Bartoli, sprint col brivido

Bartoli, sprint col brivido A Zurigo il toscano batte Vandenbroucke per soli 2 millimetri: ora la Coppa del Mondo è sua Bartoli, sprint col brivido Una moto attraversa la pista: che paura ZURIGO. Bartali vince il Gran Premio di Svizzera, ipoteca la seconda Coppa del Mondo consecutiva e tuona: «Non è vero che ho chiesto i gradi di capitano nella squadra azzurra, semplicemente sto cercando di dimostrare che me li merito». Rebellin e Tafi, che pure erano con lui nell'attacco che ha deciso la corsa di ieri, sono avvertiti. Bartoli - a colpi di risultati di prestigio punta ad essere l'unica punta della Nazionale che Antonio Fusi sta costruendo in vista del Mondiale. Ma ce n'è anche per Pantani: «Non mi sento il Pantani delle corse in linea, mi sento il Bartoli delle corse in linea!». Diciamo allora che lei è il fuoriclasse delle corse in linea? «Così va meglio». E il sogno di vincere il Giro d'Italia? «Sono un ambizioso e guardo sempre avanti, quindi penso anche alle corse a tappe. Ma tra il Mondiale di ottobre e la prossima maglia rosa scelgo la maglia iridata, perché la sto inseguendo da tanto tempo». Il pisano ha vinto, ma per un pelo. Sull'anello del velodromo svizzero ha resistito al ritorno del belga Vandenbroucke, battuto per soli due millimetri. Bartoli è stato pilotato alla perfezione prima dalla squadra e poi da Bettini, che è ormai il suo uomo di fiducia assoluto. Lo sprint avrebbe potuto concludersi con un drammatico scontro a causa di una motocicletta della polizia, che ha attraversato all'improvviso la pista proprio mentre i battistrada sprintavano a testa bassa. Una frazione di secondo in più e non ci sarebbe stato scampo. Ma già poco dopo la partenza c'era stato un grave incidente tra due automezzi della Mercatone Uno e della Ros Mery. Renzo Dionisi, meccanico della squadra di Chiappucci, ha avuto la peggio, riportando fratture multiple al volto. Dopo un intervento chirurgico, è tuttora ricoverato all'ospedale di Basilea, mentre i due veicoli sono completamente bruciati. La vittoria di ieri ha portato Bartoli a soli cinque punti dalla certezza matematica di successo nella classifica di Coppa del Mondo. Considerando che l'olandese Van Bon, per superarlo, dovrebbe vincere sia la Parigi-Tours che il Giro di Lombardia, e Bartoli restare a secco, si può dire che la Coppa del Mondo resterà ancora in Italia. I nostri ciclisti hanno monopolizzato la corsa elvetica: sei su otto nel gruppetto di testa, compresi Commesso, ottimo terzo, la sorpresa Gentili e Dario Frigo, rientrato a tre chilometri dall'arrivo in compagnia di Vandenbroucke. Inesistente il temutissimo Ullrich, che ora penserà al campionato mondiale a cronometro di ottobre, mentre continua ad andar forte l'americano Julich, brillante sugli strappi del finale di corsa. Bartoli non gli ha però dato tregua. In appena due settimane la sua forma fisica è rapidamente cresciuta, arrivando al livello di quella dei corridori appena usciti dal Tour. «Nei primi chilometri avevo dolori muscolari, poi mi sono sciolto. Da qui al Mondiale correrò per vincere solo nelle gare importanti. A Zurigo ero stato battuto due anni fa da Ferrigato, non volevo fallire un'altra volta per pochi centimetri». Nicola Casanova Vandenbroucke (a sinistra) subito dopo il traguardo ha alzato un braccio in segno di vittoria, ma la giuria ha dato ragione a Bartoli (foto api Fabiana sul podio con la Pucinskaite: sul suo volto la delusione per il 2° posto [apj

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