Fantozzi: «Italia ed Euro supereranno la paura» di Luigi Grassia

Fantozzi: «Italia ed Euro supereranno la paura» Fantozzi: «Italia ed Euro supereranno la paura» «Un Paese da "commissariare" come Maastricht ha fatto con noi A Cernomyrdin fiducia e aiuti contro riforme e privatizzazioni» IL MINISTRO DEL COMMERCIO CON L'ESTERO Lm ROMA ™ ITALIA è in grado di assorbire i contraccolpi della crisi economica russa senza troppi danni. Certo quando un partner commerciale come Mosca si trova in ginocchio, non ha l'occhio rivolto a grandi investimenti, e dunque, per un po' di tempo, non potrà essere un buon cliente per le nostre merci. Ma gli effetti saranno limitati. E anche l'esposizione finanziaria italiana in Russia è interiore a quella di altri Paesi». Raggiunto al telefono a Vienna, dove si trova per impegni di lavoro, il ministro del Commercio estero Augusto Fantozzi non teme le turbolenze internazionali. Ministro, in questi giorni c'è persino chi dice che il crollo del rublo ci favorirà perché la bolletta di petrolio e gas russi diventerà meno cara. Le sembra possibile? «No, questo temo sia attendersi troppo. Quel 70% delle nostre importazioni da Mosca che riguarda energia e materie prime è denominato in dollari, quindi la svalutazione del rublo non incide». E invece, per quanto riguarda gli effetti negativi? «Molte delle nostre esportazioni verso la Russia consistono in beni strumentali. In questo settore ci sarà un calo, ma temporaneo, perché alla lunga i russi hanno bisogno delle nostre macchine industriali. Poi c'è una componente importante di beni di consumo, dal mobilio all'abbigliamento. E anche qui prevediamo contraccolpi, ma non grandi, perché il "made in Italy" ha una connotazione commerciale di gamma alta che non teme troppo le crisi. Chi vuol comprare italiano è disposto anche a fare dei piccoli sacrifici». Come ci collochiamo rispetto ai crediti inesigibili? «Mal comune, mezzo gaudio. Anzi è un problema che ci tocca poco rispetto alla Germania o agli Usa. Questo perché negli ultimi anni la Sace (l'organismo che assicura i crediti all'export italiano) è stata super-cauta verso Mosca, e i russi non avevano ancora utilizzato che in piccola parte la recente linea di credito di 420 miliardi». Allora ce ne laviamo le mani? «Assolutamente no. L'Italia deve fare la sua parte per governare la crisi. Non tanto, al momento, prestando altri soldi che non si sa be¬ ne che fine farebbero. Dobbiamo metterci attorno a un tavolo, noi occidentali e i russi, e collaborare con Mosca a una nuova fase di riforme interne, verificare che Cernomyrdin faccia le privatizzazioni eccetera. Se mi consente un para| gone, così coma la convergenza verso i criteri di Maastricht ha I "commissariato" l'Italia spinI gendola a politiche economiI che virtuose, si dovrebbe I "commissariare" la Russia, lo I dico naturalmente col massi- mo rispetto, offrendo contropartite e mostrandoci disponibili». Questo pone il problema dell'affidabilità del nuovo governo russo. Come la valuta? «La caduta di Kirienko è stata uno smacco per Eltsin. Ma giocando in difesa, il presidente ha minimizzato il danno sostituendolo con un personaggio che gli occidentali ben conoscono e di cui hanno fiducia». L'Euro ha tolto all'Italia la possibilità di rispondere alle svalutazioni altrui con la svalutazione competitiva della lira. Come esce la moneta unica da questa prima prova del fuoco: crisi in Russia, Asia...? «Ha retto bene. All'Europa occorre rafforzare la gestione della politica valutaria comune. Già funziona, ma andrà meglio quando avremo realizzato organi di "governance" come la Banca centrale europea». Allarghiamo l'orizzonte al Far East. Che succede se svaluta anche la Cina? «L'Italia non ne sarebbe colpita come gli Usa o la Germania. Comunque non credo che il yuan verrà svalutato. Pechino ha interesse a mantenere gli impegni in tal senso presi con l'Occidente, per dimostrarsi partner affidabile e continuare a attrarre investimenti». E quasta nuova crisi dell'America Latina? E' un fatto Kasseggero o si apre un altro aratro finanziario? «Il Sud America ha già subito i suoi grandi salassi (Argentina, Brasile, Cile) e adesso mi pare che abbia i "fondamentali" dell'economia in ordine. Diverso il caso del Venezuela, che soffre il calo delle rendite petrolifere e ha un cambio sopravvalutato. Ma è un caso particolare. Non credo che i riflessi sull'Italia saranno forti». Però, sommando tante piccole perdite di mercati, l'Italia non finirà per pagare un costo elevato, per esempio in termini di minori introiti fiscali? Sarà necessario tamponare le falle con una Finanziaria più pesante del previsto? «Non credo. Benché il saldo commerciale pesi per un buon 3-4% del pil, il nostro commercio è molto bilanciato, la maggior parte dei mercati resta vivace e possiamo assorbire perdite qua e là. Quanto alla Finanziaria, resterà "leggera"». Luigi Grassia A sinistra il ministro Fantozzi e qui sopra George Soros Fasu«cAc

Persone citate: Augusto Fantozzi, Cernomyrdin, Eltsin, Fantozzi, George Soros, Kirienko