Rumi: «Un blitz in curia che non ha precedenti»

Rumi: «Un blitz in curia che non ha precedenti» Rumi: «Un blitz in curia che non ha precedenti» mìiì m Xfjif. IL GIUDIZIO DELLO STORICO E' un caso senza precedenti. Non era mai accaduto che una divisa si presentasse in una curia cardinalizia per ragioni di giustizia, per sequestrare dei documenti su disposizione della magistratura. Anche il professor Giorgio Rumi, docente di Storia contemporanea a Milano, notista dell'«Osservatore Romano» e condirettore di «Liberal», non ricorda episodi analoghi. Davvero non era mai accaduta una cosa simile? «Ci sono moltissimi precedenti, che risalgono al secolo scorso, di alti prelati finiti addirittura agli arresti. Ma si trattava sempre di ragioni politiche. Non ricordo accuse così gravi, e tantomeno formulate ad esponenti della gerarchia ecclesiastica di tale importanza». Dunque a quali precedenti fa riferimento? «Il più noto è forse quello dell'arcivescovo di Torino, Luigi Fransoni, che nel 1850 negò l'estrema unzione a uno dei ministri di Cavour, Pietro Santarosa, vietando a tutti i sacerdoti di assolvere lui o altri membri del governo». E perché mai? «Fu una reazione alle leggi che riducevano i privilegi ecclesiastici e prevedevano il sequestro di beni della Chiesa. Venne ad esempio soppressa l'eccezione di foro, in base alla quale i sacerdoti potevano essere processati solo dal tribunale ecclesiastico. Cavour si seccò moltissimo. Fece arrestare ed espellere dal Regno l'arcivescovo Fransoni, che morì a Lione». E a Napoli ci furono casi simili? «Tra il 1861 e il 1866 moltissimi alti prelati dell'ex Regno delle Due Sicilie furono sospettati di essere filoborbonici e accusati di essere nemici della patria. Venivano arrestati e mandati al confino: fu la sorte, ad esempio, dell'arcivescovo di Napoli Sisto Riario Sforza. All'arcivescovo di Milano Paolo Ballerini fu invece impedito l'accesso in curia perché era stato nominato dagli austriaci. Ricordo anche il caso del vescovo di Bergamo, che fu assalito dalla folla ed aggredito nel palazzo vescovile. Ma, in Italia, mai e poi mai ricordo l'arrivo dei soldati o della polizia per ragioni diverse da quelle politiche, tanto meno per cattedre importanti come quella del cardinale Giordano». E all'estero? E' mai successo? «Anche in questo caso, si tratta di ragioni politiche. Nell'Est europeo, molti sono stati in passato arrestati o perquisiti. Però, anche in questo caso, il paragone è improprio. Certo, molti religiosi hanno ricevuto contestazioni di reato, fuori dalle mura vaticane. Ma non si trattava di esponenti di così grande peso. Siamo davanti a un evento ecce- zionale. Mi auguro che la magistratura abbia agito con grande scrupolo». Il cardinale Giordano ha consegnato spontaneamente i documenti che cercavano i finanzieri. Ma la loro richiesta era legittima o no? «Non gli domandavano il suo epistolario con il Vaticano, né di consegnare documenti riservati su casi personali o di coscienza, dei quali sarebbe scorretto domandare ad un cardinale. Se si tratta di documenti contabili, la magistratura ha titolo per agire, purché rispetti tutte le procedure previste». Esiste una sorta di extraterritorialità per il palazzo vescovile? «La sede della curia non ha lo stesso status delle ambasciate o delle navi militari straniere presenti in acque italiane, nelle quali non è lecito intervenire neppure ai pompieri, se non su espressa richiesta delle persone che si trovano all'interno. La curia non gode di extraterritorialità, si trova sotto la giurisdizione dello Stato italiano. E i cardinali sono anche cittadini italiani, con diritto di voto, oltreché cittadini del Vaticano. Credo che il cardinale abbia agito con saggezza, comunque, a consegnare ogni cosa, mostrando di non avere nulla da temere. Certo sarebbe scandaloso, se la magistratura avesse deciso un'azione così clamorosa, e poi tutto finisse in niente. Mi auguro che il titolare delle indagini abbia agito con correttezza». Giovanna Favro «Se sono documenti contabili i giudici hanno titolo per agire purché rispettino tutte le procedure previste» Accanto: l'auto della Finanza nel cortile della curia napoletana. Al centro della pagina: il professor Giorgio Rumi

Persone citate: Cavour, Fransoni, Giorgio Rumi, Giovanna Favro, Luigi Fransoni, Paolo Ballerini, Pietro Santarosa

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Lione, Milano, Napoli, Torino