Sei fantasmi in cerca di gloria di Maurizio Lupo

Sei fantasmi in cerca di gloria Apparirebbero, da tempo, in altrettanti edifici storici e ora li si vuole sfruttare turisticamente Sei fantasmi in cerca di gloria / visitatori della Reggia di Venaria dicono di aver visto Vittorio Amedeo 11 LA STORIA LEGGENDE METROPOLITANE ■ L fantasma di Vittorio Amedeo I II di Savoia vaga nella Reggia B di Venaria». «Una figura femminile è apparsa nelle Gallerie di Pietro Micca». «A Palazzo Barolo si manifesta un'anima innamorata». «Spettri danzano a Palazzo Madama». Al museo d'Artiglieria «veglia un cavalleggero». E «statue africane s'agitano in quello d'Etnografia». Leggende? Fantasie? No: «Testimonianze. Persino fotografie». Circolano da tempo. Raccolte da personaggi del mondo dei beni culturali torinesi. «Come presa d'atto di voci esistenti» si giustifica il più prudente. C'è anche chi se la ride, «ma non troppo». E c'è chi, rubata una battuta a Eduardo De Filippo, confessa: «Non è vero, ma ci credo». Per poi far cadere il discorso. Ma ora il silenzio pare incrinarsi. Come mai? «Si è capito - ipotizza un esperto di comunicazione, che chiede l'anonimato - che la presenza anche solo presunta di uno spettro suscita sempre richiamo nel pubblico. Può essere una risorsa» Allude a fantasmi intesi come attrazioni? «Perché no? Sarebbero un'occasione in più, per parlare di un luogo». Tutto ciò a Torino rappresenta già un progetto? «Un'idea concreta c'è. Ma per ora è segreta». E se i presunti fantasmi, offesi, non dovessero collaborare, dileguandosi? «Nessuno è indispensabile, ci sono tecnologie capaci di riprodurre svariati effetti speciali. Ma perché dovrebbero offendersi per un omaggio alla loro fama? Oltretutto gli spettri sabaudi appaiono "presenze" garbate, per nulla spaventose, anzi ben disposte verso chi apprezza i luoghi a loro cari». Qualche esempio? «Il fantasma di Re Vittorio Amedeo II di Savoia». Dov'è? «Nella Reggia di Venaria» assicura Gianfranco Falzoni, presidente dell'Avta, l'associazione che gestisce manifestazioni alla residenza. «Secondo una leggenda - prosegue Falzoni - Vittorio Amedeo cavalca per la dimora, impugnando con la mano sinistra le redini e con la destra un lungo cero luminoso». Qualcuno l'ha visto? «Sul registro dei visitatori abbiamo diverse testimonianze che affer¬ mano d'aver visto qualcosa. C'è poi una fotografia». Che cosa ritrae? «Una macchia luminosa. Ingrandita, ha rivelato l'immagine di una testa di cavallo». E il cavaliere non compare? «Qualcosa è apparso la sera del 30 maggio scorso, nella Galleria di Diana. Durante la festa degli ex allievi del Liceo Cavour. Quando all'improvviso è mancata la luce. E sulla volta si è messa a volteggiare una brillante sfera azzurra, mentre nell'aria si spandeva aroma di bergamotto, essenza cara a Vittorio Amedeo II. Abbiamo creduto fosse un gioco degli organizzatori, ma questi hanno negato». Un'altra vicenda «misteriosa» è legata a una seconda «fotografia, scattata da un'anziana il 22 dicembre 1993». E' sera. In via Guicciardini 7, sede del Museo Pietro Micca, dalle 20,30 c'è una lunga fila di torinesi. Vogliono scendere nelle sottostanti gallerie della Cittadella, dove parte del gruppo storico del generale Guido Amoretti simula i combattimenti avvenuti durante l'assedio del 1706. Il pubblico ammesso assiste in attonito silenzio, fra lampi d'esplosioni e di flash fotografici. Uno dei quali fissa un'immagine sorprendente. Ritrae il profilo di una luminosa figura femminile, vestita di mantella e cuffia. La foto l'ha sorpresa men¬ tre abbraccia uno dei figuranti in azione. E' un'immagine tenera. Ma può essere truccata? «I tecnici che l'hanno vista - dice Amoretti - sostengono che per creare un simile trucco sono necessari perizia ed elaborati mezzi tecnici e di posa. Cose che sembrano incompatibili con la semplice macchina usata dall'autrice dell'istantanea e il luogo e il caos dov'è stata scattata». «La storia del fantasma di Palazzo Barolo è invece drammaticamente romantica» racconta Paolo Galli, direttore della residenza di via delle Orfane 2. «A manifestarsi è l'anima di Matilde Provana di Druent, figlia di Giacinto Ottavio Antonio Provana, detto"Monsu Druent"». La donna morì il 24 febbraio 1701, alle ore 13. Si lanciò da una finestra del piano nobile, per sfuggire alla reclusione impostale del padre, un avaro che l'aveva separata da marito e figli, per non pagare la dote pattuita, che aveva perduto al gioco. «Da allora, nelle notti di plenilunio vaga per la dimora, alla ricerca dei suoi bimbi e del consorte». Nessuno la teme. Dicono che «ha un mesto sorriso». Più sussurrate sono le voci che parlano delle «danze spettrali» a Palazzo Madama. I bene informati precisano che «si tratta di un ballo barocco, che si manifesta talvolta nel salone del primo piano». Un severo silenzio militare avvolge invece le notizie riguardanti il fantomatico «Cavalleggero» del Mastio della Cittadella, sede del Museo d'Artiglieria. Qui nessuno parla. Ma altri spiegano: «Lo spettro è stato visto al primo piano, nel sacrario delle bandiere, dinanzi alla vetrina che espone i cimeli di un caduto». Che tipo è? «Un ufficiale sabaudo. Fa il burbero con chi non rispetta il luogo». Un ultimo mistero è al Museo civico di Etnografia, in via Bricherasio 8: «Qui alcune statue africane si muovono», confida ottima fonte. «Tanto che è stato chiamato l'esorcista». L'ha invitato il Comune? «No, qualcun altro»? Perché? Questo fenomeno non serve? O il «fantasma» extracomunitario fa ancora paura? Maurizio Lupo L'esperto di comunicazione: «La presenza di uno spettro richiama un sacco di gente» Da sin., il «fantasma» nei sotterranei del Maschio della Cittadella e il cavallo di Vittorio Amedeo II

Luoghi citati: Torino, Venaria