Teheran, ucciso il Macellaio
Teheran, ucciso il Macellaio I ribelli «mujaheddin del popolo»: siamo stati noi. L'assassinio nel Gran Bazar Teheran, ucciso il Macellaio Ex direttore delle carceri del regime TEHERAN. Per i gruppi d'opposizione era «il macellaio di Evin», per i rivoluzionari khomeinisti «l'eroe della resistenza e il pioniere dell'indipendenza». Controverso personaggio del regime iraniano, fino allo scorso febbraio responsabile nazionale delle prigioni e direttore del più importante carcere del Paese a Evin, Assadollah Ladjevardi, 58 anni, è stato assassinato ieri nella sua sartoria, nel cuore commerciale di Teheran, il gran bazar. Alcune ore dopo, l'attentato è stato rivendicato a Nicosia dai «mujaheddin del popolo», il principale gruppo armato d'opposizione al regime iraniano. Secondo la rivendicazione, «il macellaio di Evin è stato ucciso mentre era scortato da un gruppo speciale di guardie della rivoluzione e di agenti del ministero dell'informazione». Secondo l'agenzia ufficiale iraniana Irna invece, due uomini armati sono entrati nel suo negozio, gli hanno parlato per pochi secondi e poi hanno aperto il fuoco con una mitraglietta Uzi, di fabbricazione israeliana. La sparatoria ha causato anche un'altra vittima: secondo l'agenzia si tratta del fratello di Ladjevardi, secondo i mujaheddin di una sua guardia del corpo. Inoltre l'Ima ha affermato che «uno degli aggressori è stato immediatamente arrestato» e che anche un passante è stato ucciso. Ladjevardi era stato tra i protagonisti della lotta contro il regime dello Scià prima della rivoluzione del 1979. Catturato, aveva trascorso da detenuto nel carcere di Evin - lo stesso di cui dopo la vittoria khomeinista sarebbe diventato direttore - diversi anni. A lui erano stati attribuiti nel 1965 l'organizzazione dell'assassinio di Mansur, primo ministro dello Scià Reza Pahlavi, e nel 1969 l'attentato dinamitardo agli uffici della compagnia aerea israeliana El-Al a Teheran. Dopo la vittoria della rivoluzione di Khomeini, divenne pubblico ministero dei tribù- IRAN Gli ayatollah l'avevano destituito Anche per loro era troppo feroce Assadollah Ladjevardi il «Macellaio di Evin» nali rivoluzionari, protagonisti negli anni a venire di una sanguinosa ondata di repressione contro i sostenitori dello Scià. Dall'89 responsabile dell'organismo di gestione di tutte le prigioni iraniane, Ladjevardi era accusato dai gruppi d'opposizione di sottoporre i carcerati a «torture e trattamenti inumani». Dalla direzione della prigione di Evin era stato rimosso lo scorso febbraio, dopo che alcuni amministratori comunali di Teheran finiti nella «sua» prigione perché accusati di corruzione avevano denunciato di essere stati torturati. La rivendicazione dei mujaheddin riporta ancora al carcere e all'attività di implacabile accusatore di Ladjevardi. «E' stato ucciso - ha detto il portavoce degli attentatori nell'anniversario del massacro di 30.000 prigionieri politici, giustiziati sommariamente nell'estate del 1988 per ordine dell'ayatollah Khomeini». [Ansa-Afp-Reuter]
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