I mercati sfidano In roulette russa

I mercati sfidano In roulette russa Dopo il venerdì nero e il terremoto del Cremlino le Borse sostengono l'esame di tenuta I mercati sfidano In roulette russa Oggi il verdetto, occhi puntati anche sull'Oriente MILANO. Il primo voto prò o contro Cernomyrdin lo darà il «Kabuto cho», la martoriata Borsa di Tokyo, quando in Europa sarà ancora notte. Nelle stesse ore l'Hong Kong Stock Exchange sarà impegnata in una battaglia all'ultimo yuan. La posta in gioco è altissima: riusciranno Hong Kong e la Cina a evitare la svalutazione, oppure verranno trascinate nella voragine del rublo? Poi, stamane, toccherà all'Europa, alla Germania in particolare, dove i problemi del debitore moscovita rischiano di avvelenare la campagna elettorale del cancelliere Kohl. Infine, il giudizio più importante: Wall Street, il tempio della finanza mondiale, dove meno di un mese fa l'indice di Borsa veleggiava oltre quota 9 mila e molti disperano di poter difendere la diga degli 8 mila punti. Dipenderà dalle scelte dei guru di Manhattan se l'Orso in arrivo da Mosca sarà, almeno per un momento, ingabbiato oppure se l'«agosto tragico» dei mercati si avvierà alla conclusione con un nuovo «lunedì nero». Una prospettiva amara per i ricchi mercati dell'Ovest, Europa e America, semplicemente terribile per i Paesi emergenti, Sud America in testa, che rischiano di veder sfumare anni di sacrifici della finanza pubblica sull'altare dei mercati. La posta in palio, insomma, è molto alta. E il campo di gioco, al solito, ha ormai dimensioni mondiali. Il primo «stadio», la Borsa di Tokyo, in realtà stavolta non sarà troppo significativo. Primo, perché i «guru» giapponesi hanno avuto troppo poco tempo per valutare il blitz di Eltsin (reso noto quando in Giappone era già mezzanotte). Secondo, perché, sempre per motivi di fuso orario, Tokyo, così come Seul, Hong Kong e le altre piazze asiatiche, sono sfuggite al venerdì nero innescato dalla resa della banca centrale moscovita. Infine, i signori del Kabuto che avranno altri motivi di preoccupazione, condivisi dagli occidentali: va approvato o meno il piano di salvataggio della Long Term Credit Bank annunciato proprio venerdì scorso? Non è tema di poco conto, dato che la banca giapponese rischia di fallire scaraventando sofferenze per 19 mila miliardi di yen (più di 200 mila miliardi di lire...) nei già provati ingranaggi della finanza mondiale. Non meno delicata, del resto, è la battaglia di Hong Kong. Nella passata settimana, infrangendo le vecchie tradizioni britanniche, il governo dell'ex colonia è intervenuto, su mandato di Pechino, in Borsa a difesa dei titoli e della valuta locale. Ma fino a quando reggerà la diga dell'Hang Seng sotto i colpi della speculazione? I veri motivi di conforto per chi scommette su un lunedì in ripresa o, almeno, solo grigio, stanno in Europa e negli Usa. Nel Vecchio Continente, Italia compresa, il pessimismo degli operatori finanziari trova un argine nella ripresa economica che, a partire dalla Germania e dalla Francia, si sta diffondendo un po' in tutti i Paesi. In Italia, poi, c'è chi scommette su un andamento a forbice: alcuni titoli, i più legati ai flussi commerciali e industriali con la Russia e il Sud America, pagheranno gli effetti della crisi con una correzione al ribasso; altri, i valori più trattati dalla speculazione, potranno perdere posizioni. Ma è difficile che la tempesta in arrivo da Est possa cancellare o compromettere i temi delle grandi partite bancarie o frenare più di troppo gli acquisti sul fron- te delle telecomunicazioni. La crisi dei Paesi emergenti, poi, fa sì che sul Bund tedesco e, di riflesso, sui titoli dell'area Euro (compreso l'italiano Btp) piovano quattrini un po' da tutte il mondo. Prima o poi, dicono gli ottimisti, questi dati prevarranno sul panico generale. Tutto vero, ma spaventa il peso dei debiti moscoviti sui creditori tedeschi (e olandesi). E l'America? I sondaggi del weekend rivelano che buona parte degli investitori Usa ritengono probabile che, di qui alla fine dell'anno, l'indice possa perdere ancora un buon 15-20%. Nessuno, però, sembra farsi prendere dal panico. Anzi, molti, addirittura il 41%, ritengono che la fase del ribasso possa offrire buone occasioni per comprare. E c'è chi spera, addirittura, che la discesa del¬ la Borsa e la crisi asiatica costringa la Federai Reserve a ridurre i tassi, contribuendo così a sostenere il mercato azionario alimentato dall'ossigeno del denaro a basso costo. Ma queste considerazioni serviranno più avanti. Ora occorre evitare che l'orso moscovita spezzi le difese dei computer di Manhattan. Ugo Bertone LA RUSSIA Mosca, ormai senza riserve, ha abbandonato la difesa del rublo. I titoli di Stato sono «carta straccia». II Cremlino non ha soldi per restituire il debito estero. Le 1500 banche (il 90% rischia di fallire) senza liquidità sono assediate dai clienti. Gli stipendi non sono pagati da mesi e i sindacati sono sul piede di guerra Il calo dei prezzi del petrolio sta piegando l'economia: solo a luglio ha perso il 4% L'ASIA In Giappone la crisi non smette di peggiorare: numerose banche sono sull'orlo del fallimento. Le misure del nuovo governo non hanno convinto la comunità internazionale. Nel Sud-Est asiatico, dopo dieci anni di boom, le «tigri» sono entrate in piena recessione. L'Indonesia è sull'orlo del crack. La Corea del Sud rischia di essere travolta. In Cina si teme una svalutazione dello yuan: per l'Asia intera sarebbe una catastrofe AMERICA LATINA La caduta dei prezzi del petrolio sta travolgendo il Venezuela e il Brasile. La Borsa di Caracas venerdì ha perso l'8,4% e in un giorno sono fuggiti dal mercato venezuelano investimenti stranieri per 160 milioni di dollari. Il premier Rafael Caldera sta pensando di assumere poteri speciali contro la crisi. In Brasile e Messico i due Presidenti hanno smentito che ci siano «motivi per temere un collasso dell'economia» e chiedono ai mercati «serenità e calma». Ettore Fumagalli ex presidente della Borsa

Persone citate: Cernomyrdin, Eltsin, Ettore Fumagalli, Hang, Kohl, Long Term, Messico, Rafael Caldera, Ugo Bertone