A NOI ITALIANI CONVIENE PREFERIRE LE PASSIONI GRIGIE di Gianni Vattimo

A NOI ITALIANI CONVIENE PREFERIRE LE PASSIONI GRIGIE A NOI ITALIANI CONVIENE PREFERIRE LE PASSIONI GRIGIE L'identità nazionale, oltre le utopie rosse e nere e na ESSENZA di una cosa, diceva (press'a poco) Benjamin, si manifesta nella sua pienezza nel momento in cui essa sta scomparendo. Sarà anche per questo, per il fatto cioè che ormai gli Stati nazionali, almeno in Europa, si fondono in una unità più vasta, che la questione dell'identità nazionale italiana ha acquistato una così intensa attualità. Tra i libri che, negli ultimi mesi, ne hanno parlato, il migliore e più degno di attenzione è probabilmente quello di un filosofo, Remo Bodei, che delinea il volto spirituale dell'Italia ripercorrendo la storia, non solo quella degli avvenimenti ma anche e soprattutto quella delle idee e dei sentimen¬ ti dominanti, dei decenni successivi alla seconda guerra mondiale. Che l'autore sia uno dei più noti filosofi italiani non è indifferente: questa ricostruzione non è un lavoro «laterale» rispetto al suo mestiere principale. E non solo per lo specifico orientamento del pensiero di Bodei, sempre attivamente partecipe degli eventi politici e sociali nello spirito di una tradizione - quella dello storicismo di un Eugenio Garin - della quale oggi egli è uno degli eredi più rappresentativi. Più in generale, è un tratto comune alla massima parte della filosofia italiana quello che si esprime nell'opera di Bodei. Se c'è infatti un carattere specifico della tradizione del pensiero italiano questo si può riconoscere in ciò che Bodei chiama la sua «costante vocazione civile». Spesso si è rimproverato alla filosofìa italiana la sua scarsa attenzione alle scienze sperimentali, la sua preferenza per l'estetica, la filosofia della storia, o decisamente per la retorica: ebbene, dice Bodei, «rovesciando l'ottica prevalente, occorre sottolineare» che qui si manifesta positivamente «lo sforzo di bonificare aree troppo in fretta abbandonate da parte di una ragione eccessivamente identificata con i modelli delle scienze fisico-matematiche sino al punto di appiattirvisi. Le filosofie italiane sono pertanto più filosofie della "ragione impura", che tiene conto cioè dei condizionamenti del mondo», e che soprattutto parla dei problemi di tutti nella loro concretezza storica e sociale. Ripensare la storia dell'ethos collettivo italiano in stretta connessione con le vicende della filosofia non significa dunque accostare due serie di fenomeni eterogenei, ma comprendere al meglio il senso di quella storia. Risulta così illuminante anzitutto il punto di partenza scelto da Bodei: il destino dell'idea di «Stato etico» che era sta¬ ta al centro del pensiero di Gentile e che aveva ispirato la dottrina e la pratica del fascismo. Stato etico è quello che si concepisce e si attua assumendo senza residui su di sé il carattere del Dio di Sant'Agostino: è più interno a me di quanto lo sia la mia stessa intimità (interior intimo meo): ciò perché la verità dell'uomo non è la sua empirica individualità, ma la sua essenza universale, il «noi» che va preferito in ogni decisione eticamente legittima. Disastri e meriti di Gentile In questa dottrina che Gentile trae dalla sua interpretazione dell'idealismo hegeliano si radica il suo sforzo di superare il liberalismo individualistico, che immagina lo Stato come una potenza «esterna» all'individuo e ai suoi diritti, sia l'impegno del fascismo per «fare gli italiani» come popolo dotato di una salda coscienza nazionale. Tutti sappiamo quanto di ideologico vi fosse in queste posizioni, e i disastri politici che da esse derivarono. Bodei ha il merito di riconoscere anche gli aspetti positivi: sul piano pratico, per esempio, è stato proprio il fascismo, ispirandosi a queste idee, a produrre la prima politicizzazione massiccia di tutti gli strati della società italiana (dai balilla alle massaie rurali alle adunate del sabato fascista) che farà da sostrato alla nuova democrazia repubblicana nata dalla Resistenza. Ma, appunto, il «noi» di cui parlavano Gentile e il fascismo era un'immagine ideologica. Un'entità che non esisteva, e la cui crisi esplicita esplose nella fine del regime e nelle vicende dell'Italia repubblicana. Il «noi diviso» di cui parla il titolo del libro è proprio la pluralità di etiche che, saltato il coperchio della dittatura, si dispiegano e spesso confliggono sulla scena italiana nella seconda metà del secolo. Non si tratta solo di teorie: piuttosto, di ideologie nel senso descrittivo del termine; non cioè di false coscienze, di maschere che si tratterebbe di dissolvere per coglierne la verità, ma di posizioni teoricopratiche che includono anche interessi di classi e gruppi, sentimenti e credenze, desideri e speranze. L'altro grande merito del libro di Bodei, oltre a quello di aver preso le mosse dallo Stato etico, dai suoi limiti e dai suoi significati positivi, è quello di ricostruire con grande finezza interpretativa i complessi legami degli aspetti pratici - economici e politici - con gli sviluppi delle teorie e delle trasformazioni della sensibilità e del costume italiano di questi decenni. Ovviamente, poiché «si tratta di noi» - in misura diversa a seconda dell'età, a seconda del momento in cui abbiamo cominciato a far parte del quadro - all'interesse della lettura si mischiano continuamente domande e, di rado, qualche obiezione. Proprio per il fatto di essere giustamente collegate alle vicende della storia esterna, economico-sociale, le filosofie che vengono citate e discusse risultano talvolta troppo ridotte all'osso, con qualche poco spiegabile assenza: così è indebitamente sottovalutato il peso del pensiero di Pareyson sia nelle origini dell'esistenzialismo italiano, sia nella «scuola di Torino», che appare schematicamente divisa tra il neoilluminismo di Abbagnano e l'antimodernismo radicale di Augusto Del Noce. Ma a parte pochi punti come questo, la ricostruzione di Bodei non offre il fianco a obiezioni sostanziali; dà invece da pensare nel senso che stimola collegamenti, sviluppi, approfondimenti. Molto significative per le ricorrenti discussioni sul significato della distinzione tra «destra» e «sinistra», in filosofia non meno che in politica, risultano le pagine dove Bodei caratterizza le «passioni» che hanno dominato a lungo la scena politica italiana, classificandole in alcune grandi famiglie: passioni rosse, passioni bianche, passioni nere, passioni grigie; queste ultime viste, e in fondo preferite, come quelle che ispirano l'impegno ragionevole e realistico di chi, lontano da utopie di rigenerazione totale, ha continuato a promuovere miglioramenti parziali della società italiana in uno spirito riformistico più che rivoluzionario. Non ci servono superuomini Quanto alle passioni nere, è illuminante ciò che Bodei dice della «antropologia negativa» che sta alla loro base; la convinzione, cioè, che «l'uomo sia un essere sostanzialmente istintuale, che può venir domato e comandato, ma non migliorato e reso responsabile di se stesso». Per domare e comandare l'animale uomo occorrono individui eccezionali, una sorta di superuomini come quelli immaginati da Julius E vola. Magari senza più troppa speranza nei superuomini, resta vero anche oggi che la destra, non solo quella schiettamente fascista, è ancora profondamente permeata di questo pessimismo antropologico che, applicato alla politica, finisce per contribuire potentemente a render vera una tale visione dell'uomo. Benché tra le teorie di cui si descrive la dissoluzione vi sia anche lo storicismo, pure nella sua peculiare forma italiana che mescola originalmente, sulla traccia di Gramsci, eredità dell'idealismo e del marxismo, l'impressione complessiva della lettura del libro di Bodei è il piacere intellettuale procurato da una ricostruzione «razionale» della storia e dell'identità italiana, che smentisce le rappresentazioni correnti articolate semplicisticamente tra melodramma e commedia dell'arte. Non siamo solo cavalleria rusticana e buffoneria cortigiana: una società che riesce (anche soltanto) a rappresentarsi nel quadro delineato da Bodei è una società che legittima ancora molte speranze nel suo futuro. Gianni Vattimo Remo Bodei ricostruisce storia e filosofie del nostro «ethos diviso», una plurcdità di etiche in conflitto tra idealismo storicismo e marxismo IL NOI DIVISO Ethos e idee dell'Italia repubblicana Remo Bodei Einaudi pp. 202 L. 20.000 !

Luoghi citati: Europa, Italia, Torino