Proietti: sto con le voci in sciopero
Proietti: sto con le voci in sciopero I doppiatori ancora in agitazione, rischiano di saltare i film americani Proietti: sto con le voci in sciopero «Nei contratti indicati come cancelleria» ROMA. I doppiatori italiani, in sciopero dal 15 luglio, andranno avanti ad oltranza e a rischiare di rimanere nei magazzini non saranno solo i grandi film americani dell'autunno, ma anche quelli di Natale. La categoria, che conta circa 500 rappresentanti in Italia, la maggior parte concentrati a Roma, sparsi in oltre 100 società, da anni in lotta tra di loro, stavolta è unita. L'obiettivo ò quello di superare l'attuale situazione, che prevede un accordo nazionale con un tariffario, per arrivare ad un vero contratto nazionale. «Siamo da sempre la "Cenerentola" dell'audiovisivo - spiega Massimo Rinaldi, 45 anni, figlio d'aite (il padre, Peppino, è stato il doppiatore di Marion Brando e Paul Newman) -: gli americani, con disprezzo, ci definiscono nella voce "spese di cancelleria". Veniamo pagati con una tariffa a riga, che oscilla da 2500 a 1800 lire, e un gettone di presenza ogni volta che entriamo in sala di doppiaggio. Le divisioni interne hanno sempre fatto il gioco della controparte, cioè distributori, Rai, Mediaset e Anica. Abbiamo sempre lavorato in fretta e con orari massacranti per 0 "bene dei film". Ora basta. L'esempio è la Francia, dove i nostri colleghi hanno scioperato sei mesi ottenendo il diritto d'autore». «Una battaglia sacrosanta», Gigi Proietti, doppiatore ai suoi esordi e ancora di recente voce di Robert De Niro in «Casinò» e del Genio in «Aladdm» della Disney, è dalla parte dei colleghi. «La richiesta di un contratto - continua Proietti, che in passato ha doppiato Richard Burton, ma anche lo Stallone del primo "Rocky" e il Dustin Hoffman di "Lenny" - mi sembra assolutamente legittima. Quanto alla speranza di poter ottenere una sorta di diritto d'autore sui vari passaggi in tv o in cassetta, auguro ai doppiatori di riuscire lì dove nemmeno gli attori sono riusciti. Ho l'atto dodici puntate di "Rocca" e sono andate in onda due volte, ma non ho visto una lira. Dalla Francia, per un film di tanti anni fa, mi arrivano ancora compensi legati ai vari passaggi tv. I doppiatori hanno il vantaggio di essere davvero uniti stavolta». Proietti non trova scandaloso che i doppiatori siano decisi a «bloccare» film molto attesi e puntualizza: «Se mi chiedessero, come voce nota, di sostituire un doppiatore in sciopero, magari per dare la voce a Tom Hanks e far uscire il film di Spielberg, non lo farei mai. Mi ricordo la fatica e i pochi soldi che prendevo alla fine degli Anni Sessanta per questo lavoro e sono con la categoria». Un «giro d'affari» stimabile intorno ai 50 miliardi l'anno, dovrebbe essere questa la cifra del «fatturato» dei circa 500 doppiatori italiani. Ma se il doppiatore «anonimo» è legato alle tariffe a riga dei copioni, la «voce nota», legata stabilmente ad attori celebri, può permettersi ima trattativa privata fuori mercato. Il caso più noto è quello di Oreste Lionello, che qualche anno fa per doppiare il «suo» Woody Alien chiese 40 milioni. Gli vennero dapprima rifiutati, poi, dopo i tentativi, giudicati non soddisfacenti, di trovare un degno sostituto, Lionello ottenne la cifra richiesta. Anche Giancarlo Giannini, per doppiare Al Pacino nel remake di «Profumo di donna», ottenne una cifra che si aggirava intorno ai 50 milioni. Ma si tratta di eccezioni. Molti i titoli che potrebbero rimanere bloccati, «Salvate il soldato Ryan» di Spielberg, il «Principe d'Egitto», il film tratto dalla serie «X-Files», «La maschera di Zorro» con Antonio Banderas, «Ronin» con Robert De Niro e anche «La leggenda del pianista sull'Oceano» di Tornatore, girato interamente in inglese. Il 31 agosto i doppiatori torneranno a riunirsi. [s. n.] «A parte alcuni casi clamorosi siamo pagati a riga e non abbiamo il diritto d'autore» L'attore Gigi Proietti si schiera dalla parte dei doppiatori: ha prestato la sua voce a Robert De Niro in «Casinò»
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