Dopo i raid, la prima vittima è italiana

Dopo i raid, la prima vittima è italiana Emorragia interna. Due pachistani arrestati dai Taleban: «Sono stati loro». Il cordoglio di Prodi Dopo i raid, la prima vittima è italiana E' morto il nostro ufficiale ferito a Kabul KABUL. «Lui guidava, io gli sedevo accanto, ero tutto pieno di sangue e non ho visto bene quando l'hanno colpito, stava cercando di far ripartire l'automobile». Eric Lavertu racconta così gli attimi fatali che a Carmine Calò, tenente colonnello del 20° gruppo squadrone Aves, distaccato il 18 luglio scorso a Kabul come osservatore Onu, sono costati la vita. «Le sue condizioni non destano preoccupazione», avevano detto. Ma nemmeno 24 ore dopo era morto. Venerdì mattina, assieme a Lavertu, stava andando al lavoro nel gippone con lo stemma delle Nazioni Unite, quando «una piccola auto, un'utilitaria, ci ha bloccati». L'ufficiale francese racconta quei momenti con commozione. «Carmine ha cercato di evitarla, ma dall'auto sono uscite due persone: una carica il fucile automatico e apre il fuoco. Devono aver pensato che fossi morto. Forse questo mi ha salvato la vita». Erano quasi arrivati all'ufficio dell'Unsma, la missione speciale dell'Orni per l'Afghanistan che cerca di convincere i Taleban a negoziare con i nemici del Nord, e i loro colleghi li hanno soccorsi subito. Una corsa all'ufficio della Croce rossa internazionale, ma i medici hanno consigliato per Calò il ricovero immediato all'ospedale pubblico di Kabul, distante poche decine di metri. «Non c'era alternativa - racconta il consigliere Lelio Crivellaro della nostra ambasciata -. Nell'ospedale lavorano medici di qualità, molti dei quali hanno lavorato all'estero. Inoltre, dato che vivono in un Paese che è in guerra da quasi vent'anni, conoscono bene le ferite d'arma da fuoco». Calò, ferito all'addome e con il torace pieno delle schegge di vetro del parabrezza, viene operato d'urgenza. Reagisce bene, i medici sono tranquilli, e il ministero della Difesa, a Roma, diffonde un comunicato tranquillizzante: «Le sue condizioni non destano preoccupazione». Lavertu, «praticamente illeso» malgrado tutto quel sangue, viene portato a Islamabad, in Pakistan. La notte passa tranquilla. Ma ieri, nelle prime ore del mattino, arriva la crisi. Emorragia interna, e poco dopo, alle 11,00 ora locale, la fine. A Islamabad Calò ci è tornato dentro una cassa di legno portata a spalla dai colleghi, avvolta nella bandiera blu delle Nazioni Unite, fino all'ambulanza che aspettava sulla pista dell'aeroporto. Un piccolo corteo funebre l'ha accompagnato al «Pakistan Institute of Medicai Sciences», dove oggi verrà effettuata l'autopsia. Poi il corpo di Carmine Calò, 42 anni, ufficiale italiano di Avellino, veterano delle missioni di pace in Libano, Bosnia e Kashmir, tornerà in Italia, a Eboli, il paese del Salernitano dove viveva con moglie e due figli. Lo ha ucciso una pallottola di rimbalzo, ma per Crivellato «è evidente che l'attacco non è stato uno sbaglio, ma una reazione all'attac¬ co americano di giovedì». La Farnesina ha smentito il suo funzionario: «Ha parlato a titolo personale». Certo è che ai Taleban questa morte non fa affatto piacere. Due loro «ministri» lo avevano visitato in ospedale, augurandogli pronta guarigione. E dopo l'infuocato comunicato del Segretario dell'Onu Kofi Annan, che aveva chiesto di identificare al più presto gli autori di «questo odioso crimine», i fanatici «studenti di teologia» si sono dati da fare. Due pachistani sono stati fermati e interrogati nel tribunale militare di Kabul, e il leader dei Taleban, il mullah Mohammad Omar, ha detto che «saranno giudicati dal tribunale della legge islamica e giustiziati». Il verdetto, cioè, è di fatto già stato pronunciato. E mentre l'Onu evacua da Kabul tutto il personale non indispensabile, alla moglie e ai figli di Calò sono arrivati gli attestati di solidarietà del presidente del Senato Nicola Mancino, del ministro degli Esteri Lamberto Dini, di quello della Difesa Beniamino Andreatta e di Romano Prodi: Cannine Calò è «caduto per i valori supremi della pace e della fratellanza tra i popoli - ha scritto il presidente del Consiglio -; vi sono personalmente vicino, partecipando con profonda sincerità al vostro dolore, e in questo sono sicuro di rappresentare il sentimento di tutto il popolo italiano». [f. sq.l Un collega francese «Erano in due, hanno colpito la nostra auto» Carmine Calò durante un'ispezione a Kabul. Accanto, i colleghi portano a braccia il feretro ad Islamabad