La grande allerta d'agosto
La grande allerta d'agosto La grande allerta d'agosto Quali sono i Paesi più a rischio-attentati NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Controlli più rigidi e tanti cani a sniffare i bagagli negli aeroporti, pattuglie di uomini in assetto di guerra attorno al Pentagono e ai monumenti di Washington, la stessa cosa a New York, con poliziotti e sbarramenti davanti alle rappresentanze preso l'Onu, ai palazzi governativi e alle sedi religiose, fino a cose un po' buffe come la disposizione emanata dal comandante della base militare di Elmendorf, in Alaska, nota i da sempre come un luogo molto ameno: fino a nuovo ordine, dice la disposizione, chi vuole giocare negli ottimi campi da golf della base, cacciare nel suo grande e boscoso parco o pescare nel fiume che l'attraversa dovrà trovarsi uno «sponsor» fra gli ufficiali di stanza lì, disposto ad assumersi la responsabilità del comportamento del suo ospite. Qualcuno cerca di scherzarci sopra, dicendo che si sente «come quelli di Alamo mentre aspettavano l'attacco del generale Santana», ma le autorità appaiono seriamente preoccupate. «Non abbiamo informazioni specifche - dice un portavoce dell'Fbi - ma le probabilità che decidano di colpire sono molto alte». Così, ecco l'ordine a tutte le forze di polizia di dispiegare il maggior numero di uomini possibile, e naturalmente gli obiettivi considerati più «naturali» sono gli aeroporti. I loro responsabili hanno messo in mostra diverse «concezioni strategiche». Quelli di Los Angeles e di Chicago, per esempio, hanno deciso di «aumentare la visibilità» dei controllori a scopo deterrente. Quelli di Miami e Dallas hanno invece deciso di «eamuffare» le misure di sicurezza aggiuntive, per non disturbare più di tanto i passeggeri ma anche per cogliere sul fatto gli eventuali terroristi. Le preoccupazioni maggiori, comunque, sono rivolte all'estero. I . deputati e senatori cui è stata data una informativa sulla situazione hanno detto che ci sono alcuni Paesi considerati particolarmente a rischio. Non hanno voluto dire quali, ma si sa che nei giorni scorsi il Dipartimento di Stato ha fatto rientrare il «personale non essenziale dalle proprie ambasciate in Albania, in Pakistan e in Eritrea, e che in quelle in Malaysia, Uganda, Egitto e Yemen sono state messe a punto misure di emergenza non meglio specificate. In pratica, in questi giorni sono quelh i Paesi in cui è sconsigliabile viaggiare, innanzitutto per gli americani ma anche per tutti gli altri occidentali, visto che i terroristi non sembrano inclini a fare distinzioni. L'ambasciatore americano in Messico, Jeffrey Davidow, ha chiesto formalmente alle autorità di quel Paese di assicurare una migliore protezione alla sua sede diplomatica. «Il fatto che in Messico non ci sia un problema di terrorismo - ha spiegato - non significa che terroristi provenienti da altri Paesi non ci attacchino». ff. p.j Un poliziotto di guardia a Washington
Persone citate: Alamo, Jeffrey Davidow, Santana
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