«Sì, l'abbiamo accoltellato noi»
«Sì, l'abbiamo accoltellato noi» Un carabiniere e l'amico confessano l'assassinio del ensionato a Gruliasco «Sì, l'abbiamo accoltellato noi» L'amante: volevo Anna solo ber me. lo odiavo Macché rapina finita in omicidio. Domenico Russo, il pensionato accoltellato tre giorni fa in una stradina di campagna tra Torino e Grugliasco è stato ammazzato da chi diceva di essere suo amico. Eliminato perché con i suoi 62 anni era già vecchio, malato, «la causa di tante discussioni». Lo ha ammazzato il nuovo compagno della sua ex convivente, Giuseppe Bosio, 33 anni, appuntato dei carabinieri in servizio all'autoparco di via Guido Reni, con sette coltellate al ventre e all'addome. Voleva eliminarlo. Lo ha fatto sotto gli occhi e con il consenso del suo più caro amico, Walter Boscherini, 32 anni, un operaio che conoscenti e colleghi di lavoro definiscono: «Un po' strano. Chiuso e introverso. Un ragazzo psicologicamente debole, molto legato a Giuseppe Bosio e alla sua donna». Lei si chiama Anna Lacertosa, ha 39 anni, per venti ha vissuto accanto a Domenico Russo. A dicembre era andata a convivere con il giovane appuntato in un alloggio di mi complesso signorile, con piscina, in via Piacenza. Da qualche mese si era trasferito lì anche Domenico Russo. Un ménage a tre, tollerato, perché lui era malato. Ed è lì, in quell'alloggio al primo piano, nel salotto con divano letto dove dormiva Domenico, che dopo Ferragosto, al rientro da un weekend al mare, è maturato il delitto. Se tutto si è svolto come lo ha raccontato Walter Boscherini, l'assassinio di Domenico Russo era stato pensato come l'unica soluzione ai problemi dei due conviventi. Litigavano per la presenza di Domenico. Non era anziano, aveva 62 anni, ma molti problemi di salute. A dicembre era stato operato per un'ulcera perforata e un tumore benigno all'addome. Le cure le avevano pagate loro. E poi, in casa, la sua presenza un po' li disturbava. Aveva i suoi ritmi di vita: pomeriggio alla bocciofila, la sera davanti la tv. Voleva sentirsi ancora amato, chiedeva conferme: «Non mi lascerete mai da solo, non è vero?». Insomma: un po' dava fastidio. Il racconto che ha fatto Boscherini al capo della omicidi Sergio Molino, prima, e al pm Antonio Malagnino, poi, è dettagliato e preciso. Il suo avvocato, Deborah Abate Zaro, si limita a dire: «Ha ammesso di aver partecipato all'i¬ deazione del delitto». Come dire: sapeva cosa doveva fare mercoledì sera, dopo la cena a casa di Giuseppe e Anna perché aveva architettato con loro il piano. Doveva caricare Domenico in auto e portarlo in una stradina di campagna in zona Gerbido. E servirlo all'assassino. Assistere a tutto, prendersi due pugni in faccia, e poi fingere la rapina. Ha recitato la sua parte Walter Boscherini. Era già corso al centro sociale Barroccino occupato a dare l'allarme quando, per caso, è passata da lì una pattuglia della Digos che lo ha trovato mentre stava già raccontando dell'aggressione. Aveva il viso tumefatto e gli abiti senza una goccia di sangue. Ma l'altra notte, quando in questura lo hanno messo alle strette, ha confessato. Quasi una liberazione: «Lo abbiamo ucciso noi». E dopo di lui ha parlato anche Giuseppe Bo¬ sio. Ha negato la premeditazione, ma ha ammesso: la mano che impugnava il coltello era la sua. L'unica che non parla è Anna Lacertosa. Assistita dall'avvocato Elisabetta Artiano ha negato tutto. Non sapeva nulla. Non aveva sospettato nulla. Ha ripetuto le stesse cose dette l'altro giorno ai cronisti, quando, senza piangere aveva imprecato: «Vorrei avere tra le mani quei bastardi che lo hanno am¬ mazzato». E il suo lui, con la faccia pensosa, ripeteva: «Mi trattava come un fratello. Me lo diceva sempre "quello che fai tu per me non lo hanno fatto neanche i miei quattro figli". A Ferragosto siamo andati tutti al mare: noi due, Domenico e Walter. Una bella vacanza...». Due ore dopo Giuseppe e Anna entravano in questura per un interrogatorio di routine. Walter era ancora lì dalla notte precedente. Gli stessi vestiti addosso e la faccia triste: «Lo hanno ucciso come un cane». Poco dopo la confessione. Adesso si cerca di capire le ragioni vere di questa follia che ha portato in carcere per omicidio premeditato tre persone. Il comandante provinciale dell'Arma, Tullio Del Sette: «Una vicenda squallida e triste. Il nostro appuntato faceva servizio come meccanico specialista, non aveva incarichi istuzionali». I conoscenti di Walter Boscherini stentano a credere a tutta questa vicenda. Dicono: «Era sicuramente succubo di quella coppia. Lui è un ragazzo troppo buono. Non aveva amicizie femminili. L'unica sua passione erano le auto. Il coupé se l'è comperato con i suoi risparmi». E tutti si chiedono perché ha partecipato al delitto. Gli era stato promesso denaro? Favori? Lui ha negato: non ci avrebbe guadagnato nulla. E il suo avvocato scuote la testa: «Incomprensibile». Ha già chiesto per lui una perizia psichiatrica. Lodovico Poletto ■v " Fermati per omicidio insieme con la donna al centro dei dissidi Il posto dove è stato accoltellato a morte il pensionato. Giuseppe Bosio (a sin.) il carabiniere accusato con Walter Boscherini (sotto) di omicidio premeditato
Luoghi citati: Grugliasco, Torino
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