Creatina, l'alibi per un'altra crociata

Creatina, l'alibi per un'altra crociata Giusto combattere il doping, ma la sostanza è lecita e nessuno ha mai nascosto di usarla Creatina, l'alibi per un'altra crociata e ne avesse ammesso l'impiego, senza reticenze. «Ecco perché la Juve corre più forte ed emerge sempre nei finali. Dalla Svezia l'elisir della Signora. Il propulsore chimico si chiama "creatina" ed è costato venti milioni». Sono l'occhiello, il titolo e il catenaccio che introducono un dettagliato articolo che, firmato da Giorgio Reineri, apparve sul Giorno del 6 aprile 1995. Tre anni fa. Non ieri. Quando la notizia venne divulgata, nessuno gridò allo scandalo: forse perché la Juve, quella Juve, non vinceva lo scudetto dal 1986. Nessuno. Neppure di fronte alla domanda che, a corredo del servizio, Reineri poneva al professor Francesco Conconi: (la creatina) può essere considerata doping? «No, per adesso. E, tuttavia, qualcuno po¬ trebbe un giorno sostenere che si tratta di manipolazione alimentare: dunque, da interdire». Quel giorno sembra proprio essere arrivato. Il 7 aprile, Paolo Pagani del Giorno raccoglieva la testimonianza del medico juventino, Riccardo Agricola: «Sì, la prendiamo. E' uno dei vari prodotti che diamo, insieme con altri preparati, per favorire la preparazione biologica dell'atleta. E' perfettamente legale, ed innocua nella breve e nella lunga distanza... Ed è somministrata secondo tempi, modalità, posologie che lo staff juventino ha messo a punto... Permettetemi di mantenere, su ciò, un minimo di riserbo». Riserbo che, sedicente o no, nessun giornalista, nessuna procura, nessuno scienziato ha inteso violare sino al botto di Zeman. Al contra¬ rio, bastò il primo scudetto dell'era umbertina per far scrivere che, anche sul piano della preparazione, la nuova Juventus aveva staccato tutti. Sommessa domanda: sul piano etico, che cos'è cambiato da allora? Questa primavera, in compenso, è uscito un libro-intervista di Massimo Lodi e Giampiero Ventrone, «Sul campo con la Juve: la preparazione atletica di una grande squadra», prefazione di Gianluca Vialli, introduzione di Enrico Arcelli, Sperling & Kupfer editori. A pagina 113 e 114, il dottor Agricola parla apertamente della famigerata creatina («procurò certamente benefici, ma non in misura decisiva per le sorti della squadra») e ne illustra il dosaggio. Un'appendice viene poi dedicata all'elettrostimolazione, metodo inviso ai pasdaran della purezza. Ventrone la descrive così: «Permette di far lavorare il muscolo quando non è possibile effettuare il lavoro naturale. Non si può però effettuare stimolazione elettrica in maniera casuale. In ogni situazione ci deve essere un programma specifico con parametri differenti per ciascuna esigenza». Tutto alla luce del sole. Ma, evidentemente, non per tutti. Non sarà facile battere il doping e i suoi viscidi sacerdoti a colpi di tre anni di silenzi distratti e sfoghi generalizzati, su sostanze per giunta lecite. Più che l'uscita di Zeman, a noi spaventa l'entrata di Samaranch, che invita a sfoltire la lista dei farmaci proibiti. Questa sì, un'aberrazione. Roberto Beccanti™ E, giusto combattere il doping. E' sacrosanto punire chi bara e invitare la Juventus a sbarazzarsi di consulenti non proprio adamantini, a cominciare dall'ineffabile mister Kraaijenhof. Ma sarebbe anche corretto non fare confusione: o, peggio ancora, fingere di non ricordare. Dicono che Zeman abbia scoperchiato il pentolone del calcio in farmacia, denunciandone i discutibili usi e i cinici abusi. Sarà. Se il simbolo della sua crociata è la creatina, sostanza assolutamente lecita, basta sfogliare la raccolta dei giornali o andare in libreria per rendersi conto di come la società bianconera, ben prima che i muscoli di Del Piero e Vialli suscitassero la morbosa curiosità dell'allenatore romanista, fosse stata monitorata dall'esterno

Luoghi citati: Svezia