Segretari da notai a manager di Gianni Bisio
Segretari da notai a manager Enti locali Segretari da notai a manager Dal 1° luglio è mutato il ruolo e l'origine del segretario generale della Provincia e di quelli dei Comuni: da supervisore delle delibere (sulle quali doveva apporre un parere tecnico di legittimità formale) e da capo del personale, è divenuto con la riforma Bassanini il controllore della legittimità sostanziale degli atti e il gestore della struttura, compiti finalizzati ad un risultato pratico. Inoltre ora non è più un superburocrate nominato dal ministero dell'Interno ma è scelto dal presidente dell'ente in un apposito albo professionale. Edoardo Sortino, 57 anni fra pochi giorni, originario di Messina ma a Torino dal '62, è entrato alla Provincia di Torino dal 1° luglio scorso. In passato è stato in piccoli centri del Canavese, poi a Pianezza e per 13 anni a Collegno. Per ora è l'unico segretario generale del Piemonte (per una Provincia) individuato nell'apposito albo dal vertice dell'esecutivo con una sorta di gradimento, metodo nuovo previsto dalla Bassanini. Ma anche fra i segretari comunali non c'è stata quella «resa dei conti» che qualcuno temeva. Ci sono stati pochi casi di licenziamento in tronco del funzionario: «Siamo a livelli di fisiologica incompatibilità fra segretario e sindaco», dice sorridendo Sortino che è anche nell'esecutivo dell'Agenzia dei segretari e che quindi conosce molto bene ciò che è avvenuto nel resto del territorio nazionale. Ma la Provincia di Torino è anche l'unica - in Piemonte - ad aver nominato un direttore generale da un anno, scelta peraltro non obbligatoria che ha portato ad avere una dirigenza più articolata che deve operare in perfetta sintonia e i cui risultati si potranno misurare nei prossimi mesi. Sortino ritiene che quella di Palazzo Cisterna sia «una bella struttura, funzionante e preparata nella quale è già in corso una modernizzazione». Ma dice che ora si dovrà porre mano allo Statuto dell'ente e al regolamento per chiarire «chi fa cosa», cioè a chi compete l'adozione degù atti burocratici, se alla giunta o ai dirigenti. La normativa cambia rapidamente: «La mia generazione - dice Sortino - è una vita che continua a fare innovazioni, ogni dieci anni c'è una riforma delle riforme». Nega che con la legge 142 il ruolo del consiglio sia stato mortificato, parla di «indirizzo e controllo» della maggioranza, di collaborazione al miglior risultato attraverso le commissioni. Ma alla minoranza è rimasta una «vigilanza critica» e poca possibilità di riforma degli atti. Abuso di consulenze e di assunzioni a tempo di tipo privatistico: sono due critiche dell'opposizione alla giunta Bresso. Sciortino le giustifica, dice che tenere l'organico a livelli modesti, limitandosi alle figure indispensabili era già nelle legge del '93. Dice che la flessibilità è coerente al nuovo sistema organizzativo, che ci sono dirigenti «Scardinati», «incaricati a tempo» e attaché delle segreterie (che non vuole definire «portaborse»). Il loro impiego nei vari ruoli dovrebbe rendere più flessibile l'ente. Gianni Bisio
Persone citate: Bassanini, Edoardo Sortino, Sciortino
Luoghi citati: Bresso, Collegno, Messina, Pianezza, Piemonte, Torino
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