L'edema scambiato per bronchite: morto
L'edema scambiato per bronchite: morto I famigliari: «Solo dopo 40 minuti d'attesa, al pronto soccorso si degnarono di visitarlo» L'edema scambiato per bronchite: morto Indagati 5 tra medici e infermieri del Maria Vittoria Era stato ricoverato in ospedale per una bronchite acuta. «Basta un po' di sciroppo e passerà tutto» aveva detto il medico intervenuto con l'ambulanza. Rosario Acquafondata, 53 anni, torinese, si spense un'ora più tardi. «Edema polmonare» hanno stabilito i medici del Maria Vittoria nella visita immediatamente successiva alla morte. E adesso cinque tra medici e infermieri sono indagati per omicidio colposo; il pm incaricato delle indagini, Laura Ruffino, ha già richiesto l'incidente probatorio. La storia della morte di Rosario Acquafondata risale ai primi giorni dello scorso gennaio ed è tutta raccontata nell'esposto che le figlie del pensionato (Giovina e Antonella) e sua moglie (Maria Polizzi) hanno presentato in procura. Sette pagine dattiloscritte che hanno convinto il pm ad aprire un fascicolo ed indagare un gruppo di medici e infermieri (Federico Vischia, 33 anni, di Rivalta; Antonio D'Amato, 42 anni di San Giusto; Luciana Bolognesi, 48 anni; Mauro Moratti, 50 e Enrica Pontiglio, 45, tutti di Torino). «Erano le sette di sera; nostro padre cominciò a stare male. Con il passare delle ore le sue condizioni sono decisamente peggiorate, al punto che decidemmo di chiedere l'intervento di un'ambulanza» hanno spiegato le figlie di Rosario Acquafondata. Quando l'automezzo attrezzato per il soccorso avanzato arrivò in via Gino Lisa dove abitava la famiglia, le condizioni di Rosario Acquafondata erano gravissime. Vomitava sangue. Non riusciva a respirare. I medici stabilirono che si trattava di una bronchite acuta: «Basta un po' di sciroppo. Comunque lo inviamo in ospedale per fargli sornministrare dei sedativi» spiegarono ai famigliari e scrissero sulla relazione di servizio consegnata all'accettazio¬ ne dell'ospedale. Rosario Acquafondata, ormai allo stremo delle forze, con sempre maggiori difficoltà a respirare rimase per quasi 40 minuti nell'anticamera del pronto soccorso. Davanti a lui c'erano «casi più urgenti». Verso le 21 un medico donna si prese cura di lui. Capì subito che era gravissimo, che non si poteva più tergiversare. Mezz'ora più tardi, però, il pensionato era già morto. Entrato quasi subito in coma era era spirato tra atroci sofferenze Assistite dagli avvocati Alessandro Alasia e Andrea Bertano le figlie e la moglie del pensionato hanno presentato un esposto alla procura. «Nostro padre era cardiopatico - hanno spiegato Giovina e Antonella -; quando, quella sera, giunse a casa nostra l'ambulanza, noi mostrammo ai medici tutta la documentazione. Spiegammo che papà era sottoposto ad una terapia anticoagulante, non ci diedero retta». Ora tutta la documentazione è in mano alla magistratura. L'incidente probatorio potrebbe aiutare a capire se davvero furono commesse irregolarità.
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