La maratona di Schroeder per catturare i moderati di Emanuele Novazio

La maratona di Schroeder per catturare i moderati La maratona di Schroeder per catturare i moderati BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Se Helmut Kohl, oggi pomeriggio, avvierà la «fase calda» della campagna elettorale con un tradizionale megaraduno alla «Westfalenhalle» di Dortmund. Gerhard Schroeder ha ideato, ieri, una staffetta aerea che in poche ore lo ha portato dalla Gendarmenmarkt di Berlino alla Olympiahalle di Monaco alla Rheinaue di Bonn. Con un itinerario non certo casuale ma simbolico, dal momento che aggrega tre riferimenti chiave nella geografia politica tedesca (il futuro della Repubblica rivolta verso l'Est, il Sud cattolico e conservatore, il simbolo rassicurante della normalizzazione tedesca del dopoguerra), Schroeder e il leader dell'Spd Oskar Lafontaine hanno attraversato la Germania per diffondere un messaggio soprattutto: «Possiamo vincere e vinceremo», hanno ripetuto sotto cieli piovosi o addirittura burrascosi. Per l'Spd e Schroeder le ultime lunghezze della battaglia elettorale - in vista del voto del 27 di settembre - ricominciano dunque dov'era finito il congresso del partito, lo scorso aprile. Sotto il segno della fiducia in sé e della spettacolarità. Esibendo consapevolezza e americanità, in forma perlomeno di ubiquità mediatica: una novità assoluta anche per elettori accusati, troppo spesso, di essere sonnacchiosi o di scarsa fantasia. L'itinerario è stato del resto corredato da una accorta strategia di vertice: visioni politiche e impegni elettorali a cura del candidato Schroeder, attacchi frontali al Cancelliere a cura del capopartito Lafontaine: «Kohl deve andarsene e dire di sé quel che Trappattoni ha detto alla sua squadra: "Basta, finito, bottiglia vuota"», ha suggerito durante la sosta a Bonn. Il maltempo ha guastato un po' le feste, e orrende previsioni confermano che Helmut Kohl è stato accorto a scegliersi un centro-manifestazioni al coperto, anche se ancora una volta con ventiquattrore di ritardo rispetto all'avversario (già nel- la presentazione del programma contro la criminalità, Schroeder aveva battuto di un giorno Kohl). Ma anche se i bilanci sono naturalmente prematuri, l'impressione è che il primo duello fra Cancelliere e Candidato darà soprattutto una conferma: nella campagna elettorale 1998, lo scontro è sulle personalità piuttosto che sui temi. E' sulla contrapposizione di atmosfere e di volti, ai quali si affidano messaggi più emotivi che politici, piuttosto che sulla concretezza dei programmi. Schroeder, soprattutto, • è a suo agio con una strategia imposta dalla necessità di cercare consensi al di fuori del bacino elettorale Spd, insufficiente a garantirgli la vittoria: da questo punto di vista, dunque, a condurre il gioco è lui. Ma sarebbe sbagliato considerare chiusa la partita, anche se in proposito le valutazioni degli esperti di opinione pubblica non sono unanimi: la genericità degli impegni elettorali, confer¬ mata dai di scorsi di ieri, è un elemento di aggregazione sufficiente e addirittura indispensabile per l'obiettivo dichiarato di Gerhard Schroeder, il «nuovo centro»? O incomincia a ingenerare perplessità e le prime disaffezioni fra gli elettori potenziali, come suggeriscono i sondaggi più recenti? Più del confronto indiretto di questo fine settimana, qualcosa di più rivelerà forse l'unico confronto diretto fra il Cancelliere e il Candidato, il 3 settembre. Una vittoria almeno Kohl l'ha guadagnata: il duello avverrà al Bundestag, non in tv. Emanuele Novazio Con Lafontaine ha inaugurato la campagna con un raid sotto la pioggia da Berlino a Monaco a Bonn «Possiamo vincere e vinceremo» — I II — Lo sfidante socialdemocratico del Cancelliere I Kohl Gerhard II Schroeder

Luoghi citati: Berlino, Bonn, Dortmund, Germania, Monaco