Merloni: mi spaventa il controllo dei profitti di Ugo Bertone
Merloni: mi spaventa il controllo dei profitti Merloni: mi spaventa il controllo dei profitti LMILANO A proposta Ciampi? «Semplice, è cominciato il secondo tempo della partita del '93. E mi sento, al proposito, di dare un consiglio al ministro del Tesoro...». Al telefono, strappato alle fatiche della vela, c'è Vittorio Merloni, presidente dell'Ariston ed ex presidente della Confindustria. E' in vacanza in Sardegna dove, fino a pochi giorni fa, era ospite di suo fratello Francesco lo stesso Ciampi... «Viene qui da tre-quattro anni - ammette lui - ma tra noi c'è un patto tacito. Non si parla di politica o di economia. Certo, mi è sembrato ottùnista...». Che cosa distingue la partita del '93 da quella di oggi? «Allora era in palio l'Europa, una meta difficile che richiedeva un grande sforzo collettivo. Oggi si tratta di far ripartire l'occupazione, e questa è una sfida che si vince in periferia, caso per caso. E' difficile ripetere il successo se non si cambia tattica: stavolta bisogna giocare di meno al centro e più sulle ali, sugli attori locali sia della politica che delle imprese o del sindacato». Eppure la proposta Ciampi, flessibilità in cambio di investimenti, ha un valore generale... «Non discuto il principio. Credo che siamo tutti d'accordo sul fatto che più flessibilità vuol dire più opportunità anche per il lavoro, come ha detto lo stesso Paolo Fresco. Ma il problema è passare dai principi ai fatti perché un accordo generico non serve a niente». Facciamo qualche esempio allora.. «Prendiamo la legge 488. Esiste una graduatoria per l'erogazione dei fondi. Potremmo affennare il principio che d'ora in poi vanno premiate con i finanziamenti quelle aziende che fanno investimenti mirati all'occupazione mentre il sindacato, dal canto suo, s'impegna a garantire più flessibilità. Eppoi bisogna coinvolgere gli enti locali...». In che modo? «Faccio un altro esempio: volevamo investire 200 miliardi per una centrale elettrica ad Ascoli Piceno, mettendo in moto un meccanismo che avrebbe generato qualche centinaio di posti di lavoro. Non c'è stato nulla da fare di fronte all'opposizione dell'amministrazione locale, pidiessina. Qualche centinaio di chilometri più a Nord, a Ferrara, ci hanno accolto a braccia aperte». E non è questione di tessere... «L'ideologia o la politica non c'entrano affatto, perché anche qui avevamo a che fare con un'amministrazione pidiessina. La compe¬ tizione tra amministrazioni locali, del resto, è un fatto comune in tutto il mondo così come, devo sottolineare, non conosco nessun posto sul pianeta dove il salario sia eguale...». Il sindacato può accettare un'impostazione del genere? «Non mi stupisce affatto l'accoglienza positiva all'appello di Ciampi. Ma ii sindacato è contrario alle generalizzazioni. Del resto, la forza delle confederazioni ò sul territorio, dove si tratta sui temi concreti e la questione lavoro brucia por davvero». E non si sente parlare di 35 ore o di altri temi di un autunno che s'annuncia caldo. Vero? «L'autunno potrà essere caldo solo per motivi politici, quello economico non lo vedo male. Almeno per una volta, per favore, non parliamo di 35 ore». Non teme che si mitizzi la concertazione? «No, se si punterà alla concertazione locale, sul territorio. Altrimenti si rischia di andare sul generico. Il successo, e la concertazione ha senz'altro avuto successo, è uno spazio vuoto che va riempito, come dice De Rita...». Come giudica il richiamo alla programmazione? «Quello mi spaventa, così come mi spaventa quando si comincia a parlare di controllo dei profitti. Io credo che le imprese debbono fare piti profitti e pagare più tasse. Il resto mi sembra sbagliato: magari si potessero fissare i profitti a tavolino...». Ma al Tesoro sospettano che le imprese abbiano rallentato gli investimenti. E' d'accordo? «La mia esperienza insegna che, per fare qualche profitto, occorre investùe molto. E spesso gli utili sono molto bassi rispetto al turnover dei capitali. Eppoi, se mi guardo in giro non mi sembra poi così vero quel sospetto». Sul serio? «Se vado ad ordinare un impianto i tempi di consegna sono lunghissimi. Se penso ai miei colleghi, vedo solo gente che investe, in Italia e fuori. Il fatto è che la domanda, in Europa, cresce, ma non ai ritmi che qualcuno si aspettava». Ugo Bertone A sinistra: Sergio D'Antoni segretario della Cisl A destra: Vittorio Merloni ex presidente della Confindustria
Persone citate: Ciampi, De Rita, Paolo Fresco, Sergio D'antoni, Vittorio Merloni
Luoghi citati: Ascoli Piceno, Europa, Ferrara, Italia, Sardegna
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