Prodi appoggia il «patto sociale» di Ciampi
Prodi appoggia il «patto sociale» di Ciampi E da domani riparte la discussione per la Finanziaria. Il ministro conferma: niente nuove tasse Prodi appoggia il «patto sociale» di Ciampi Lavoro, più flessibilità per avere investimenti al Sud ROMA DALLA REDAZIONE La proposta di Carlo Azeglio Ciampi sullo «scambio» fra maggiore flessibilità nel mercato del lavoro per maggiori investimenti (e quindi maggiore occupazione al Sud) ha fatto praticamente da prologo alla ripresa in grande stile dei lavori sulla Finanziaria. Domani, con il rientro in via XX Settembre dei sottosegretari Giarda, Pennacchi e Cavazzuti e del direttore generale del Tesoro, Draghi, si riprenderà a parlare infatti della prossima manovra in termini concreti, dopo le schermaglie e le polemiche di questa, relativa, pausa estiva. E a smussare proprio le ultime polemiche suscitate nel mondo imprenditoriale dal nuovo «patto sociale» proposto da Ciampi si incarica oggi lo stesso presidente del Consiglio Prodi, ancora in vacanza a Gal- lipoli, in un'intervista alla «Gazzetta del Mezzogiorno». Per Prodi, dunque, la proposta di Ciampi parte dalla stessa filosofia che è alla base dei patti territoriali e dei contratti d'area, ossia dei due strumenti già messi a punto dal governo per invogliare imprenditori, enti locali e sindacati a rendere più conveniente l'installazionme di nuove attività produttive, volano di nuova occupazione, nelle regioni meridionali. E ricordando le iniziali riserve espresse dagli imprenditori anche riguardo a questi due strumenti, Prodi dice: «Capisco la prudenza di Confindustria, ma quando la proposta sarà precisata nei suoi contorni, allora anche Confindustria cambierà parere». Resta da vedere, naturalmente, se questa ottimistica previsione del presidente del Consiglio risulterà confermata nelle prossime settimane. Cer- to, a ricordare il massiccio fuoco di sbarramento dei maggiori esponenti confindustriali c'è da dubitarne. Dall'ex presidente Merloni al vice-presidente Callieri, dal direttore generale Cipolletta al leader di Federmeccanica, Andrea Pininfarina è stato un coro: no all'imposizione di un controllo sui profitti, la proposta di Ciampi suona teoricamente contraddittoria e praticamente ingestibile, bisogna partire da un alleggerimento delle tasse e dei contributi, la scambio fra minori profitti unitari e maggiore elasticità rischia invece di ridurre i piani d'investimento delle aziende. Insomma, profitti e investimenti sono scelte che spettano ai singoli imprenditori che si confrontano quotidianamente con le leggi di merca- to. Invece con questo nuovo «patto sociale» studiato da Ciampi, il governo dà la sensazione di essere sul crinale di una «pianificazione centralizzata». Ma non è solo la proposta Ciampi a preoccupare gli industriali. Andrea Pininfarina teme che, a causa del deciso rallentamento del pil (sceso al 2 per cento rispetto alle previsioni nel dpef di un incremento del 2,5%) in realtà nelle casse dello Stato si apra un buco imprevisto di 10 mila miliardi, per il quale occorrerrà una manovra-bis a primavera. Una eventualità che è seccamente respinta al Tesoro e a Palazzo Chigi, dove fa fede la cifra di 13.500 miliardi per la prossima Finanziaria ripetutamente confermata da Ciampi. Nelle ultime interviste il ministro del Tesoro ha ribadito che la manovra sarà «per la crescita e lo sviluppo, una Fi¬ nanziaria espansiva», senza nuove tasse, senza interventi sulle pensioni. La manovra sulle spese sarà di 9500 miliardi, quella sulle entrate di 4 mila, con possibile rimodulazione dell'Iva e un condono contributivo, e l'aggiunta di un corposo piano di investimenti e di opere pubbliche per il Sud per un valore di 120 mila miliardi da oggi al 2006 grazie ai finanziamenti comunitari. Ma si tratta di prepararsi per tempo, di censire un'agenda di progetti nelle regioni meridionali da sottoporre già entro fine anno a Bruxelles. E' per questo che da domani si accelererà il ruolino di lavoro degli esperti del Tesoro. Ciampi ha fretta di dimostrare, anche a Bertinotti molto critico sulla sua proposta di patto sociale, che nella Finanziaria vuol fare sul serio sull'occupazione, come in passato aveva fatto per Maastricht.
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