Roller girl di Giuseppe Culicchia
Roller girl Un racconto a puntate di Giuseppe Culicchia Roller girl DI nuovo Torino, di nuovo agosto. Di nuovo umidità, afa, caldo. Di nuovo la solita estate priva di fantasia: cioè, torrida. Di nuovo il sole, che, come da programma, martella feroce l'asfalto. Di nuovo l'aria che, inevitabilmente, brucia a fondo i polmoni. Irrespirabile. E' venerdì pomeriggio. Come tutti i venerdì pomeriggio, anche oggi Olga attraversa corso Vittorio, a pochi passi da Porta Nuova. Indossa un reggiseno grigio, una minigonna grigia, un paio di pattini in linea. Niente altro. Oddio, in effetti sulla schiena esibisce un minuscolo zainetto, pure grigio, talmente piccolo che a vederlo così potrebbe giusto contenere un pacchetto di Gitanes. Il venerdì Olga non lavora. E' il suo giorno libero. Non si alza fino all'una, prende una doccia, quindi assaggia un po' di frutta, in faccia al televisore. Spento, perché tanto non funziona. Poi si veste, calza i pattini dove vanno calzati, ossia ai piedi, ed esce, approfittando del pomeriggio. Attraversando corso Vittorio, prende i portici in direzione di piazza Carlo Felice. L'edicolante all'angolo, con- sapevole del saettare leggero della sua giovinezza bionda, si beve tutta la superficie quadrata delle sue gambe, commettendo allo stesso tempo un clamoroso errore di calcolo nel dare il resto alla solita signora, cliente abituale, che immediatamente lo insulta accusandolo di ladrocinio e tentata bancarotta fraudolenta, diventando paonazza. La signora ignora. Non si è accorta dell'estatico veleggiare di Olga su quelle sue gambe smisurate. Splendidamente femminili, nonostante i pattini. Incredibilmente poco timide, come si può notare dalle dimensioni della minigonna. Tanto esaltanti quanto esaltante dal contesto soprastante e sottostante. Sensuali. Abbronzate. Da caldane, insomma. Dopo il proprietario dell'edicola, che nel frattempo cerca di ripararsi come può dagli sputi della signora, al passaggio di Olga, del suo reggiseno e delle sue gambe, in piena piazza, si voltano sette passanti: quale che sia la loro professione, sono appena tornati dalle vacanze, durante le quali hanno speso decisamente troppi soldi per non essersi né riposati né divertiti a causa della presenza di mogli e fidanzate, ragion per cui, se non fosse per la canicola, si darebbero volentieri fuoco pur di non rivedere colleghi e luoghi abituali. Olga non presta attenzione ai loro sguardi comunque surriscaldati ai limiti dell'autocombustione e sbuca in via Roma, come una deflagrazione di prorompente fisicità. A quel punto, nonostante si senta particolarmente osservata da quarantotto paia d'occhi, appartenenti ad altrettanti réduci abbronzati dai soli cancerogeni di innumerevoli club e villaggi sparsi per il mondo, lei Irene Amodei (La foto è tratta dal volume «Torino senza fretta» di Piergiuseppe Menietti, Eda Editore) decide di ripetere il numero del venerdì precedente, azzardando uno slalom tra le colonne e i cestini dei rifiuti. Il problema è che, per farlo con una qualche probabilità di successo, deve assumere un assetto di pattinaggio il più possibile aerodinamico. Perciò unisce le mani dietro la schiena, guarda dritto davanti a sé e, innocentemente, si china in avanti. Mentre Olga si lancia a tutta velocità puntando verso piazza CLN, tutti e quarantotto i passanti presenti in quel momento in quel tratto di strada - vuoi per l'ardente calura, vuoi per la rovente arsura - svengono, seccando non poco le rispettive consorti o promesse tali. La pattinatrice completa china il suo percorso, e sprezzante del giallo schizza verso via Teofilo Rossi. Bilancio dell'Aci: otto testacoda e un ciclista dentro le vetrine di Ricordi. Dopodiché, Olga entra nel Centro Commerciale, frattanto riaperto. Di passi inseguitori, stranamente, neppure l'ombra. Giuseppe Culicchia [3. continua] 7
Persone citate: Giuseppe Culicchia, Irene Amodei, Piergiuseppe Menietti
Luoghi citati: Torino
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