D'Antoni: non rinuncio allo sciopero generale di Enrico Singer

D'Antoni: non rinuncio allo sciopero generale D'Antoni: non rinuncio allo sciopero generale SROMA ERGIO D'Antoni, lei aveva parlato di sciopero generale. Adesso Ciampi annuncia una Finanziaria «espansiva» e ipotizza un nuovo patto sociale. E' soddisfatto? «Sono soddisfatto perché riconosce che le critiche che il sindacato ha fatto erano giuste. La necessità di una forte mobilitazione sulla questione del lavoro e dello sviluppo è confermata dalle proposte di Ciampi. Da una parte si ammette che i risultati non ci sono stati e, dall'altra, si rilancia quella concertazione che invoco ormai da tempo». E' d'accordo su un nuovo patto sociale? «La politica della concertazione è stata l'asse fondamentale di questo Paese negli ultùni cinque anni. Ci ha anche portato in Europa perché è stata il motore della sconfitta dell'inflazione e dell'abbassamento dei tassi. Quello che è stato sorprendente è che nell'ultimo anno è stata messa da parte. E questo è avvenuto per colpa delle contraddizioni della maggioranza». Quali contraddizioni? «Basta citare le 35 ore. Non si può decidere scavalcando le parti. Adesso, se la politica della concertazione riparte davvero, come promette Ciampi, sono soddisfatto». Fino a dove è disposto a spingersi il sindacato in una trattativa per un nuovo patto sociale? «Il sindacato è disposto ad affrontare qualsiasi trattativa. Con un paletto. Non capisco che cosa si voglia intendere con questa "flessibilità in uscita" di cui sento parlare. Se vuol dire libertà di licenziamento, allora no. Non si capisce che cosa bisogna inventare di più. Per il resto non ho problemi. Tutto ciò che può portare verso più lavoro si può trattare». Che cosa, in concreto? «La proposta di Ciampi ha due difetti, se voghamo chiamarli così. Il primo è la sua genericità: si elencano le cose per titoli mentre è il caso di mettere i contenuti nero su bianco. L'altro difetto è proprio che cosa vuole fare il governo: in una politica di concertazione le parti sono tre, non due. Poi ci sono le cose che non deve fare: il governo non deve fare leggi scavalcando le parti. Sono un sostenitore della riduzione dell'orario: però la via è contrattuale». La sua ipotesi di sciopero gene¬ rale, allora, rimane valida? ((Assolutamente sì. Se non c'è in campo un sindacato con una proposta chiara di mobilitazione e di merito, temo che continueremo una discussione, anche illuminata come quella del ministro Ciampi, ma che non porta da nessuna parte». Ma nel sindacato non c'è unanimità sullo sciopero generale... ((Anche la Uil negli ultimi tempi mi pare più Disponibile. Io propongo che tutto il sindacato cerchi una mobilitazione forte sui temi dell'occupazione». Anche se questo comportasse un rischio per la stabilità del governo? «Se il sindacato in tutta la sua storia si fosse curato della stabilità del governo, probabilmente non avrebbe mai fatto uno sciopero generale. E poi, guai a quel sindacato che non fa prevalere il merito: diventa subordinato al quadro politico. A quel punto la sua collocazione è minoritaria». Lei pensa che ci sia una parte del sindacato subordinata al quadro politico? «Non dico questo. Faccio soltanto una constatazione, anche perché ho visto che c'è grande ipersensibilità da parte di tutti. E constato che, per evitare un'iniziativa, bisogna avere degli argomenti. Non mi si portano argomenti. Quindi...». E sulla Finanziaria? Ciampi annuncia che non ci saranno nuove tasse, che non si toccheranno le pensioni, che ci sa¬ ranno investimenti per l'occupazione... «Per la parte che non si fa - intendo tasse e pensioni - il mio giudizio è senz'altro positivo. Per la parte che si fa non è affatto buono. Perché bisogna prima fare una verifica di quello che non è stato realizzato: altrimenti scriviamo un libro dei sogni. Ricicliamo i 36 mila miliardi che sono sempre gli stessi, e che non riusciamo a spendere, ripromettiamo questa grande massa di miliardi europei, o parliamo di 350 mila posti di lavoro. Ormai siamo ai numeri al Lotto». Anche Prodi si è detto ottimista. Ha parlato di «fase espansiva» per la nostra economia... ((Anch'io sono ottimista per carattere. Però questo non mi sembra ottimismo: mi sembra non fare i conti con la realtà. I dati del Pil, purtroppo non vanno in questa direzione. In Europa siamo il Paese che cresce di meno. Ci sarà un motivo? Bisognerà chiederselo. Se no, continueremo a galleggiare tra le contraddizioni. Perché questo è avvenuto nell'ultimo anno. Ecco: noi non possiamo più galleggiare». Enrico Singer

Persone citate: Ciampi, D'antoni

Luoghi citati: Europa