MEMENTO RIDERE: POLVERE SAREMO MA INNAMORATA di I. G.

MEMENTO RIDERE: POLVERE SAREMO MA INNAMORATA MEMENTO RIDERE: POLVERE SAREMO MA INNAMORATA FORSE non è solo un caso, se insième al racconto di Beatrice Masini Se è una bambina, qui a fianco raccontato (e vissuto) con entusiasmo da Faeti, è arrivato in libreria quello di Andrea Molesini, Po/vere innamorata (Mondadori, pp. 82, L.4900), anch'esso con al centro il perché della morte. Forse è il segnale che c'è bisogno di parole, di colloquio, quanto più oggi i ragazzi consumano e subiscono una visione della morte schizzata, tra la virtualità del gioco e la violenza della cronaca. Si ritrova in favole come queste più realtà che in tante spettacolari esibizioni splattere pulp, dove l'ironia e la parodia sanno sì esorcizzare ma non si pongono certo il fine di aiutare a comprendere e a superare la prova. Molesini ha la capacità di affrontare con lucidità e leggerezza, senza alcun ricamo melenso, l'inevitabilità della perdita, il dolore del distacco come passaggio alla maturità. Racconta, con felice ricchezza di lessico e figure, il (suo?) mondo magico di un dodicenne in una laguna (sempre veneziana) fervida di profumi e colori, in mezzo a una allegra brigata di adulti che sanno stare all'altezza dei ragazzi senza bamboleggiare: un capitano alla Salgari, un fratacchione alla Gambadilegno che trasporta mucche in mototopa e un altro serenamente matto che parla coi maiali, una aristocratica nonna alla Mary Poppins e soprattutto la zia Marni estrosa pittrice, moglie passeggera di un commerciante fallito per aver inseguito il sogno di importare coccodrilli vivi e farne borsette da signora, single «svitata» solo agli occhi di chi non conosce il gusto del vivere liberi, il più a lungo possibile, magari senza morire mai. E invece è proprio lei ad andarsene (e ad avere ben due funerali). Perché? Perché proprio lei, perché proprio i migliori? «Perché qui ci siamo noi, ragazzo, e soltanto noi». A noi tocca eseguire il suo testamento, il suo memento ridere: «Godetevela più che potete che a tenere buona la Madonna ci penso io». Molesini, nella memoria del'infanzia perduta, e il suo giovane lettore, nella fiducia di una partita tutta da giocare, godono di una consapevole serenità, che nasce dall'accettare il limite e gustare fino in fondo, fin quando c'è, il silenzio della notte, una chiacchiera in compagnia, un libro di sultani e di pirati, un verso di Quevedo, lo sciabordio dell'onda, il passo di un granchio, lo stormire di un tiglio, l'odore elettrico dell'aria dopo un temperale estivo, una nebbia così densa da appoggiarci la bicicletta, un seno bianco come una scodella di latte, due occhi verdi laguna, un sorriso scarlatto. Piaceri minuscoli (senza bisogno che arrivasse a dircelo un Delerm) ma che hanno in sé il senso della vita, un dono immenso anche se destinato a finire. Chi sa scoprirli e comunicarli, quando tornerà polvere, almeno sarà, per chi rimane, «polvere innamorata». [I. g.]

Persone citate: Andrea Molesini, Beatrice Masini, Delerm, Faeti, Molesini, Polvere, Quevedo, Salgari