta da Martha's Vineyard, l'isola dove Bill Clinton ha ripreso la sua vacanza. «Noi - ha detto il suo portavoce Mike McCurry - abbiamo agito in coerenza con le leggi internazionali e con le leggi americane, ma se riceveremo notizia che si vuole compiere un'indagine formale, la prenderemo certamente in considerazione». Sono state probabilmente quelle parole «distensive» a indurre i membri del Consiglio di Sicurezza a prendere tempo per «riflettere». Alla luce di ciò che ha detto McCurry, infatti, è stato considerato probabile che alla prossima occasione la decisione di inviare gli ispettori potrà essere presa senza obiezioni da parte americana. Oltre tutto, sul Consiglio di Sicurezza ora pende anche un'altra vertenza: quella del Pakistan che ha denunciato gli Stati Uniti di violazione della sua sovranità. Il «giallo» del missile finito giovedì in territorio pachistano, circostanza prima affermata e poi smentita da Islamabad, è stato infatti risolto così: è caduto sul nostro territorio, per fortuna non è esploso ma la violazione della nostra sovranità sussiste. Le parole distensive di McCurry sugli ispettori da mandare in Sudan sembrano avere motivazioni che vanno al di là del problema specifico della fabbrica. Nelle ultime 24 ore si è diffusa la sensazione che gli Stati Uniti vogliano compiere una sorta di recupero di quella diplomazia che l'azione armata di giovedì aveva di fatto messo da parte. Ieri hanno mandato un messaggio al presidente sudanese, Omar Hassan el-Bashir, per riaffermare che la loro azione non è stata rivolta contro il suo Paese ma contro il terrorismo e per chiedere la «collaborazione» delle forze di sicurezza sudanesi. Sempre ieri hanno finalmente accettato che i due libici accusati dell'attentato di Lockerbie, quello in cui esplose un aereo della Pan-Am, vengano processati nella sede «neutra» dell'Aia, e non in Inghilterra o ne¬ gli Stati Uniti, come Washington aveva insistito per anni imponendo anche sanzioni alla Libia. Anche dall'altra parte c'è stato qualche «segnale». I Taleban, ad esempio, hanno detto esplicitamente di avere ammonito Osama bin Laden a smetterla di fare proclami di guerra contro gli Stati Uniti dal loro territorio. «Sono arrabbiato con lui e gliel'ho fatto sapere», ha detto Mullah Mohammed Omar, il capo supremo dell'Afghanistan. Franco Pantarelli Donne a Khartoum con un cartello «Nessuna guerra per Monica»
Persone citate: Bill Clinton, Bill Richardson, Danilo Turk, Jimmy Carter, Mike Mccurry, Mohammed Omar, Mullah, Omar Hassan El-bashir, Osama Bin Laden, Peter Burleigh
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