Rossi: pochi mi hanno capito

Rossi: pochi mi hanno capito Moto: il centauro è «sparito» dopo il trionfo iridato nella classe 125 Rossi: pochi mi hanno capito Resto grande, ma con meno allegria» « UBRNO N anno fa, di questi tempi e proprio sulla pista della Repubblica Ceca, Valentino Rossi coronava con la conquista del titolo mondiale una stagione entusiasmante. Per lui un anno indimenticabile, 11 vittorie, un 2° e un 3° posto, le guasconate con gli amici, i giri d'onore con le bambole. E poi i travestimenti da Robin Hood, i titoloni sui giornali, la notorietà. Ora, a 12 mesi di distanza, Rossi non vince quasi più: un successo, 3 secondi posti, 4 ritiri. In compenso, è maturato. Valentino, che succede? Ci spieghi questa metamorfosi. «Mettiamo le cose in chiaro: la vittoria del Mondiale non mi ha affatto cambiato la vita. Io sono quello di sempre, con un anno in più e una gran voglia di divertirmi. Riguardo alle vittorie, avevo messo tutto in conto. Quando si cambia di cilindrata e si passa da una motoretta ad una moto vera come la 250, ricominci da capo. E nel bilancio consideri pure le cadute: tutto serve, per imparare». Ma il Valentino «giamburrasca», non c'è più. «C'è sempre. Solo che ho deciso di divertirmi con chi voglio io, senza più guasconate in pubblico». Peccato, piacevano a molti «Non è vero. Più volte ho letto che ero diventato un pagliaccio, che facevo tutto per attirare l'attenzione. Ed invece i miei amici ed io ci stavamo sù la notte per trovare l'idea giusta. L'obiettivo era divertirci e far divertire un mondo diventato troppo serio. Non è piaciuto? E allora basta. La gente non merita certe cose. Molto meglio salire sul podio e fare solo ciao ciao con la manina. E se vorrete vedere il vero Valentino, fate un salto a Tavullia, il mio paese, e ci divertiremo insieme». Magari facendo ammattire ancora i carabinieri con le scorribande in motorino... «No. Quello è un capitolo chiuso, eravamo giovani! Adesso andiamo tutti in macchina e non si scherza. Se ti impongono l'alt, ci fermiamo. Prima invece, vivevi con l'incubo che ti sequestrassero il motorino, l'unico mezzo di locomozione che avevi. Per questo tentavi la fuga». Un bel gruppo di amici. A proposito, sono aumentati? «Dipende da cosa intende per amici. Quelli veri sono gli stessi, naturalmente c'è un sacco di gente che fa l'amico e invece non è. Ma ormai sono abituato e li scopro al volo. Per me l'amico vero è quello che non ti tradisce mai». Marcellino Lucchi, suo compagno di squadra, dice che quest'anno lei non ha saputo accontentarsi, che è caduto troppe volte. «Io corro in moto e per me l'obiettivo è vincere. Di che cosa avrei dovuto accontentarmi? Sì, potevo cadere di meno e fare più punti, ma non avrei mai potuto mettermi in concorrenza col mio compagno Harada, lui è troppo più forte. Con Capirossi è diverso: so che posso stargli davanti e ci proverò sempre. Sono un pilota, non un ragioniere. Quest'anno ho vinto una sola volta e già mi sembra di toccare il cielo con un dito. Merito delle Aprilia che volano, mentre le Honda vanno male». Il suo obiettivo immediato? «Smetterla di cadere, ricominciare a vincere e arrivare almeno 2" nel Mondiale, dietro ad Harada ma davanti a Capirossi. Anche perché ho dimostrato che, se non cado, sul podio ci arrivo di sicuro». E sul piano affettivo? Un anno fa si lamentava per lo scarso successo con le ragazze. Ora le dovrà tenere alla larga. «E invece no. Tutto è rimasto come prima. Sono sempre alla ricerca della mitica ragazza dai capelli rossi, come Charlie Brown. Le mie fans? Sono tante, per carità, mica carme, però. Vabbè, vuol dire che deve andare così. Ma se l'aria cambiasse non mi dispiacerebbe». Diaggi è arrivato a Brno in compagnia di Anna Falchi. «Beato lui». E' la prima cosa carina che dice di lui in tanti anni: l'inizio del disgelo, magari anche nei confronti di Schumacher? «Ma neanche per idea. Su Biaggi non cambio idea e tanto meno su Schumacher, che quest'anno, tanto per farmi arrabbiare, va anche più forte di Villeneuve, il mio idolo, uno controcorrente». E almeno in questo è il solito, vecchio, Valentino Rossi. Enrico Biondi E' finito il tempo delle guasconate: «Ho dovuto cambiare però cadendo meno batterò Capirossi e arriverò secondo»

Luoghi citati: Aprilia, Tavullia, Villeneuve