«La nuova sinistra? Ciampi» di Fabio Martini

«La nuova sinistra? Ciampi» «La nuova sinistra? Ciampi» Garavini: Fausto e Armando figure del passato Qualcuno sussurra che Cossutta le fece pagare la non solidarietà quando scoppiò la storia dei finanziamenti sovietici alla corrente cossuttiana: vero? «Credo proprio che quella vicenda abbia pesato. Il sottoscritto, ma anche Libertini, non riteneva possibile dare un segno di solidarietà per quella vicenda del finanziamento sovie¬ tico. Ricordo che pochi mesi dopo la nascita di Rifondazione, in Urss c'era stato il tentativo di colpo di stato. Ero in vacanza, feci una dichiarazione immediata, ma nessuno obiettò: Rifondazione era stato il primo partito a pronunciarsi contro». In via riservata Cossutta scegble Bertinotti diversi mesi prima di incoronarlo segretario: a lei dissero qualcosa? «No, né Fausto, né Cossutta, né Magri mi dissero mai nulla». Oggi Rifondazione si trova alla vigilia di una scelta difficile, divisa da una polemica violentissima: perché questa impasse? «Oggi Rifondazione vive una curiosa contraddizione, essere dominata da un leader come Cossutta che si è identificato OROMA UEI due, li conosce bene, benissimo: per anni li ha visti da vicino, ne conosce la psicologia, le doti politiche, i tic. Da quando ha lasciato Rifondazione, Sergio Garavini non ha mai polemizzato in modo personale con Armando Cossutta e Fausto Bertinotti ma ora - tre anni e mezzo dopo quell'addio - il fondatore e primo segretario del Prc rivela retroscena inediti e spiega quella che è suo avviso è l'anomalia del partito che sembra avere le chiavi della politica italiana. L'anomalia di essere guidato da leader che «esprimono due culture estremamente minoritarie nella storia della sinistra italiana: quella rimasta fedele fino all'ultimo all'Unione Sovietica e quella del minoritarismo della nuova sinistra». Ma prima che prendesse il suo posto alla guida di Rifondazione, lei e Bertinotti eravate molto amici... «E' vero, Bertinotti è stato molto aiutato dal gruppo dirigente sindacale torinese e anche da me. Quando io lasciai Torino nel 1969, Fausto diventò poco dopo segretario regionale della Cgil grazie all'aiuto di Pugno e Pace. E quando nella segreteria della Cgil nazionale si creò una situazione che rendeva incompatibile la presenza mia assieme a Trentin segretario, Bertinotti è entrato al mio posto. Vero, tra me e lui c'era amicizia personale. Solidarietà politica non sempre». Perché? «Io ho fatto Rifondazione, mentre Fausto si è iscritto da segretario... Ricordo che nell'ultimo periodo del Pei, lui era contrario a Rifondazione e infatti inizialmente aderì al Pds». All'inizio pochissimi credevano al progetto Rifondazione... «Verissimo, nessuno credeva che Rifondazione sarebbe diventata un partito vero... Non credettero nel nostro tentativo Occhetto e D'Alema ma neanche Ingrao». Nelle settimane della scissione persino «il manifesto» vi dedicava striminziti trafiletti... «Vero. Ricordo bene quel che si diceva in quei mesi: sarete l'ennesimo partitino del 2, 3 per cento!». D'Alema disse che con voi venivano quelli che cuocevano le bistecche alle feste dell'Unità... «Sì, D'Alema disse anche questo e fu una cosa molto offensiva per molti compagni». Garavini, il suo defenestramento dalla guida di Rifondazione appare ancora oggi abbastanza misterioso: il partito era reduce da alcuni successi... «Diciamo meglio: da un successo straordinario che non si sarebbe più ripetuto. A metà del 1993 Rifondazione era diventato il primo partito della sinistra a Milano e Torino...». INTERVISTA RIFONDAZIONE AL BIVIO Qui accanto Sergio Garavini A destra Fausto Bertinotti con Armando Cossutta con l'Urss e da un'anima che riecheggia il minoritarismo della nuova sinistra. Il dramma è che queste due culture, sempre largamente minoritarie nella sinistra italiana, riemergono proprio come erano 20 anni fa!». Lei conosce Bertinotti. Cossutta, il gruppo dirigente e la base di Rifondazione: cosa accadrà in autunno? Rifondazione staccherà la spina? «No, la cosa più probabile è che la situazione si trascini con un deterioramento crescente nel rapporto tra maggioranza e Paese e all'interno del Paese. E questa sarebbe la soluzione peggiore per la sinistra italiana». Perché? «Il grande problema della sinistra è che il governo continuerà a fare ordinaria amministrazione fino a quando Ds, Rifondazione e Verdi non susciteranno nel Paese un grande movimento riformatore. Oggi purtroppo non c'è niente che sia paragonabile a una forza con l'insediamento sociale e civile come quello rappresentato dal Pei e in notevole misura anche dal Psi. Non c'è niente di paragonabile alle lotte per i grandi obiettivi politici e sociali del passato». E i democratici di sinistra? Grandi ambizioni, ma inchiodati al 20 per cento.. «E' paradossale che sia Ciampi a porre la questione di un accordo sociale che tenga conto del fatto che, oltre al salario anche il profitto non può essere una variabile indipendente... E' paradossale che in questo Paese siano criteri di razionalità economica alla Ciampi a dettare le posizioni più di sinistra!». Fabio Martini

Luoghi citati: Milano, Torino, Unione Sovietica, Urss