L'Antimafia: puniamo i mediatori di Francesco Grignetti
L'Antimafia: puniamo i mediatori L'Antimafia: puniamo i mediatori «Depistano e sfruttano iparenti dei rapiti» LA RELAZIONE DEL «POOL» ANTISEQUESTRI SROMA I', di certe cose eravamo ampiamente a conoscenza. Dal nostro lavoro emergeva il mondo dei "mediatori" sardi così come sta venendo fuori oggi. E perciò noi proporremo alcune modifiche alla legge, che va migliorata, non smantellata. E non sono affatto d'accordo con il procuratore generale Pintus. Sono in tanti, forse in troppi, ad aspettare solo che venga abolita la legge sul blocco dei beni. Tutto il mondo dei "mediatori", per intenderci, che tengono in loro mano le povere famiglie dei sequestrati. Tra l'altro sono i primi a depistare gli inquirenti». Così diceva ieri Alessandro Pardini, il senatore diessino alla guida di quel sottocomitato dell'Antimafia che si occupa di sequestri di persona. I lavori iniziarono a febbraio quando era ancora in alto mare il caso Soffiantini, imprenditore bresciano. Anche Pardini è di Brescia. Fu quasi scontato affidare a lui il lavoro. UN LAVORO DI GRUPPO. A settembre Pardini dovrebbe presentare la relazione. Ma forse, visti gli sviluppi di questa estate (arresto del generale Delfino e suicidio del giudice Lombardini), ci vorrà un supplemento di istruttoria. Probabilmente ascolteranno il procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli, che per una volta non andrà in Parlamento a parlare di mafia, quanto di sequestri, zone grigie e mediatori. Ottaviano Del Turco ha annunciato che c'è fretta, che si ricomincia il primo settembre. Nonostante le polemiche di mezzo agosto, i diversi commissari hanno lavorato sodo e senza pregiudizi politici. «CERTI VERSIONI FANNO ACQUA». Racconta uno che ha partecipato con pazienza certosina a tutte le audizioni, l'on Mario Borghezio, leghista: «Ci eravamo convinti che la versione ufficiale sul caso Melis fa acqua da tutte le parti. Libera senza pagare riscatto? Boh. Quando abbiamo sentito i protagonisti, ci guardavamo in faccia con l'aria di chi non ci crede: "Qua ci prendono per cretini". Piuttosto c'è da approfondire l'intervento dello Stato. Perché un conto è pagare un informatore. Va benissimo. Meno bene se lo Stato molla centinaia di milioni a un sequestratore per costruire qualche brillante carriera. Vedo che un ex capo del Sisde, Malpica, attribuisce l'andazzo all'ex capo della polizia Parisi. Ma l'impressione è che fosse una prassi. In troppi si sono fatti belli con "brillanti operazioni" che erano semplici pagamenti. Specie sotto elezione». Borghezio ha inviato una lettera a Del Turco chiedendo l'audizione di numerosi ex ministri dell'Interno. LO ZAMPINO DI MASSONI E 007. «Prove non ne abbiamo - sostiene l'onorevole Angela Napoli, An, anche lei del gruppo di lavoro - ma resta la forte sensazione che i servizi segreti siano intervenuti in diversi episodi. Lo stesso si può dire per la massoneria. Penso che nella relazione ci saranno alcuni capitoli dedicati al ruolo di questi organismi tanto misteriosi». UNA LEGGE DA DIFENDERE. «Faremo diverse proposte al Parlamento - dice sempre l'on. Napoli - per modificare la legge sui sequestri. Siamo tutti d'accordo che il blocco dei beni sia mantenuto. Non solo. Va inserita e perseguita la figura del mediatore, che è diventata una scandalosa professione. Nel caso del sequestro Melis, ad esempio, ci sono larghi buchi neri. La famiglia non ha collaborato con lo Stato, s'è rivolta a mediatori locali, non si sa che cosa sia accaduto e quali uomini abbiano tenuto i contatti con i banditi». Aggiunge Giuseppe Lumia, capogruppo ds all'Antimafia: «C'è poco da polemizzare con Del Turco o con Caselli. La commissione aveva individuato tempestivamente l'esistenza di questa "zona grigia", dei mediatori che strumentalizzano il dolore delle famiglie. Una "zona grigia" che è figlia di istituzioni deboli che si lasciano intrecciare e corrompere. Ma l'Antimafia è portatrice di una alta concezione della legalità. Dobbiamo procedere nel caso-Cagliari tutti uniti e compatti come abbiamo fatto per il caso-Messina. I risultati verranno». E dice anche Borghezio: «Nello Stato s'era creata una filosofia che ha ampliato la "zona grigia". S'era tollerato che una galassia di strane persone intervenissero a vario titolo. In un Paese serio, il padre di una sequestrata va dal questore non da un avvocato di paese». I SEGRETI DI LOMBARDINI. Il nome del giudice Lombardini era venuto fuori da qualche mese. Ma nulla era trapelato sulla stampa. «Ce ne aveva parlato un magistrato di Cagliari in seduta segreta - rievoca l'onorevole Napoli - nel corso di un discorso sulle anomalie del caso-Melis. Ci disse che l'inchiesta sui mediatori stava portando molto in alto. Ci fece il nome del magistrato. Ci disse anche che era stata interessata la procura competente, quella di Palermo. Decidemmo quindi di moltiplicare le cautele. Non volevamo sovrapporci al lavoro del magistrato. Ma attendevamo con ansia i risultati dell'inchiesta». Aggiunge Pardini: «Quanto sta uscendo sui giornali non mi stupisce granché. Il nome di Lombardini era venuto fuori in relazione a sequestri vecchi, ma anche a nuovi». «LINEA DURISSIMA». Primo, bisogna arrivare ad arrestare più latitanti possibile, che sono i manovali sempre disponibili a tenere un ostaggio. Secondo, bisogna confiscare i patrimoni provenienti dai sequestri anche in forma di bar, terre, pecore o ville. Terzo, guerra aperta alla «zona grigia». Saranno queste le principali raccomandazioni che il sottogruppo sui sequestri farà al governo. Francesco Grignetti
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