Cardellini accecati per migliorarne il canto
Cardellini accecati per migliorarne il canto Catturati con le reti, gli uccelli venivano chiusi in gabbie al buio e feriti con aghi Cardellini accecati per migliorarne il canto Napoli: blitz delle guardie nell'allevamento dell'orrore NAPOLI. Dai voli liberi tra alberi e cespugli, al chiuso di un deposito senz'aria. Decine di gabbie tanto strette da impedire l'apertura delle ali, ammassate l'una sull'altra e coperte con teloni, panni, lenzuola: dentro escrementi, avanzi di mangime, uccelli morti e vivi. La salvezza per duecento tra cardellini e fanelli catturati per essere rivenduti è arrivata quando gli uomini della Finanza e le guardie venatorie hanno fatto irruzione nel locale dov'erano stipati in condizioni spaventose. Ma a molti era già stato riservato un destino crudele: chi li ha privati della libertà, li ha anche accecati bucando gli occhi con aghi e spilloni. Una pratica diffusa tra quanti fanno commercio di queste specie e che ha un unico, egoistico obiettivo: favorire le qualità canore dei piccoli volatili, farli cantare più a lungo. A scoprire il deposito in cui erano imprigionati i cardellini sono stati i militari della Guardia di Finanza di Pozzuoli in un'operazio¬ ne condotta insieme alla Lipu, la Lega per la protezione degli uccelli. Il locale si trova al Lagopatria, nel territorio del Comune di Giuliano, nel Napoletano, non lontano dall'abitazione del proprietario, un parrucchiere ventottenne. Nei suoi confronti è scattata una denuncia alla procura della Repubblica per detenzione di fauna selvatica (cardellini e fanelli appartengono entrambi a specie protette), esercizio dell'uccellagione, ovvero della cattura illegale di volatili, e maltrattamento di animali. Gli uccelli, accusano Finanza e guardie venatorie, erano tenuti «in condizioni incompatibili con la loro natura e in esasperata cattività», oltre ad essere stati in molti casi accecati per puro calcolo. «I cardellini - spiegano gli esperti della Lipu - vengono resi ciechi con aghi o spuli, oppure tenuti chiusi nel buio totale per impedire la funzione visiva, in modo da anticipare il processo di muta e favorire quindi lo sviluppo di qua- lità canore». Quando sono giunte nel deposito, dov'erano custodite anche le reti per la cattura, le squadre si sono trovate di fronte uno spettacolo terribile: nel buio, soltanto il fruscio di tante piccole ah. Le gabbie erano celate da teloni, in alcuni casi avvolte in panni e sistemate in scatole di cartone, in un caldo asfissiante che rendeva più penetrante il fetore. Dopo ima prima selezione «naturale» - molti erano I destinati a morire - gli uccelli sa¬ rebbero stati rivenduti. Li hanno invece liberati nell'oasi naturalistica degli Astroni, nell'area flegrea a Nord di Napoli, e quelli in condizioni peggiori sono stati affidati alla Lipu. Il coordinatore delle guardie venatorie, Ciro Troiano, non ha dubbi: «La costrizione in ambienti ristretti o in gabbie tanto piccole da impedire l'apertura delle ah, un locale buio, lo squilibrio termico, le carenze di igiene costituiscono maltrattamenti, sanzionati penalmente, così come più volte ribadito dalla Cassazione». Ma la cattura di uccelli canori resta un business (un cardellino può essere venduto anche a tre milioni). Mentre nel Napoletano veniva scoperto il deposito, a Vicovaro, in provincia di Roma, lo guardie forestali denunciavano due bracconieri accusati di aver catturato centinaia di cardellini con reti, richiami elettronici, per poi chiuderli in gabbie e venderli. Mariella Cirillo Altra operazione nel Lazio: denunciati due bracconieri che catturavano uccelli per rivenderli Alcune delle gabbie dove erano rinchiusi in condizioni pietose duecento cardellini e fanelli
Persone citate: Ciro Troiano, Mariella Cirillo, Napoletano
Luoghi citati: Comune Di Giuliano, Lazio, Napoli, Roma, Vicovaro
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