Pintacuda: «La Chiesa deve rispettare i giudici»
Pintacuda: «La Chiesa deve rispettare i giudici» Pintacuda: «La Chiesa deve rispettare i giudici» PCITTA' DEL VATICANO ADRE Ennio Pintacuda, gesuita a Palermo, una vita in prima linea contro la mafia. Chiesa e giustizia: come si pone la Chiesa? «Partendo dalle nostre esperienze palermitane e siciliane che hanno anche visto l'implicazione di alcuni sacerdoti in eventi tali da richiedere indagini e anche pronunciamenti della magistratura - nella chiesa siciliana c'è stato un crescendo di rispetto. Pur con la cautela da parte dell'episcopato di non esprimere atteggiamenti di condanna o di discriminazione verso ecclesiastici; questo atteggiamento di rispetto e di attesa ha prevalso». Può farci qualche esempio concreto? «Al Convegno delle chiese di Sicilia che si è tenuto a Zafferana. due o tre anni fa, Caselli fece la sua relazione. E il cardinale Pappalardo gli disse sottovoce: "l'hanno ascoltata come il Vangelo". Quindi, grande rispetto. Forse diversamente da periodi precedenti». A che cosa si riferisce? «Quando ci fu il caso Coppola e il sequestro Cassina, dove anche il gesuita padre Costa e padre Ajello ebbero un ruolo, allora ci fu qualcuno della gerarchia dei gesuiti che venne da me e mi pregò di parlare al sostituto procuratore Aldo Rizzo, che fu poi vice sindaco e deputato. "Intervenga - mi chiesero - presso il giudice Rizzo che sappiamo essere comunista" Questo accadde nel '73-'74. Poi, durante il caso Frittitta, un padre carmelitano arrestato, abbiamo condannato le manette esposte in televisione. Alcuni hanno avuto riserve; però sempre con grande rispetto anche nelle forme. Perché questo è il 66 Sono vicino alla sofferenza del cardinale ma in casi come questi è meglio dire la frase ''Aspettiamo che la giustizia faccia Usuo corso''■■ posto in cui la giustizia ha pagato pesantemente il prezzo del suo impegno, con giudici che sono stati assassinati. E' chiaro che oggi Caselli è anche un grande testimone, rispettato da tutti, anche nel mondo ecclesiastico. Fra l'altro è un cattolico praticante». Non c'è il pericolo che la spettacolarizzazione del caso Giordano danneggi i rapporti fra Chiesa e giudici? «Non dovrebbe, se si ha molto rispetto, e se si è posto nei comportamenti della Chiesa quel senso del servizio, dell'umiltà, del non avere privilegi, ma di compiere un servizio. Dal mio spazio palermitano - di trincea difficile, perché si è stati o si è in pericolo di vita per la mafia, devo dire: in questo momento nel nostro Paese, soprattutto in zone di mafia e camorra, non prendete atteggiamenti che possano essere di condanna previa verso la magistratura. Ci può essere un giudice imprudente, magari eccessivamente zelante, ma ci vuole grande rispetto. Si dica la frase: attendiamo che la giustizia faccia il suo corso. Questo è un fatto religioso pedagogico importante. Lo dico a gran voce, da un luogo dove la giustizia ha avuto i suoi martiri, continui, insieme alla chiesa. Ricordo ad esempio padre Puglisi». Che cosa vorrebbe dire al card. Giordano, in un momento come questo? «Sono vicino al cardinale con grande accoratezza filiale, ma anche la Campania ha bisogno di giudici che lavorino degnamente e siano molto impegnati». Vede il pericolo di una strumentalizzazione antimagistratura di questo episodio? «Io lancio questo grido perché nessuno voglia utilizzare atteggiamenti della Chiesa di condanna dei giudici per farne poi il suo vangelo. In questo momento sarebbe molto pericoloso. Guai se i giudici e le forze dell'ordine allentano la loro guardia. Quindi grande solidari eia umana verso il cardinale Giordano, siamo molto vicini alla sua sofferenza. Ma tutti dobbiamo essere molto rispettosi della giustizia». E se il fratello fosse trovato colpevole? (Aspettiamo le sentenze. Abbiamo avuto procedimenti per gente che poi e stata assolta. Le colpe dei figli non sono quelle dei padri, né quelle dei fratelli devono ricadere sui fratelli. Abbiamo anche avuto sacerdoti con parenti mafiosi. Per esempio Panseca, l'arciprete di Caccamo, il cui fratello era un capomafia. I parenti possono sbagliare, usurpare la buonafede, e si può peccare di eccesso di affetto. Ma non voglio entrare nel merito; tutti soffriamo con il cardinale Giordano, tutti avremmo voluto che questo fatto non accadesse». Marco Tosarti gesuitapadre EnnioPintacuda L'APPELLO DEL GESUITA «Se ci sarà umiltà non ci saranno problemi nei rapporti COn la magistratura»
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