Kirienko: il peggio deve ancora venire

Kirienko: il peggio deve ancora venire Il tracollo economico scatena il caos anche in politica, e riemerge il nome di Cernomyrdin Kirienko: il peggio deve ancora venire La Duma chiede le dimissioni di Elisiti e delpremier MOSCA NOSTRO SERVIZIO Dopo la bancarotta economica la Russia ora sta per affrontare anche quella politica. La Duma ieri, riunita in seduta straordinaria, ha chiesto a maggioranza di voti - 245 favorevoli, 32 contrari e nessun astenuto - le dimissioni di Boris Eltsin, considerato «la radice principale» di tutti i mali. I deputati hanno anche chiesto le dimissioni del governo Kirienko e del capo della Banca Centrale Serghej Dubinin. Secondo il leader del Pc Ghennadij Ziuganov, «oggi non abbiamo un esecutivo vero, questo governo non è capace di nulla». Dello stesso parere l'opposizione democratica: Grigorij Javlinskij ha dichiarato la sua «sfiducia assoluta» verso il presidente e il governo. «Hanno costruito un'economia inefficace che, prima o poi, sarebbe crollata». II premier Serghej Kirienko ha fronteggiato l'attacco con dignità, ammettendo senza mezzi termini che il governo «non gode di appoggio politico» e che nel Paese oggi non esiste una forza in grado di assumersi la responsabilità per l'economia in crisi. Il capo del governo - evidentemente provato dagli ultimi giorni tumultuosi - ha dichiarato di essere pronto, insieme ai suoi ministri, di pagare con la propria poltrona, ma poi ha minacciosamente avvertito: «La Russia non è che all'inizio di una gravissima crisi finanziaria». La reazione della Duma è stata comunque meno furibonda del previsto. Dietro alle dichiarazioni bellicose è in corso un intenso processo negoziale per riempire il vuoto politico che si è creato con la crisi. E il vero favorito del gioco dietro le quinte è l'ex premier Viktor Cernomyrdin, che da qualche giorno viene ricercato e corteggiato da quasi tutte le forze politiche. Il predecessore di Kirienko - oggi leader del movimento «Nostra casa la Russia» - ha incontrato Ziuganov e gli altri leader dell'opposizione e i principali banchieri del Paese, i cosiddetti «oligarchi». Si parla quasi apertamente di un accordo: i comunisti sarebbero pronti a sostenere la candidatura di Cernomyrdin in cambio di un governo di coalizione. La scena politica russa è in un tale stato di panico che l'uomo che con i suoi sei anni di governo ha preparato la crisi attuale, sembra ora un'ancora di salvezza, un personaggio che con la sua immagine di solidità e tranquillità (nonostante il grigiore) può salvare il Paese. E circola voce che la nomina di Cernomyrdin sia già stata concordata con l'entourage di Eltsin, che sta solo aspettando per poter scaricare su Kirienko il maggior numero di colpe possibile. L'imputato principale è rimasto però lontano da tutte queste battaglie. Dopo aver assicurato ai russi, venerdì scorso, che il rublo era forte come mai prima, Boris Eltsin è scomparso dalla circolazione. Per una settimana, mentre il Paese era nel panico, il presidente non ha detto ai russi nemmeno una parola per rassicurarli. Ieri è ritornato in pubblico per la prima volta dallo scoppio della crisi, visitando la portaerei atomica «Pietro il Grande» nella lontana Murmansk per comandare il lancio di un missile balistico. Forse i suoi imagemakers avevano deciso così di mostrare simbolicamente che il padrone del Cremlino era ancora forte. Ma zar Boris è sembrato pallido e assente. Perfino la Duma che chiede le sue dimissioni non l'ha emozionato molto: «E' una procedura di routine», ha detto con voce spenta, «ma non devono dimenticarsi che esiste an¬ che il presidente». La crisi russa avviene in un vuoto di potere spaventoso. Fonti vicine al Cremlino affermano che ormai Eltsin spesso non capisce bene la realtà che lo circonda. Testimoni oculari raccontano che, durante la sua apparizione precedente, a Novgorod, una settimana fa, si è sentito male, vacillando e ansimando come se gli mancasse l'aria. E un quotidiano moscovita ha rivelato che nei giorni scorsi la figlia del presidente, Tatiana, si sia comprata un castello nelle Alpi bavaresi. Non si sa mai. [a. z.] Il Presidente snobba le protese assiste alle manovre navali sulla portaerei «Pietro primo» «E' soltanto routine» II comunista Ziuganov e il capo dei democratici Javlinskij d'accordo: l'esecutivo non esiste, siamo alla paralisi ? I K il M il 1 M Una scena di vita quotidiana a Mosca dove i poveri costretti a mendicare aumentano ogni giorno e a destra il giovane premier Kierienko la cui carriera politica appare già stroncata dal crollo della economia russa

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