LA DOTTRINA CLINTON

LA DOTTRINA CLINTON LA DOTTRINA CLINTON vano praticamente in guerra con la Libia, e lo erano in tutti i sensi con l'Iraq. Invece Clinton, ordinando il raid dell'altro ieri, 20 agosto, ha chiarito che gli obiettivi non erano l'Afghanistan e il Sudan in quanto tali, e tanto meno un'area islamica in generale, il che sarebbe stato ovviamente assurdo, ma le basi di un'organizzazione terroristica internazionale, indiziata di avere compiuto gli attentati in Kenya e in Tanzania, così come di averne fatti in passato e di progettarne altri ancora per il futuro. Naturalmente, in casi come questi, una certa complicità dei Paesi ospitanti è fuori discussione, ma la «dottrina Clinton», se così vogliamo chiamarla, è che la superpotenza si riserva il diritto d'intervenire, per reazione, un po' ovunque, a prescindere dai rapporti intergovernativi. In altre parole, a un terrorismo «globalizzato», cioè transnazionale, dotato di autonomi poteri organizzativi e decisionali (come questo nuovo «Fronte» fondamentalista, antiebraico e anticristiano, che aggrega movimenti e militanti fanatici di vari Paesi, messo insieme con miliardi di dollari da uno sceicco tanto ricco quanto pazzo), l'America risponde alla pari, eludendo di fatto anch'essa le vecchie regole del diritto internazionale. E' un aspetto, certo inquietante e che andrebbe approfondito, del dopo-guerra fredda. Finché il mondo si è retto sul «bipolarismo» Usa-Urss, il terrorismo ne è in qualche misura dipeso, o vi ha trovato una sponda, e le due superpotenze di allora hanno potuto controllarne gli effetti peggiori. Ora, nel mondo appunto globalizzato, «unificato», in cui i mercati interagiscono in pochi secondi su scala planetaria, e ne derivano spesso rilevanti conseguenze politiche, anche il terrorismo è uscito dagli antichi schemi. E lo stesso tende a fare la potenza dominante. Siccome a volte la letteratura anticipa la realtà, vengono in mente quei romanzi di Fleming (i romanzi più che i film), in cui personaggi eccentrici, non lontani da quello che è oggi Osama bin Laden, sfidavano il mondo reale e ne minacciavano la sopravvivenza con le loro utopie criminali, sorrette dalla ricchezza e dalla tecnologia, finché non arrivava James Bond... Purtroppo non c'è un James Bond nella realtà politica attuale, così come non c'è in alcun caso. E allora quali sono i risultati, gli effetti, finora, del blitz di Bill Clinton (che forse non è finito)? La valutazione è inevitabilmente complessa. Assediato dallo scandalo interno sessual-giudiziario, il Presidente ha dimostrato che non per questo la superpotenza è paralizzata. Gliene hanno dato atto i sondaggi in¬ terni americani e i consensi dei principali alleati europei (oltre ovviamente a Israele). Però c'è stato un severo contraccolpo nel mondo islamico, compreso quel Pakistan che pure è alleato dell'America (e nel cui territorio pare sia caduto un missile per errore, non senza vittime). Questo tipo di globalizzazione andata e ritorno non è certo fatto per compiacere i territori attraversati, né per placare le animosità ideologiche o religiose. Su un piano più generale, e senza nulla togliere all'analisi del nuovo terrorismo che sta dietro alla «dottrina Clinton», noi alleati dell'America vorremmo che l'uscita dal pantano sessual-giudiziario del Presidente fosse, in un modo o in un altro, per ridare una seria credibilità complessiva alla potenza-guida dell'Occidente e del mondo. Di fronte a una serie di problemi planetari, dei quali il terrorismo islamico-estremista è solo uno, anche se il più vistoso e tragico, in termini immediati. Aido Rizzo

Persone citate: Aido, Bill Clinton, Clinton, Fleming, James Bond, Osama Bin Laden