Gli angolani respingono i ribelli di E. St.

Gli angolani respingono i ribelli Guerra nel Congo Gli angolani respingono i ribelli KINSHASA. L'intervento militare dell'Angola in Congo ha fatto subito pendere la bilancia in favore del presidente Laurent Desiré Kabila. Le truppe angolane, attraversato il confine sabato, hanno impegnato i ribelli tutsi banyamulenge nell'estremo lembo occidentale del Paese, lungo il corridoio che rappresenta l'unico sbocco a mare del Congo, e ieri mattina hanno conquistato l'importante base aerea di Kitona, vitale cordone ombelicale per i banyamulenge. I ribelli avevano infatti trasportato un contingente di truppe da Goma, loro roccaforte nell'Est del Paese, fino a Kitona, e da lì erano partiti per il balzo che sabato li aveva condotti alla periferia di Kinshasa. Ora invece i banyamulenge rischiano di rimanere intrappolati tra due fuochi: gli angolani sulla costa e le truppe di Kabila a Kinshasa. Uno dei leader ribelli, l'ex ministro degli Esteri di Kabila Bizima Karaha, ha ammesso la perdita di Kitona: «La nostra è stata solo una ritirata strategica. L'offensiva contro Kinshasa continua», ha detto, annunciando la conquista di Kisangani, terza città del Paeso situata nel Nord-Est. In realtà la situazione dei banyamulenge appare critica. Secondo fonti a Kinshasa infatti, angolani e regolari congolesi si sarebbero impossessati anche di Boma e Banana, città alla foce del fiume Congo vicine a Kitona, ed avrebbero iniziato ad investire Matadi, strategico porto fluviale a 250 chilometri da Kinshasa. «I ribelli sono allo sbando», ha detto una fonte. Un portavoce dei ribelli ha detto che ora le loro forze cercheranno di prendere l'aeroporto di Ndjili, presso Kinshasa, per poter mantenere il ponte aereo tra Goma ed il contingente che da Ovest puntava alla capitale. Ma all'aeroporto di Kinshasa sono arrivati dei cacciabombardieri angolani. Forse proprio per la mutata situazione sul campo, al vertice della Comunità dell'Africa Australe convocato a Pretoria dal presidente sudafricano Nelson Mandela, si sono presentati solo 11 leader su 14. Mancavano Kabila e i due Presidenti che lo appoggiano militarmente: Eduardo Dos Santos (Angola) e Robert Mugabe (Zimbabwe). Kabila ha inviato il proprio ministro della Giustizia, Mwenge Kongolo, che si è rifiutato di incontrare i leader di Uganda (Yoweri Museveni) e Ruanda (Pasteur Bizimungo), che sostengono i ribelli banyamulenge. «Ci deve essere un cessate il fuoco, uno stop cui far seguire negoziati politici» ha detto Mandela dopo la riunione in cui aveva presentato un piano in dieci punti che prevede un immediato cessate il fuoco, il mantenimento delle truppe sulle attuali posizioni, il riconoscimento formale del governo di Kabila, e negoziati per la formazione di un governo di unità nazionale che organizzi poi libere elezioni. Il piano è stato approvato all'unanimità, ma l'assenza di Kabila, Mugabe e Dos Santos non lascia prevedere nulla di buono. Anche per questo il Papa ha lanciato ieri «un accorato appello alle parti in lotta» affinché «evitino atrocità e massacri» e awiino i negoziati: «Una via umana, ragionevole, ancora possibile». [e. st.]