Arriva la Finanza, ore di tensione in Curia

Arriva la Finanza, ore di tensione in Curia Napoli, i militari prelevano 10 floppy disk e le carte di un conto corrente. Nel mirino un assegno da 100 milioni Arriva la Finanza, ore di tensione in Curia Blitzper avere documenti del cardinale indagato per usura NAPOLI. Le auto della Guardia di Finanza s'infilano di corsa nel cortile del palazzo: ufficiali e militari scendono dalle vetture, raggiungono gli uffici dove regna una calma apparente. Poco dopo da un ingresso secondario arriva il procuratore di Lagonegro, Michelangelo Russo, che si unisce alla squadra di investigatori giunti dalla Basilicata. Ha tutta l'aria di un blitz ed è la prima sequenza di una giornata convulsa in cui si sfiora l'incidente diplomatico tra la magistratura e la Chiesa. Sì, perché l'antico edificio di largo Donnaregina è la sede della Curia e finanzieri e giudice sono lì per notificare un avviso di garanzia al cardinale di Napoli, Michele Giordano, ed eseguire una perquisizione nel suo studio per sequestrare documenti. E' l'ultimo clamoroso atto dell'inchiesta che ha già portato in carcere il fratello dell'alto prelato, Mario Lucio, e che vede l'arcivescovo, per anni in prima fila nella lotta contro gli strozzini, indagato per concorso in associazione per delinquere, usura ed estorsione. Nel febbraio scorso, quando l'indagine prese il via, le voci sull'iscrizione del cardinale nel registro della procura di Lagonegro erano state smentite. Ma l'inchiesta è andata avanti e in quell'elenco, com'è venuto fuori ieri, monsignor Giordano è finito in maggio, quando gli investigatori hanno cominciato ad esaminare i conti correnti bancari, a seguire il filo di assegni versati ai familiari, somme riconducibili all'arcivescovo. Comincia poco dopo le 11 la mattinata di fuoco di monsignor Michele Giordano, quando magistrato e Guardia di Finanza approdano alla Curia, sotto gli occhi di giornalisti, fotografi e teleoperatori che - dopo le prime indiscrezioni - assediano il Palazzo nel cuore antico di Napoli, a pochi metri dal Duomo dove due volte l'anno si ripete il miracolo di San Gennaro. E subito si profila un braccio di ferro: il cardinale non ha alcuna intenzione di subire in silenzio una perquisizione che non ha precedenti. Tocca al suo legale, l'avvocato Enrico Tuccillo, chiamare i cronisti, invitarli in un clima teso e a tratti surreale ad assistere alle operazioni degli inquirenti: «Vi preghiamo di entrare perché voghamo che tutto si svolga nella massima trasparenza, alla luce del sole, an- che perché in quanto sta avvenendo ci sono evidenti violazioni di diritto. C'è un'opposizione di sua eminenza a questa perquisizione». Ma sarà proprio dell'avvocato Tuccillo l'abile regìa che impedirà lo scontro frontale tra i magistrati lucani ed un uomo di Chiesa che si sente ingiustamente nel mirino e invoca le sue prerogative. Poco dopo il procuratore Michelangelo Russo revoca il decreto di sequestro: il cardinale mette a disposizione 10 floppy disk e i documenti che riguardano un assegno, consegna spontaneamente il materiale di cui erano in cerca gli investigatori. A monsignor Giordano viene notificato l'avviso di garanzia per gli stessi reati che sono stati contestati al fratello ed il procuratore Michelangelo Russo («prima di venire qui ho fatto una visita alla cappella di San Gennaro nel Duomo») dispensa sonisi sedendo alla scrivania del cardinale che riceve i giornalisti. Inquirente e indagato faccia a faccia, sotto le telecamere e i flash dei fotografi. Sono le 2 del pomeriggio quando l'operazione Curia sembra terminata. Ma perché uno spiegamento di forze che ha visto piombare in largo Donnaregina 6 auto della Finanza, una ventina di uomini, un magistrato? Che cosa cercano gli inquirenti da un uomo di fede che in queste ore raccoglie soltanto attestati di stima? Mentre il fratello del cardinale, interrogato dal gip Umberto Rana nel carcere di Sala Consilina, si avvaleva della facoltà di non rispondere (i suoi legali vogliono avere il tempo di leggere i voluminosi atti dell'inchiesta), gli investigatori seguivano le tracce di assegni ed in particolare di uno per un centinaio di milioni versato dalla Curia di Napoli ad uno scultore. Sullo sfondo, il sospetto che quel danaro possa ricondursi in qualche modo al giro di usura scoperto in Lucania. Per la Curia si tratta del pagamento di un tabernacolo realizzato per il Duomo ài Napoli dall'artista che è stato a lungo ascoltato lunedì dal pm come testimone, ma gli inquirenti rilevano che manca una ricevuta. E al magistrato vengono quindi consegnati la scheda di un conto corrente e 10 floppy disk dell'archivio elettronico di un computer. Mariella Cirillo Rischiato l'incidente diplomatico. Il presule si è opposto alla perquisizione e solo una trattativa ha portato alla consegna delle carte Il procuratore: «Prima di venire qui ho visitato la cappella di San Gennaro»

Luoghi citati: Basilicata, Lagonegro, Lucania, Napoli, Sala Consilina