Jung, le anime a confronto

Jung, le anime a confronto discussione. Firenze, analisti da tutto il mondo per il congresso junghiano. Tema: distruzione e creazione Jung, le anime a confronto Filosofia, sperimentalismo e tentazioni new Yrl FIRENZE I / ENGONO sempre dati 1/ per morti, gli psicoanaliI sti, e invece si danno un ' I gran da fare. In giugno si sono riuniti a Roma i freudiani, mostrandosi belli giovanili con l'orecchio teso all'esterno, non più asserragliati in una corporazione piena di sussiego. Da ieri, e fino a venerdì, tocca agli junghiani, nel Palazzo dei Congressi a Firenze: un gran raduno triennale per i 2300 analisti di fede junghiana sparsi nel mondo. Ne sono venuti un bel po', forse ottocento. Dotte relazioni si alterneranno a gioie per l'occhio e per la gola in raid turistici e banchetti, come l'ultimo, alla Certosa del Galluzzo, con James Hillman, l'estroso creatore della psicologia degli archetipi. Sarà tutto un discutere, perché anche gli junghiani subiscono le spinte che vengono dalla società e riesaminano e rivoltano numerosi concetti elaborati dal loro fondatore. E' stato del resto lo stesso Jung a teorizzare la complessità, la pluralità delle esperienze e delle interpretazioni. II tema è tosto: «Distruzione e creazione. Trasformazioni personali e culturali». Ampio e generico, sembra fatto apposta per dare spazio alle voci e agli argomenti più vari; ma anche legato allo Jung più noto e tradizionale, alla sua visione dell'uomo che cambia incessantemente in rapporto all'inconscio collettivo e agli archetipi, cioè le immagini originarie, le idee generali, gli impulsi istintuali che ci vengono dal passato. Aspetti che in molti oggi tendono ad allontanare, a maneggiare con sospetto, considerandoli poco scientifici, misticheggianti. Verranno in tal modo allo scoperto le due anime principali dello junghismo odierno: una più speculativa, filosofica, l'altra più critica e sperimentale, più dedita all'agire clinico. Nel tema l'accento è posto sulla distruzione, primo termine del binomio. La creazione è quasi sullo sfondo. C'è una distruzione, un male, che viene dall'esterno, e sono i lutti, le separazioni, gli incidenti, e c'è una distruzione che coviamo noi, che ci cresce addosso, ci frantuma e ci blocca: sono i pesi del passato, le sconfitte, le ansie e le paure. Siamo noi a essere distrutti, ad affondare nelle sabbie mobili della psiche. Il vicepresidente dell'Associazione internazione di psicologia analitica, Luigi Zoja, responsabile del comitato scientifico per il congresso, fa un esempio illuminante. La distruzione come momento dinamico e strutturale, non soltanto negativo. Zoja prende spunto dal Rinascimento, dalla Firenze che ospita gli analisti: Michelangelo era versato in tutte le arti, ma l'arte più sublime era per lui la scultura, perché, come scrisse allo storico Benedetto Varchi, essa è l'arte dello scartare, del togliere, del far affiorare una forma dal buio, dalla pesantezza della materia. Nella pittura l'artista nalista? Uno degli infiniti specialisti della medicina che lotta contro sintomi specifici, oppure qualcuno che accompagna il pazienti anche in una ricerca di senso che investa l'intera condizione dell'uomo contemporaneo?». Per un medico come Concetto Gullotta, presidente di una delle due associazioni junghiane di casa nostra, l'Aipa, l'archetipo è invece e semplicemente «un'amplificazione» dei nuclei psichici individuali, un racconto, uno strumento ermeneutico. L'archetipo rintracciabile nei miti e nei sogni - la Grande Madre, il Vecchio, il Bambino, e così via - è una risonanza storica, antropologica, mi vasto orizzonte che può aiutare il paziente a sentire dietro di sé il conforto della storia e a delineare un progetto per la sua vita. «Gli archetipi variano nel tempo e nelle persone dice Gullotta -. Il mito non è qualcosa che si riproduce automaticamente perché è successo una volta per tutte. Che paradosso: le idee di Jung nascono ai primi del secolo nel famoso ospedale psichiatrico Burghòlzli di Zurigo. Jung indagava sulla schizofrenia. La psicoanalisi freudiana nasce invece nei salotti viennesi. Ebbene, siamo finiti che certi junghiani poco rigorosi flirtano con la new age e l'astrologia, e i freudiani passano per i soli ad essere scientifici. Naturalmente non è così. Difendo la scientificità di Jung e dello junghismo». Claudio Altarocca mette, aggiunge, nella scultura leva. E trova. «L'artista trova l'archetipo - dice Zoja -. Un processo che implica la cultura neoplatonica dell'epoca. Quando Michelangelo estrae uno dei suoi "Prigioni" dal blocco di marmo, è l'uomo che si libera non solo dalle catene ma dai pregiudizi, dalle scorie, dalla materia inerte». Distruggo dunque sono, creo. «Ma la creazio- Michelangelo Buonarroti: per lo psicanalista Luigi Zoja, la sua tecnica creativa nella scultura («l'artista che trova l'archetipo») può essere d'esempio all'uomo di oggi ne non la creiamo noi. Noi dobbiamo scoprire l'archetipo che soggiace nell'inconscio». L'archetipo è là, preesiste, come l'Idea in Platone, origine e fine. «Certo, c'è qui il rischio di cadere nella metafisica, nel misticismo - ammette Zoja -. Ma se non lo corriamo noi analisti, chi lo corre? La psicologia vera è metapsicologia. La definisce così già Freud. E chi è l'a¬ ew a i, e e «un'ami psichici nto, uno co. L'arnei miti e Madre, il osì via - è antropoonte che a sentire della stoogetto per ipi variapersone to non è uce auto successo Che paraascono ai l famoso Burghòlzli ava sulla icoanalisi e nei sa siamo fii poco rinew age e ani passacientifici. osì. Difenng e dello tarocca L'idGiovama poUANI fi jungI I men1 » con y 1500»V raggsono 600. Esue identiksvelta. Due ti. Innanzi tupre più giovZoja - «la leobbliga a ricin medicinapuntano subne. Una volda altri percculturali, e diversi e stche nel tempdizione cultuna visionepiù risolutivStudiano megno di allargche e antro Sopra Sigmund Freud: oggi la rivalità tra i seguaci delle sue teorie e gli junghiani è diventata meno forte

Luoghi citati: Firenze, Roma, Zurigo