Banche tedesche in allarme di Emanuele Novazio

Banche tedesche in allarme Banche tedesche in allarme I «Basta aiuti senza garanzie» DIELTSIN BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mentre il cancelliere Kohl annuncia per stamane «una esauriente conversazione telefonica con il presidente Eltsin», e ammonisce che non saranno concessi altri crediti a Mosca finché il Cremlino non realizzerà riforme capaci di risanare la situazione finanziara del Paese, le principali banche tedesche mettono a punto in una seduta d'emergenza a Francoforte una strategia comune, in vista del piano per la ristrutturazione del debito con l'estero che Mosca renderà noto lunedì. Già molto intenso, l'allarme degli ambienti politici e finanziari del Paese europeo più esposto con la Russia è aumentato, ieri, dopo le dichiarazioni del primo ministro Kirilenko, secondo il quale «la crisi è soltanto all'inizio». Insieme all'approvazione di una mozione nella quale la Duma chiede le dimissioni di Eltsin, questa valutazione pessimistica sull'evoluzione di una crisi al fondo della quale molti osservatori intravedono la totale bancarotta di Mosca, ha provocato infatti molto nervosi- smo sui mercati: mentre era in corso la riunione delle banche, l'indice Dax della Borsa di Francoforte chiudeva con una perdita di quasi il sei per cento. Secondo indiscrezioni i rappresentanti delle banche tedesche, esposte per 56 mila miliardi di lire, «vogliono mettere a punto una soluzione che aiuti la Russia, inviando personale hi grado di dare suggerimenti concreti, ma protegga contemporaneamente gli interessi dei creditori». Gli istituti temono soprattutto che la crisi russa si ripercuota su altri Paesi e si cumuli a quella che da tempo soffia sui principali mercati asiatici, come sottolinea un esperto dell'Istituto «Iwi» di Berlino: «Un rublo più debole è veleno per la moneta ucraina, ma anche sullo yuan cinese già sotto assedio potrebbe aumentare enormemente la pressione». Difficil¬ mente, tuttavia, le banche tedesche decideranno di aiutare la Russia ad uscire dalla crisi concedendo nuovi crediti, commenta un membro del consiglio di amministrazione della Commerzbank, Klaus-Peter Mueller: «E' troppo presto per una decisione del genere. A Mosca serve soprattutto uno staff competente che aiuti a mettere a punto le riforme» e metta a punto un credibile piano di rimborsi. Della necessità di fare ad ogni costo le riforme parla anche il ministro degli Esteri Klaus Kinkel, secondo il quale però non è questo il momento di «voltare le spalle a Mosca», nell'interesse della Russia e dell'Occidente. Ma a poco più di un mese dalle elezioni generali, la crisi russa rischia di diventare motivo di serio imbarazzo per Kohl e il suo governo, in passato tanto generosi con Eltsin. Per questo, forse, sull'esatto ammontare del debito contratto da Mosca con lo Stato tedesco le valutazioni sono differenti, a Bonn. Lo scorso maggio il ministero delle Finanze conteggiava in 133 miliardi di marchi «gli aiuti tedeschi al processo di riforme nell'ex Unione Sovietica»; oggi lo stes- so ministero scende a 45, mentre per il ministero dell'Economia Bonn è esposta per 77 miliardi di marchi. La spiegazione è che nei 133 miliardi con tanto orgoglio esibiti pochi mesi fa erano comprese, oltre ai crediti, anche spedizioni di generi alimentari e le perdite dovute alla chiusura dei conti valutari fra la ex Ddr e l'Urss. Mentre oggi è politicamente più prudente ricordare ai contribuenti tedeschi il solo indebitamento bilaterale. Anche su questo ammontare tuttavia i conti non tornano. Nel conteggio di Waigel non sono compresi, per esempio, i miliardi inviati a Eltsin nel 1996 per aiutarne la rielezione, e neppure quelli inviati lo scorso novembre, quando per la prima volta la Russia fu scossa dalla crisi in Asia. Emanuele Novazio Bonn pensa a task force per gestire le riforme Summit tra Bundesbank, banchieri e governo il sistema creditizio esposto per 56 mila miliardi II cancelliere Helmut Kohl e il presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer