«Serve un'ispezione»

«Serve un'ispezione» «Serve un'ispezione» La destra va alVattacco Pioggia di interrogazioni ROMA. Appproda in Parlamento il caso del cardinale di Napoli inquisito per usura. Il governo, rimasto fino a oggi silenzioso (con l'eccezione del sottosegretario Ayala critico sia verso la giustizia spettacolo, sia verso i «toni alti» usati dal cardinal Giordano) dovrà infatti rispondere alle interrogazioni che cominciano ad arrivare a Flick da parte dell'Udr e di Forza Italia. Clemente Mastella, segretario del partito di Cossiga, in un'interpellanza firmata insieme ai colleghi Cardinale e Manzione, chiama infatti direttamente in causa il ministro di Giustizia chiedendogli «fino a quando intenderà assistere senza prendere i necessari provvedimenti ai continui atti di spettacolarizzazione giudiziaria» e alle violazioni delle norme concordatarie da parte del Procuratore di Lagonegro che ha fatto intercettare i telefoni dell'alto prelato, e chiede «se non ritiene necessario attivare un'ispezione e investire del caso il Csm». Domande simili, con l'aggiunta di una richiesta specifica sulla fuga di notizie che hanno preceduto l'avviso di garanzia, le rivolge al ministro di Giustizia il vicepresidente del Senato Alfredo Biondi di Fi. Mentre la Lega si distingue con un'interrogazione al ministro delle Finanze, per avere notizie sulla posizione fiscale del cardinale e delle «Opere di religione» della diocesi napoletana, «in relazione all'entità della movimentazione miliardaria emersa negli atti giudiziari». L'opposizione, e segnatamente il Polo, approfitta dell'ultima clamorosa vicenda giudiziaria dell'estate per andare all'attacco dei magistrati e del governo e rilanciare l'emergenza giustizia. Ma sul caso del cardinal Giordano registra al suo interno posizioni divergenti. Marco Taradash, Ernesto Caccavaie e l'avvocato Gaetano Pecorella di Fi, per esempio, non ritengono che vi sia stata alcuna violazione del Concordato: «La legge italiana non prevede nessuna particolare condizione di privilegio per i cardinali e la curia di Napoli non gode di extraterritorialità», spiega Pecorella, mentre Taradash ricorda «l'uso spregiudicato delle banche vaticane» nel passato. Da queste posizioni prende però le distanze Enrico La Loggia, capogruppo azzurro al Senato, per il quale la violazione del Concordato è invece «evidente». La Loggia rilancia la proposta del verde Marco Boato di una sessione speciale del Parlamento sulla giustizia. Una richiesta fatta propria anche dal portavoce di Au Adolfo Urso, che considera la vicenda giudiziaria napoletana «emblematica» dello stato della giustizia nel Paese. E Pierferdinando Casini del Ccd ritiene che «ora tocca a D'Alema liberarsi dall'ipoteca giustizialista» e far ripartire il dialogo. Tra i ds l'unico ad intervenire è però l'avvocato e parlamentare napoletano Vittorio Siniscalchi, che difende in sostanza l'operato dei magistrati («E' un'indagine dolorosa ma necessaria, nella speranza che si accerti in breve l'estraneità del cardinal Giordano»), anche se non manca di stigmatizzare «ogni forma di enfatizzazione e di spettacolarizzazione che sia frutto di una regia», aggiunge enigmatico. Di regia, anzi, di mia sorta di complotto o «operazione di regime» aveva parlato l'altro ieri il presidente dell'Udr Buttiglione, ipotizzando una ritorsione nei confronti dei vescovi cattolici che avevano recentemente criticato il governo. Un retroscena che i popolari Lusetti e Bianchi anche ieri bollavano come «eccesso di fantasia». «Almeno nei Paesi comunisti i cardinali rifugiati nelle ambasciate venivano rispettati», insiste il senatore dell'Udr Maurizio Ronconi, criticando i magistrati. «Negli Stati totalitari si è perseguitata la Chiesa perché era contarla a quei regimi. Qui si parla di reati comuni, di usura e la magistratura ha il dovere di indagare», replica Tullio Grimaldi, vicepresidente dei deputati di Prc. [m. g. b.] i Sopra il cardinale Michele Giordano A sinistra il procuratore di Lagonegro Michelangelo Russo che conduce le indagini

Luoghi citati: La Loggia, Lagonegro, Napoli, Roma