«Dateci il killer del rabbino» di Aldo Baquis

«Dateci il killer del rabbino» ISRAELE Tensione al funerale del religioso assassinato, Hebron «zona militare chiusa» «Dateci il killer del rabbino» Netanyahu chiede l'intervento diArafat TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO La brutale uccisione da parte di un palestinese di un rabbino che viveva a Hebron (Cisgiordania) presso la linea di demarcazione fra il settore israeliano e quello controllato dall'Autorità palestinese ha fatto ieri buscamente risalire la tensione nei Territori, proprio quando sembrava profilarsi la prospettiva di un accordo sul ritiro israeliano. Accompagnando il feretro del rabbino Shlomo Raanan (63) per sessanta chilometri da Hebron al monte degli Ulivi di Gerusalemme, migliaia di ebrei ortodossi hanno inveito contro i palestinesi, hanno sonoramente contestato i ministri Yitzhak Mordechai (Difesa) e Yuli Edelstein (Immigrazione) e hanno invocato vendetta. «Era un giusto, non aveva mai fatto male a una mosca» ha testimoniato Adir Zik, un giornalista della radio dei coloni amico della vittima. «Proviamo collera per questo delitto» ha detto il premier Benyamin Netanyahu, che è stato costretto ad interrompere bruscamente la vacanza familiare sul lago di Tiberiade e a rientrare a Gerusalemme. «Esigiamo dall'Autorità palestinese che catturi l'assassino e ce lo consegni». Dodici anni fa, il rabbino Raanan aveva lucidamente scelto di insediarsi nel punto più esplosi¬ vo di Hebron: la collina archeologica di Tel Rumeida, sette case prefabbricate del tutto isolate adiacenti al vecchio cimitero ebraico e al sovrastante rione palestinese di Abu Sneina. Due dei suoi vicini di casa - Noam Federman e Baruch Marzel hanno guidato a lungo il gruppo nazionalista «Kach», messo poi al bando come organizzazione terroristica nel 1994 dopo la strage compiuta a Hebron da uno dei suoi militanti, Baruch Goldstein. L'assassino è entrato nella stanza da letto del rabbino passando per la finestra, lo ha pugnalato a morte, ha lanciato una bottiglia incendiaria contro la moglie ed è balzato fuori dalla casa in fiamme, è scivolato a terra abbracciato a un tubo e in pochi passi ha raggiunto la zona autonoma palestinese. In un documento durissimo, il movimento dei coloni (che conta in Parlamento del sostegno incondizionato di una ventina di deputati) ha intimato a Netanyahu di interrompere qualsiasi contatto con i palestinesi finalizzato a un ritiro dalla Cisgiordania. I coloni hanno inoltre richiesto l'edificazione a Tel Rumeida di case in muratura e di nuovi recinti. Nel frattempo l'esercito israeliano ha dichiarato Hebron «zona militare chiusa» e ha imposto il coprifuoco nella casbah: ciò nonostante gruppi di dimostranti hanno sfidato le pattuglie militari lanciando sassi e bottiglie incendiarie. Dopo gli attentati di Yitzhar (5 agosto, due seminaristi-coloni uccisi) e di Hebron è ormai evidente che ciascuno dei 160 mila coloni può rappresentare il prossimo obiettivo della guerriglia palestinese. Mentre da Gaza lo sceicco Ahmed Yassin già pro¬ mette per conto di Hamas nuovi attentati «per vendicare in Palestina i raid aerei statunitensi contro Sudan e Afghanistan», i servizi di sicurezza israeliani sono di fronte alla quadratura del cerchio: da un lato devono proteggere i coloni, dall'altro devono impedire loro di compiere ritorsioni armate anti-palestinesi. Intanto anche il Libano del Sud è in fiamme dopo che i guerriglieri filo-iraniani hezbollah sono riusciti giovedì ad uccidere altri due israeliani, un militare e un civile. Ieri, per la prima volta in settimane, Netanyahu ha conversato con Bill Clinton: hanno parlato dei Territori, dei negoziati con i palestinesi, dei raid aerei statunitensi in Sudan e in Afghanistan. «Un'operazione encomiabile» ha rilevato Netanyahu. Anche perché i gruppi terroristici islamici finanziati da Ossam Ben Laden possono prima o poi ricorrere alle armi chimiche, come ha avvertito l'ex capo del Mossad Shabtay Shavit. Aldo Baquis Il dolore di due coloni al funerale del rabbino Shlomo Raanan a Hebron. A destra, scontri tra la polizia israeliana e manifestanti palestinesi che volevano marciare su Gerusalemme