I corpi mortificati della «body art» di Marco Vallora

I corpi mortificati della «body art» I corpi mortificati della «body art» A VIENNA decidere la fortuna di questa mostra, «Out of actions», coerentemente itinerante, perpetuain viaggio, è il colpo perché si tratta di mente d'occhio: opere che non smettono di fermentare, di uscire dal proprio guscio. Opere non noiose, opere-scherzo, che protestano, che polemizzano, che insozzano di ironia e di scherno le tradizionali opere contigue e sussiegose. Opere (se possono ancora chiamarsi così) aperte e «rotte», a qualsiasi evenienza e che nessuno riuscirà a irreggimentare, a chiudere nella scatola mortificante dell'Istituzione Museo (perché il museo, si sa, è catalogazione, imbalsamazione, obitorio). Qui, invece, basta entrare negli spazi grandiosi del KunstHaus di Vienna, che pure ne hanno già viste molte, di provocazioni, e ancor più tra le pareti attutite del Museo di Arti Applicate, assuefatte a performances più giudiziose e discrete di mobili e design, per venire travolti da rumori, da schiaffi negli occhi, da mostri meccanici che si rivoltolano come insetti voluminosi dell'estetica contemporanea. Pianoforti (magari anche toccati dal guizzo divino dell'immaginazione percussiva di John Cage) e ora sventrati, che piangono all'esterno le loro trippe di tasti, corde mute, frattaglie vegetali. Grandiosi corpi-màrtiri di ar¬ tisti-show nemmeno più tanto men, torturati da lamette, cosparsi di sangui e intestini animali, trafitti di frecce o sospesi ferocemente ai loro spugnosi capezzoli, in violente acrobazie di ami e tiranti: cruenti mobiles di un Calder estremo. Artisti che sono capaci di rimanere appesi su una scala a pioli, come degli stiliti moderni, un'intiera giornata nell'indifferenza idrocarburica del traffico metropolitano, mentre il film fa il suo dovere. Sacrificati Simon nel deserto in un universo distratto, che può fare a meno anche del loro grido post-espressionistico, tolto alla tela e ficcato dentro il loro corpo sado-protagonista. «Out of actions» è una locuzione gergale che ci parla di movimentismo, di immaginazione perennemente messa in scena, di provocazione permanente e di Aktionismus, il corpo portato dentro l'arte a rompere tradizioni, convenzioni e soprattutto i supporti più abituali: via la tela, via il ridicolo pennello del pittore della domenica, via soprattutto l'illusione borghese di poter far bello il mondo con un colpo di colore. Come si vede nell'immagine-logo della mostra, una donna trascinata su un telone schizzato di molti bleu, il seno intinto nell'inchiostro del caso, che scrive nel bianco stupefatto della tela infinita una sua storia assolutamente aleatoria. Mentre sullo sfondo un seriosissimo «Panoramic Sea Happening» di Tadeusz Kantor ( 1967) fotografato da E. Konakowski presentato alla mostra «Out of actions» di Vienna che ripropone in due musei un ricchissimo campionario dell'arte concettuale, della body art e delle performances trasgressive violoncellista, che sembra venire da un'altra epoca ed assomiglia a Thomas Mann, esegue seriosamente come un bambino tragico, il suo brano programmaticamente avulso. Importantissima mostra, che documenta questo bisogno storico di uscire dalla cittadella della pittura-pittura, verso le regioni libere dell'installazione, della Body Art, dell'Arte Concettuale. A partire dai primi passi (in senso proprio letterale) dell'action painting di Pollock, che camminava dentro le sue tele distese orizzontalmente, gocciolando disperazione macchiata; le prime opere pop di Rauschenberg, che si gonfiavano di pezzi e frammenti concreti, come donne incinte di risentimento e di ironia. E poi i primi esercizi provocatori di Alien Koprow, che nell'America assatanata dal dio-Denaro, portava nelle sale d'esposizione l'esasperazione di oggetti poveri e spazzatura del quotidiano, assurta improvvisamente a statuto d'arte. Con anche, nella mostra, quel senso di patetico, di un po' polveroso e vecchiotto, che assale subito questi esperimenti di rottura, ormai inguaribilmente démodés, deperibili: come la forfora raccolta in un cassetto della nonna o il librino della Prima Comunione. Esperimenti storici di assoluto interesse sociologico ma anche dannatamente datati: che servono a farci capire, una volta per tutte, che non si può vivere all'infinito di corpi esposti nudi, di seggiole immerse nel mare, di «trovate» dada, che ormai non sono più trovate. E nemmeno più scandalosi objets trouvés. Sono soltanto merci deperite, scadute. Con lo scandalo non si può perseverare. Marco Vallora Out of actions Vienna, KunstHaus e Mak Sino al 12 settembre Tutti i giorni, tranne lunedì Orario dalle 10 alle 17 Poi a Barcellona e a Tokyo Vienna, giochi di provocazione permanente

Persone citate: Alien, Calder, John Cage, Pollock, Rauschenberg, Tadeusz Kantor, Thomas Mann

Luoghi citati: America, Barcellona, Tokyo, Vienna