Sexgate, la vendetta di Monica

Sexgate, la vendetta di Monica Sexgate, la vendetta di Monica «Con il Presidente rapporti completi» LA DEPOSIZIONE JUL GRAN GIURI' NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Il procuratore Kenneth Starr ha avuto tutto quello che voleva dalia seconda testimonianza dell'altro ieri di Monica Lewinsky, e cioè una versione dei fatti che è in contrasto stridente con quella fornita da Bill Clinton. Dai dettagli che la ragazza ha fornito sui suoi incontri sessuali con il Presidente, infatti, Starr ritiene di poter sostenere - almeno così dicono quelli che dispongono di «fonti» all'interno del suo ufficio - che quegli incontri rientravano, eccome, nel concetto di «relazione sessuale» formulato dagli avvocati di Paula Jones, che quindi la pretesa di Clinton di considerare «legalmente corretta» la sua negazione durante quel procedimento non regge e che l'accusa di spergiuro a questo punto nei suoi confronti è tranquillamente sostenibile. Il problema, però, è che se Starr si limitasse a indicare quello, nel rapporto che consegnerà al Congresso quando la sua indagine sarà finita, le possibilità di vedere avviato un procedimento di impeachment restano scarse. Pochi si sentono di cacciare il Presidente, dando vita a una crisi «storica», per avere detto una bugia che sarà pure un reato ma è praticamente parte integrante di una relazione extramatrimoniale. Per aumentare le possibilità di impeachment Kenneth Starr ha bisogno di dimostrare anche il reato, molto più difficile da ignorare, di ostruzione della giustizia, e anche su questo a quanto pare ha ottenuto da Monica delle risposte che considera «interessanti». Il punto, qui, è dato dai regali che Clinton le ha fatto. Come è nata esattamente la decisione di restituirli? Lei e Clinton ne parlarono, ha ripetuto Monica, quando lei ricevette la chiamata a testimoniare al procedimento Paula Jones. Era possibile che gli avvocati dell'ex impiegata dell'Arkansas le chiedessero conto di quei regali e che le imponessero di consegnarli al tribunale perché venissero «mesi agli atti»; lei non sapeva che fa¬ re. Lui le fece notare che se quei regali non li avesse più avuti non avrebbe avuto modo di consegnarli e lei interpretò quelle parole come un suggerimento a restituirli. Fin qui non c'è una inequivocabile indicazione della voglia da parte di Clinton di ostacolare il corso della giustizia, ma Monica l'altro ieri ha detto qualcosa di più. Che all'indomani di quel colloquio con Clinton ricevette una telefonata della sua segretaria, Betty Currie, che le disse: «Cara, credo che tu abbia qualcosa per me». Lei capì e concordò la visita che Betty Currie doveva farle quello stesso pomeriggio per andare a prendere i regali e portarli via. Clinton ha detto di non ricordare di avere incaricato la Currie di recuperare i regali, e non si sa cosa la segretaria abbia detto a Starr nei vari interrogatori cui è stata sottoposta. Ma da come Monica ha raccontato le cose sembra difficilmente negabile che sia stato lui a concepire la restituzione di quei regali e quindi a ostruire la giustizia. Naturalmente nulla di tutto questo è «conclusivo» per formulare l'accusa da mettere nel rapporto che Starr invierà al Congresso. Quello che manca è una nuova deposizione di Clinton in cui gli possano essere rivolte queste domande specifiche e in cui lui non possa rifiutarsi di rispondere. Una deposizione, insomma, non «volontaria», come quella di lunedì scorso cui si è arrivati dopo un difficile negoziato fra Starr e gli avvocati del Presidente, ma una deposizione «vera». Ma Starr non ha ancora deciso se mandare a Clinton la citazione, perché sa che la risposta sarebbe la riapertura del conflitto costituzionale finora evitato, con la possibilità di trascinare il tutto per chissà quanto tempo ancora. E' questa in fondo l'ultima «trincea» del Presidente Clinton. Franco Pantarelli Starr ha nuovi elementper portare avanti l'accusa di spergiuro e intralcio alla giustizia La ragazza ha detto che fu proprio il Presidente a chiederle di restituirgli i regali Monica Lewinsky arriva in tribunale a Washington per l'ultima deposizione davanti al Gran Giurì A lato, Betty Currie la segretaria del Presidente Clinton

Luoghi citati: Arkansas, New York, Washington