Ma Bonn non molla di Emanuele Novazio
Ma Bonn non molla Ma Bonn non molla «Aiuteremo ancora Mosca se onorerà gli impegni» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Preoccupato per la «serissima, drammatica situazione in Russia» - una crisi che allarma la Germania oltre che per i risvolti economico-finanziari anche per l'instabuità politica che può propagare Helmut Kohl accoglie con favore la nomina di Viktor Cemomyrdin a premier: «Un uomo che rispettiamo e che è in grado di prendere le giuste decisioni». Ma nel partito del Cancelliere c'è anche chi l'esperto di questioni economiche Friedhelm Ost, per esempio - definisce apertamente il cambio al vertice una «roulette russa», e considera Cernomyrdin «corresponsabile dell'attuale crisi». Mentre la Borsa di Francoforte, volatile per tutto il giorno, chiude in leggero recupero su venerdì (più 1,4%, ma dopo una caduta di quasi il 6% lo scorso fine settimana), il mondo politico tedesco non nasconde le sue inquietudini: il cambio al vertice non basterà, da solo, a colmare una crisi che rischia di aggravarsi, si notava ieri sera confidenzialmente a Bonn. Lo stesso Kohl, che ha prudentemente scelto una linea pragmatica, nella lunga telefonata di sabato sera ha ammonito il Presidente russo a rispettare le richieste del Fondo Monetario e a realizzare le riforme indispensabili per affrettare la soluzione della crisi. Nello scambio di opinioni, ha rivelato ieri il portavoce Otto Hauser, Kohl non ha nascosto inoltre il timore che la Duma possa bloccare le riforme. Di certo, la crisi russa è esplosa in un momento particolarmente delicato per Kohl: la Germania è il Paese europeo più esposto con Mosca. Non soltanto le grandi banche private e le imprese: anche lo Stato vanta crediti per decine di miliardi di marchi (la stima più attendibile parla di oltre 77), ed è garante inoltre dell'esposizione delle imprese. Mentre le elezioni si avvicinano, i contribuenti tedeschi si chiedono quanto rischierebbero davvero in caso di una bancarotta russa. L'ipotesi di un crack-è comunque respinta-dai ministri di Kohl, e considerata con scetticismo dalla maggioranza degli osservatori tedeschi: i debiti .jSaraapnxonvertiti in debiti a lunga scadenza e pagati anche se in ritardo, si nota. Secondo il ministro dell'Economia Rexrodt - che come il collega alle Finanze Theo Waigel non teme ripercussioni negative sulla crescita economica - Bonn è disposta a continuare in questa forma di sostegno: a patto che Mosca «onori gli impegni e porti a compimento le riforme per le quali si è impegnata con il Fondo Monetario». Ma proprio dal Fondo si levano accuse a Kohl. In una intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, il vicedirettore Stanley Fischer evoca le responsabilità del Cancelliere nella crisi: per motivi elettorali, denuncia, Kohl non ha sostenuto finanziariamente la Russia in difficoltà, impedendo di fatto l'invio di nuovi aiuti da parte dei Paesi del G7. «Non sono sicuro che il Cancelliere non si sarebbe comportato diversamente, se le elezioni tedesche fossero state in programma dopo due anni e non dopo sei settimane». E «senza i tedeschi nessun altro Paese era pronto a sostenere la Russia». Le conseguenze di tanta prudenza potrebbero essere gravi: «I risvolti negativi della caduta del rublo sono potenzialmente così pesanti che un ulteriore impegno finanziario in favore della Russia sarebbe stato giustificato». Ma Fischer punta il dito anche su George Soros: «Anche questa volta ce l'avremmo fatta; se non ci fosse stato George Soros e la sua richiesta di svalutazione del rublo. Sulla base del nostro pacchetto anticrisi, il Paese era sulla buona strada e perfino la situazione fiscale era migliorata». Emanuele Novazio
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