L' ira del cardinale;: violalo il Concordato

L' ira del cardinale;: violalo il Concordato Napoli, Giordano contesta anche le intercettazioni: «Lesa la libertà di culto, io parlo con il Papa» L' ira del cardinale;: violalo il Concordato «La perquisizione? Non accadeva neppure sotto il fascismo» NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Sua Eminenza arriva come se venisse a parlare ai suoi fedeli. Eppure è venuto a spiegare quanto è grave quel che è successo, «e vedete», dice accomodandosi sullo scranno dietro la scrivania e pasticciando la sua collana come i grani di un rosario, «una cosa del genere non è mai capitata in nessun regime democratico e neppure sotto il fascismo», e dice che quella perquisizione ledeva la sovranità di uno Stato e che le intercettazioni telefoniche ai suoi danni colpivano anche la libertà di culto: «Dobbiamo stare attenti, perché se passa quello che è successo qui, dopo andranno a Padova, a Parma, a Udine...». Sua Eminenza procede a passo lento nella sua tunica cardinalizia, levando le mani grassotelle dalla collana per porgerle a salutare il giornalista che è un po' che non si fa vedere per chiacchierare, o quell'altro, eccolo qui, come va?, che «il suo giornale mi deve spiegare come fa a sapere le accuse prima dei miei avvocati». Michele Giordano, arcivescovo di Napoli, è finito nel cuore di un'inchiesta sull'usura che ha già portato suo fratello in carcere. Vorrebbe che stessero tutti seduti, «ma ci sono sedie per tutti?», vorrebbe che stessero tutti tranquilli come lo è lui, dice: «Il penale si fa a Lagonegro. Qui si fa trasparenza». Si rimette lo zucchetto che gli sfugge dalla testa, sorride molte volte. Pare tutto così calmo. Ma il cardinale ha del veleno da mandare fuori. «Prima ancora di darvi la parola, vorrei dire a voi che io ieri mi sono opposto alla perquisizione non per un fatto personale. Siccome volevano fare perquisizioni sull'ente, sulla curia, ne ho fatto una questione di principio. Le curie fanno parte di uno Stato sovrano, sicché io ho detto al procuratore che non potevo consentire perquisizioni. Ho letto un appunto alla autorità giudiziaria, per cui potevo opporre le garanzie poste dall'articolo 2 comma secondo, del testo in vigore del Concordato e prima ancora dell'articolo 7, primo comma, della Costituzione e dell'articolo 1 del Concordato, che riconoscono la sovranità della Chiesa nell'organo suo proprio. Questo non mi ha impedito di dar loro quello che volevano. Glielo ho dato». Sua Eminenza si rimette a posto lo zucchetto, dice che ha letto sull'Ansa una nota del Vaticano: «Questa perquisizione non ha precedenti. Ne ha solo nei Paesi comunisti». Poi dice, che prima di sottoporlo a qualsiasi atto, bisognava avere avvertito la nunziatura, il Papa, in Italia: «Cosa che non hanno fatto, lo dico senza polemiche. Sono andati alla buona». Gli chiedono: lei ha parlato anche di intercettazioni telefoniche? «Ho sentito che ci sarebbero state anche queste. Ma non è possibile. Viola la sovranità. Pensate, se io parlo con il Papa. Ma pensate anche se io parlo con una giornalista e lei mi dice i suoi peccati. Loro non possono ascoltare queste cose. Si viola pure la libertà di culto. Guardate che se si viola la sovranità della Chiesa si rischia di tornare alle barbarie che solo le dittature comuniste hanno conosciuto». Lei quindi contesta questo diritto alla procura? «Sì, e lo dico serenamente». Óra ci dobbiamo aspettare qualche iniziativa del Vaticano? «Questo dipende da me, quando le cose saranno calme e se lo riterrò opportuno. Ma ci sono questioni di principio e di natura diplomatica e internazionale». Vuole aspettare che si risolva prima la sua vicenda? «Certo. Però, va fatto» Ma allora esiste in Italia il problema della giustizia? «Devo dire che in tutta questa vicenda, sia nei confronti di mio fratello che dei miei familiari, c'è stata una spettacolarità esagerata. Come ieri. Bastava che un procuratore venisse confidenzialmente da me e gli avrei dato tutto. C'è stata invece questa spettacolarità, questo desiderio di torchiare, di far paura, di agitare, questo tintinnio di manette che nulla hanno a che vedere con la giustizia. Non è colpa dei magistrati. E' colpa del codice nuovo di procedura penale, che va rivi¬ sto con coraggio per difendere i diritti dei cittadini. Adesso qui la condanna non è dopo il processo, ma prima». Messori ha scritto: il cardinale non può mettersi sullo stesso piano di un segretario craxiano. Cosa risponde? «Stimo Messori, ma uno non perché ha scritto un libro buono, non deve rispettare gli altri. Io rispetto quello-che lui dice. Lui rispetti il mio pensiero. Se poi vuole fare il padre spirituale dei cardinali, io non me lo scelgo». Sua Eminenza continua a pasticciare la collana. Si schiaccia lo zucchetto. «Vorrei chiedervi una cosa io, adesso. Alcuni giornali conoscono ciò che io non so. Come hanno fat • to a sapere? Me lo spiegate, così divento giornalista anch'io?» Lei dove vede la colpa in que¬ sto? «Quando accade, vuol dire che c'è quel filo invisibile che fa pensare a una regia. Io vedo che ci sono cose che io non so. Dunque, qualcuno parla, qualcuno tiene un filo perverso. Può essere motivo, un domani, di denuncia» Secondo lei la libertà personale è messa in pericolo da iniziative di questo genere? «Mah, che siamo proprio sull'orlo del baratro, direi di no. Certo se continua così non ci sono sbocchi. La giustizia è un tema importante, come la disoccupazione, il problema della casa, del lavoro minorile, dell'usura: e io continuerò a parlarne, anche se mio fratello risultasse colpevole». Può essere stato un attacco politico per il suo impegno contro il governo sulla disoc¬ cupazione nel Mezzogiorno? «Io come prima ipotesi non la faccio. Ritengo che il nome del cardinale possa avere stimolato l'ambizione di qualcuno. Poi io non devo fare pensieri cattivi. Non ho le prove». Se dovesse risultare coinvolto suo fratello, per lei sarebbe una sconfitta? «Io soffrirei, non potrei restare indifferenete. Ne rimarrei anche mortificato. Però, le responsabilità sono personali e io continuerei a fare tutto quello che ho sempre fatto» Il procuratore ha detto: prima di andare in Curia ho pregato San Gennaro... «Quella frase mi ha meravigliato. Se non era una battuta, era quantomeno un livello molto popolare di superstizione». Ma lei come si sente oggi? «Dopo aver letto l'avviso di garanzia, non sono preoccupato, tanto sono vaghe e inconsistenti le ipotesi. Anche per mio fratello si può parlare di esercizio indebito di credito e non di usura. Ho letto di balletti di miliardi. Questa è la terza curia d'Italia. Io sono povero. E quei pochi soldi che resteranno dopo la mia dipartita, li lascerò alla Diocesi di Napoli perché possa svolgere attività di culto c di carità per i poveri. Perché tutti i miei soldi se ne vanno così» Fine. Si alza, saluta, sorride. Una curiosità, Eminenza, prima di andarcene: lei s'è sentito con il Vaticano? «Ma certo! Con la segreteria di Stato». Pierangelo Sapegno Monsignor Michele Giordano ieri durante la conferenza stampa che ha indetto A sinistra il procuratore di Lagonegro Michelangelo Russo Si rischia di tornare alle barbarie delle dittature comuniste Mi sono sentito con la segreteria di Stato in Vaticano i| j Su di me solo ipotesi vaghe e inconsistenti E poi io sono povero Il procuratore prega San Gennaro? Solo superstizione ij p

Persone citate: Messori, Michelangelo Russo, Michele Giordano, Pierangelo Sapegno