SE UNA BAMBINA PARLA CON LA MAMMA NELL'ALDILÀ

SE UNA BAMBINA PARLA CON LA MAMMA NELL'ALDILÀ SE UNA BAMBINA PARLA CON LA MAMMA NELL'ALDILÀ L'infanzia di fronte al dolore e al mistero della morte I occupo criticamente di libri per ragazzi da più di quaranta anni, e non credevo di dovermi più stupire, né pensavo a sensazioni davvero nuove, a reali possibilità di cambiamento. Ma il libro di Beatrice Masini - che ho pubblicato nei «Delfini» Bompiani - mi ha indotto a ripensare, a interrogarmi fino in fondo, nuovamente, in un certo senso anche a ritrovare una specie di inizio. Il libro è composto di un dialogo: una bambina ha perso i genitori durante un bombardamento, nella seconda guerra mondiale, e rivolge dolenti appelli alla sua mamma, dal collegio in cui è stata sistemata. Sono accorate comunicazioni in cui la bambina rivela di non poter credere a quanto è accaduto: no, la mamma è solo assente per un poco, tornerà presto, questa mancanza è già intollerabile così, però si ritroveranno subito, certe cose non accadono, non sono vere. Ci sono piccoli accenni alla quotidianità del collegio, c'è, nello strazio infinito, anche un pun¬ tuale confronto con la minuziosa verità di quanto accade di ovvio, di irrivelante, di banale. Le piccole cronache riferite ad abiti, ad alimenti, a contrasti, fanno ancora di più risaltare l'alta qualità metafisica dei richiami della bambina, che domanda, pretende, invoca, ma pone anche solenni istanze intorno a temi che non si possono eludere. Si può accettare l'infinita ingiustizia di una separazione come quella che qui si delinea? Qualcuno è responsabile per atti come questo? A chi si rivolgono certe domande? Ho scritto, sopra, la parola dialogo: ma non è di una conversazione, certo, che si tratta. Collocata in un Altrove che non si può definire, immersa in una umbratile irrealtà da dove può osservare e ascoltare la sua bambina, la mamma può interloquire, non valendosi di un serrato colloquio, ma facendo pervenire, come carezze lontane, alla voce che chiede, brandelli di risposte. Il nero velame che circonda la mamma ci parla di una possibilità ulteriore, rispetto ai premi e ai castighi a cui alludono le religioni: qui c'è come una tetra dimensione nonsensicale, dove la sofferenza è data soprattutto dall'impossibilità di decifrare, di capire. La bambina procede, di giorno in giorno, nei suoi appelli, un'opera di accorata maturazione. E' spietatamente sincera, è una anticonformista ontologica che sa solo avanzare nel proprio percorso. Fuori, oltre il collegio, c'è la campagna del nonno: qui si può vivere diversamente, confrontandosi con l'autenticità della natura, senza dover subire il senso del fittizio che definisce il collegio. Il quasi-dialogo sembra farsi più pacato: la bambina, nella campagna, nelle relazioni, nelle conoscenze, in tante tracce, ritrova vivissima la memoria della madre, sente benissimo come fu da viva, si colloca in qualche modo in un suo ideale prolungamento, perché si sente come lei, avverte di riprodurre gesti, asprezze, franchezze che richiamano una presenza e dei modi che non sorprendono. Identificata con sapienti, minuscoli accenni, l'Italia dell'immediato dopoguerra è la vera terza protagonista del libro. Brandelli, visioni, vicende ci descrivono un Paese che vuole rivivere, ritrovarsi, rinnovarsi. C'è un alacre sentore complessivo, fatto di una serie di emozioni via via presentate e condivise. Si ha un modo speciale di fare storia, come se si potessero collegare le date, i periodi storici, i mutamenti, soprattutto alla dimensione interiore, non a una esterna fenomenologia fatta con i ritmi di un rigoroso calendario. Le due voci si fanno più pacate, il dolore trova più frequenti occasioni di confrontarsi con un'esistenza dove c'è ancora l'amore, dove ci si ritrova, dove potrà anche nascere una bambina, e spostare verso una cauta dolcezza del vivere uno sguardo che non dimenticherà l'assente amatissima. Mentre sottolineo l'unicità di Se è una bambina, devo compiere un atto di indispensabile onestà: io ho l'età della protagonista che rivolge le parole di accorato richiamo alla sua mamma, io sono rimasto orfano di madre quando ero un poco più piccolo di lei, io con questa figura assente ho cercato un dialogo di questo tipo. Ma a me sembra, tuttavia, che Beatrice Masini abbia vinto una sfida memorabile: sa parlare di morte ai bambini, con una rara competenza tanatologia, ma con un linguaggio die ha come essenza fondamentale un'abbacinante chiarezza, sa entrare nei luoghi del mistero assoluto, però con un lindore filosofico che mi riporta ai primi, Struggenti testi di Piaget. Se è una bambina esce in questi giorni, ma contesta subito le nozioni che si riferiscono alle nascite dei libri: l'ho letto come un piccolo classico, ho dovuto superare una certa soglia, come si fa con i grandi libri. Esce il libro mentre le scuo- le sono chiuse, dico a me stesso che non vedo l'ora di parlarne in una, in più classi. Cercherò di avviare il discorso su certe lmee: la morte e la sua sfuggente capacità di essere sempre protagonista, l'orfanezza e la voglia di resistere, la guerra, il dopoguerra, la ricostruzione. E mi dico, tuttavia, che il libro esce in un periodo molto opportuno: Se è una bambina è un avvenimento, è un testo di quelli che segnano una svolta, è un libro assolutamente nuovo, nato in una letteratura per l'in- fanzia in cui devono ormai valere anche svolte critiche, anche nuove acquisizioni. E allora mi sembra opportuno che certi genitori si ritrovino un libro così nel mezzo dell'estate con più tempo per dialogare, per spremere da esso tutto ciò che ha da dare, e specialmente il suo porsi, con grande coraggio, contro la moda prepotente che alterna, con ritmica fissità, l'ovvio al banale, il ripetitivo al conveniente. Anche il tipo particolare di scrittura con queste due sole voci, con questi insoliti ritmi, con le parole che parlano di morte e di amore così come ne avrebbero potuto parlare due operaie in una antica filanda, mi invita a una riflessione da ex maestro: chissà come deve essere questo libro, letto a due voci, in un recitativo di tipo medioevale, proprio da sacra rappresentazione. Espresso come di getto, e tuttavia calcolatissimo, il libro di Beatrice Masini è una sorpresa: ma ho prossimi i sessanta anni di vita e i quaranta di ininterrotto insegnamento, e ormai ho capito, varie volte, che mentre saresti lì lì per disperare, mentre vorresti finalmente anche dire: me ne sto tranquillo, ha vinto'l'oscuro signore di Mordor;'ebbene proprio con'questi dati'ana1grafici e conseguenti stati d'animo, puoi incontrare questa bambina, con la sua mamma nell'altrove del sogghignante mistero, e la memoria del tuo personale orrore che si mescola con la scrittura, i suoi esiti, quasi con la voglia di ricominciare da principio, perfino adesso, perfino in Italia, in questa Italia. Antonio Faeti Uno straordinario, pìccolo libro di Beatrice Masini, un accorato colloquio d'amore per trovare la capacità di resistere e la volontà dì vivere, quando il destino ti ha reso orfano per sempre SE E* UNA BAMBINA Beatrice Masini Bompiani pp. 140. L. 12.500 LÀ morte lllustrazione Hubert Garnich per «Se è una bambina», edito da Bompiani Uno sdi Beacolloqcapacdì vivti ha lllustrazione i Hubert Garnich per «Se è una bambina», edito da Bompiani

Persone citate: Antonio Faeti, Beatrice Masini, Hubert Garnich

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