Tre flussi di denaro al centro dell'inchiesta
Tre flussi di denaro al centro dell'inchiesta Tre flussi di denaro al centro dell'inchiesta che, in questo caso, sono transitate attraverso l'istituto della «Opere pie», un ente che si occupa dell'amministrazione dei beni della curia. L'istituto ha versato circa 400 milioni a due nipoti del cardinale Giordano, Angelo e Giovanbattista, figli di Mario Lucio Giordano ed entrambi consulenti delle «Opere pie». Quel denaro è servito per l'acquisto di un immobile di proprietà dei due nipoti del cardinale, i quali erano preoccupati per i debiti accumulati dal padre. Per questa sorta di «prestito» sarebbe stata in ogni caso offerta mia garanzia: un alloggio appartenente ai due figli del geometra. Su questo punto è stato interrogato il responsabile dell'istituto delle «Opere pie», Aldo Palumbo (poi deceduto nei mesi scorsi), che in febbraio fu chiamato ad esibire documenti e atti dell'operazione. E c'è un altro capitolo dell'inchie¬ sta, al quale sono legati più direttamente il blitz eseguito sabato nella curia napoletana e la successiva acquisizione di una decina di floppy disk del computer personale di monsignor Giordano. Si parla di alcune centinaia di milioni che sarebbero state versate ad uno scultore di Torre del Greco, nel Napoletano, per la realizzazione di un bassorilievo in un tabernacolo. Ad insospettire gli investigatori che in concomitanza con l'arresto di Mario Lucio Giordano interrogarono per chea 6 ore lo scultore, l'ammontare della spesa e la mancanza di una ricevuta. Ma ai sospetti dei magistrati, il legale del cardinale, l'avvocato Enrico Tuccillo, e lo stesso monsignor Giordano, hanno sempre opposto una tesi: quel denaro serviva ad aiutare un fratello in difficoltà, indebitato e in condizioni economi¬ che tali da non essere affatto credibile come strozzino. Insomma, si sostiene in curia, se qualcosa può essere imputato al cardinale è la sua generosità. E vicino all'arcivescovo si schiera il sindaco di Napoli Antonio Bassolino: «Appena informato dell'arresto del fratello gli ho telefonato per fargli sentire la mia vicinanza umana. Questa vicinanza è ancora più forte in queste ore». «A Michele Giordano, vescovo e cittadino onorario di Napoli - sottolmea Bassolino - mi legano infatti sentimenti di stima e di amicizia. Il mio auspicio è che le indagini si concludano al più presto e sono fiducioso, conoscendolo, che il cardinale risulterà estraneo ad attività illegali che, nella sua missione pastorale, ha sempre contrastato e combattuto. Mariella Cirillo SNAPOLI OLTANTO affetto e sollecitudine verso un fratello nei guai? Oppure quell'aiuto economico offerto dal cardinale sconfina nella complicità? Ruota attorno a questo interrogativo il capitolo dell'inchiesta della Procura di Lagonegro che ha portato alla svolta clamorosa di sabato, con l'avviso di garanzia notificato all'arcivescovo di Napoli per usura, associazione per delinquere ed estorsione. Magistrato e Guardia di finanza continueranno oggi l'esame di documenti e floppy disk acquisiti durante il blitz alla curia che per un soffio non ha innescato un incidente diplomatico. Ieri, pausa di riflessione in vista di un'intensificazione del lavoro investigativo che dovrà inevitabilmente fare i conti con le polemiche aperte dal coinvolgimento del cardinale. ÀI vaglio degli inquirenti, intercettazioni telefoniche sulle utenze della curia, conversazioni tra monsignor Michele Giordano e il fratello, Mario Lucio, arrestato giovedì scorso, colloqui con familiari ed amici in cui si parla anche dell'indagine. Ma l'attenzione dei magistrati lucani è concentrata soprattutto sui movimenti di denaro, complessivamente circa un miliardo riconducibile al cardinale e finito nelle mani del fratello. Nell'informazione di garanzia si ipotizza che monsignor Giordano abbia contribuito «all'attività criminosa con l'apertura di un proprio conto corrente» al quale il fratello aveva accesso attraverso un carnet di assegni firmati in bianco dal cardinale. In curia la replica è pronta: quel conto corrente aperto nell'agenzia del Banco di Napoli di Sant'Arcangelo di Potenza, il paese della famiglia Giordano, doveva servire ad aiutare il fratello geometra dell'arcivescovo che si era trovato in gravi difficoltà economiche dopo un investimento edilizio. A giustificare gli assegni in bianco, la lontananza e la necessità di consentire in tempi celeri il prelievo delle somme necessarie. Ma gli investigatori trovano strano che il versamento non sia stato eseguito, più semplicemente, attraverso un bonifico. E le tracce seguite dagli inquirenti riguardano anche altre somme I MOVIMENTI SOSPETTI
Luoghi citati: Napoli, Potenza, Sant'arcangelo, Torre Del Greco
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