Un duello diplomatico sul cardinale
Un duello diplomatico sul cardinale Verso uno scambio di note ufficiali. Fonti italiane sulla perquisizione: «La magistratura non ha sbagliato» Un duello diplomatico sul cardinale La protesta del Vaticano: toccati i rapporti Stato-Chiesa promossi a carico di ecclesiastici». Ovvero: in caso di indagini su un prelato bisogna informare il cardinale e in caso di indagini su un cardinale bisogna informare la medesima Santa Sede. Questa comunicazione non c'è stata. Da qui il rammarico di Navarro Valls. Ma anche l'Italia sta approntando una strategia giuridica, in previsione dello scambio di note. In ambienti diplomatici si fa notare che il richiamo alla «mancata comunicazione» è relativo «alla modalità» della consegna dell'informazione di garanzia «ma non al fatto in sé». Come dire: l'autorità giudiziaria non ha sbagliato ad agire ma avrebbe compiuto un «errore procedurale» nella mancata comunicazione alla Santa Sede. Per andare a comprendere le ragioni della posizione degli esperti italiani bisogna risalire all'estate del 1995 quando, sempre a Napoli, sempre il cardinale Giordano, chiamò in causa il Concordato contro le indagini sulla destinazione delle chiese sconsacrate. Durante L'ex presidente della Consulta Baldassarre: «Non c'è stata violazione» Più cauto Conso «Il Concordato non è mai stato approfondito» quelle indagini le forze dell'ordine interrogarono religiosi ed entrarono in luoghi in maniera che il cardinale giudicò incompatibile con il Concordato. Ma alla nota verbale della Santa Sede, la Farnesina rispose che Inazione del magistrato non può essere controllata dal governo». Con la medesima motivazione oggi fonti informate ribadiscono che gli «atti dei magistrati» non possono essere contestati. La «mancata comunicazione» viene indicata come causa del vulnus giuridico anche da Giuseppe Alberigo, docente di Storia della Chiesa, secondo cui «la comunicazione» alla Santa Sede era «opportuna». L'ipotesi della violazione degli accordi Stato-Chiesa non trova unanimi i giuristi. Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale, nega la violazione perché «Giordano ha risposto con un atto volontario alle richieste dei magistrati». Il giurista Vittorio Grevi nega che «siano previste garanzie o immunità a carico di ministri di culto» e quindi «dalla libertà di comunicazione non si può far discendere il divieto di intercettazione». «Il cardinale - aggiunge Grevi - è un cittadino a cui si applica la legge italiana». Anche Giampiero Milano, docente di diritto canonico, difende i pm: «Tutte le attività collegate all'ufficio di Giordano, compresi i locali della Curia, possono essere perquisiti». Assai più cauto Giovanni Conso, ex presidente della Corte Costituzionale: «Il Concordato è una materia delicata che non è mai stata approfondita fino in fondo»; ad esempio «sull'avviso di garanzia a un cardinale bisogna davvero informare la Santa Sede?». Ma su una cosa Conso non ha dubbi: «Basta con le violazioni del segreto istruttorio». In sintonia l'ex Guardasigilli, Vincenzo Caianiello: «Il Concordato non è stato violato ma bisogna riflettere sull'abuso delle intercettazioni». Maurizio Molinari ROMA. «Il modo in cui è stato trattato un benemerito vescovo e cardinale tocca i problemi del rapporto Chiesa-Stato». Così il portavoce della Santa Sede, Joaquin Navarro Valls, ha testimoniato il disappunto per la vicenda giudiziaria che vede coinvolto il cardinale Michele Giordano. Seguito dal cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, che ha espresso «quella solidarietà che un arcivescovo sente per un suo fratello». Il passo d'Oltretevere è stato interpretato negli ambienti diplomatici italiani come l'annuncio di una nota verbale vaticana considerata «imminente». Santa Sede ed Italia si apprestano ad un confronto sul testo e sull'applicazione dei Patti Lateranensi del 1929, modificati nel 1984. A favore della Santa Sede parla l'articolo 2, comma b, del protocollo addizionale del nuovo Concordato, in forza del quale l'Italia «assicura che l'autorità giudiziaria darà comunicazione all'autorità ecclesiastica competente per territorio dei procedimenti penali
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