Mantovani: tutta colpa dei terroristi americani di Maria Grazia Bruzzone
Mantovani: tutta colpa dei terroristi americani Mantovani: tutta colpa dei terroristi americani ROMA. «Abbiamo espresso cordoglio e solidarietà alla famiglia del soldato italiano morto in un compito di pace. Purtroppo avevamo previsto che la rappresaglia americana avrebbe provocato una spirale di violenza e speriamo che adesso tutti capiscano che tutto bisogna fare tranne che alimentaria ancora». Ramon Mantovani, responsabile Esteri di Rifondazione, vede nella morte del militare italiano in forza all'Onu, vittima di un agguato a Kabul, la conferma della giustezza della condanna del gesto americano da parte del suo partito. Un'esecrazione ben più drastica di quella dell'Ulivo e del governo. Prodi ha espresso una posizione cauta verso la rappresaglia americana distinguendo fra la comprensione e un richiamo ai rischi e alla necessità di soluzioni politiche. L'avete almeno apprezzata? «Certamente. Ho detto io stesso che valutiamo positivamente la distinzione del governo italiano. Certo noi saremmo stati molto più critici, ma apprezziamo questo passo del governo». Il sottosegretario agli Esteri Piero Fassino ribadisce tuttavia che se anche voi dissentiste, il governo andrebbe per la sua strada. «Fassino ha l'abitudine di ripetere concetti inutili, perché quello che dice che vale per il governo, vale anche per noi». Tra i meccanismi politici già decisi dalla comunità politica internazionale da attivare però, Fassino, oltre alla conferenza internazionale proposta dal segretario dell'Onu Kofi Annan, cita i 25 punti strategici stabiliti due anni fa dal G7: siete d'accordo? «Il G7 non è la comunità internazionale, è la riunione dei Paesi più ricchi del mondo.-Che il sottosegretario agli Esteri confonda la comunità internazionale coi Paesi più ricchi è qualcosa che non meraviglia e dovrebbe far riflettere. Fassino avrebbe dovuto invece protestare con violenza presso il governo degli Stati Uniti, visto che gli Usa si sono opposti a che il nuovo tribunale penale internazionale avesse fra le sue prerogative anche la condanna dei reati di terrorismo». Allude al tribunale costituito il luglio scorso? «Certo. Gli Stati Uniti hanno ferocemente osteggiato una serie consistente di prerogative da attribuire a quel tribunale. E adesso si capisce bene il perché». Perché? «Evidentemente preferiscono farsi giustizia da soli, secondo i loro criteri. Essendo anche loro terroristi, non vogliono finire sotto processo». Veramente pensa a Bill Clinton come a un terrorista? «Quando gli americani bombardarono la casa di Gheddafi uccidendone i figli cos'era quello? Se un arabo butta una bomba uccidendo degli innocenti è terrorismo, se invece lo fanno gli americani è democratico? Il governo degli Stati Uniti è terrorista al pari dei fondamentalisti. E anche le rappresaglie sono un atto di terrorismo». La vostra posizione dunque non è poi così vicina a quella del governo dell'Ulivo. «Certo. Io mi limito a compiacermi del fatto che Prodi non si sia associato a Tony Blair dicendo "siamo solidali, gliela faremo vedere"». Non le sembra un atteggiamento un po', come dire, «sessantottino»? «E perche? Non è forse noto a tutto il mondo che lo sceicco accusato di aver messo le ultime bombe è una creatura degli americani, come lo era stato Saddam Hussein? Lo finanziavano quando faceva loro comodo. Non è una novità che il governo americano abbia rovesciato regimi democratici, ucciso capi di Stato, per 70 volte tentato di assassinare Fidel Castro, protetto i terroristi che hanno messo le bombe all'Avana: devo andare .avanti?». Basta così. In concreto, quali sono le vostre proposte? «Noi siamo perfettamente d'accordo sulla conferenza internazionale sotto l'egida dell'Onu. E su un'azione mirata ad ampliare le prerogative del tribunale penale internazionale. Due misure alle quali, è bene dirlo, gli Stati Uniti si oppongono^ Maria Grazia Bruzzone §8
Luoghi citati: Avana, Kabul, Roma, Stati Uniti, Usa
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